Euro tramortito da Borghi, scivola a minimo in sei settimane. DB: occhio ad asset migliori e peggiori di settembre
Claudio Borghi tramortisce l’euro, facendolo capitolare fino al minimo in sei settimane. La frase che scatena i forti sell off sulla moneta unica è quella con cui l’economista della Lega e presidente della Commissione di bilancio della Camera afferma di essere convinto che “l’Italia, con una propria moneta, risolverebbe la stragrande maggioranza dei propri problemi”. Dell’intervista che Borghi rilascia a Radio Anch’Io le agenzie di stampa e i giornali riportano tuttavia soprattutto questa dichiarazione. Sarà poi lo stesso deputato leghista a precisare, dal suo profilo Twitter, che i giornalisti non hanno riportato altre frasi cruciali da lui proferite, come quella con cui ha ricordato che, nel contratto di governo M5S-Lega, l’uscita dall’euro non è contemplata.
Il danno però è stato fatto, con la moneta unica che precipita fino a $1,1507, al minimo dal 21 agosto scorso; sell off sull’euro anche contro lo yen, con il rapporto che cede -0,5% a JPY 131,22, e nei confronti del franco svizzero: anche qui la perdita è dello 0,5%, a 1,1340 franchi per euro.
Così, intervistato dalla Cnbc Valentin Marinov, responsabile strategist del mercato del forex del G10, commenta la situazione di alta tensione che si è venuta a creare, in primis, tra l’Italia e l’Unione europea, sulla scia della decisione del governo M5S-Lega di fissare per l’anno prossimo un target sul rapporto deficit-Pil al 2,4%, ben oltre i livelli auspicati da Bruxelles.
“Siamo di fronte a una guerra di parole, che vede l’euro da una parte e l’Italia dall’altra”, dice Marinov. In realtà lo strategist non ritiene che la situazione in cui versa l’Italia peserà in modo netto sull’euro, nel medio termine visto che, a suo avviso, “non c’è una vera prova di contagio” che possa preoccupare la Bce e portarla a posticipare la fine graduale del suo bazooka monetario di Quantitative easing.
Tuttavia il punto, come fanno notare tuttavia gli analisti di Commerzbank è che, anche se l’Ue non ha bocciato la manovra italiana, le condizioni in cui versa l’Italia sono tali da rappresentare un ostacolo per l’euro, soprattutto per il rischio, come ha scritto tra l’altro Goldman Sachs in una nota, che si presenti una carrellata di downgrade sul rating italiano.
Tra l’altro, seppur di contagio secondo molti analisti non si possa ancora parlare, indicativo è il report sugli asset finanziari vincenti e perdenti di settembre, stilato dagli analisti di Deutsche bank.
Dall’analisi emerge che è stata sufficiente una sessione per azzerare non solo i guadagni messi a segno dagli asset italiani, ma anche quelli di altri paesi.
Guardando al trend degli asset finanziari dall’inizio di settembre fino allo scorso venerdì, tra i vincenti si sono messi in evidenza proprio i mercati italiani, in particolare i BTP e il Ftse Mib, assicurando rendimenti rispettivamente del 3,4% e del 6,5%.
Tuttavia, il sell off che si è abbattuto sugli asset finanziari italiani a seguito dell’annuncio sul Def – e sulla decisione del governo M5S-Lega di stabilire un target sul deficit-Pil, per il 2019, pari al 2,4% – ha portato i BTP e il Ftse Mib ad azzerare gran parte dei guadagni mensili, incamerando alla fine rialzi rispettivamente dell’1,7% e del 2,5%. E a ruota, hanno azzerato i loro rialzi anche altri indici di Borsa.
I forti smobilizzi di venerdì scorso hanno limato anche quelli che erano stati guadagni di tutto rispetto riportati da alcune borse europee e/o da alcuni sottoindici. E così il sottoindice dei titoli bancari europei ha chiuso settembre con un rialzo dell’1,5%, lo Stoxx 600 ha fatto +0,3%, Madrid -0,1%, Francoforte -0,90%, Lisbona -1,5%, Atene -5,2%.