Euro record dal 2015, outlook in attesa Bce. Tapering: SOS BTP, vendite record da banche
Il numero uno della Bce Mario Draghi non fa nessun riferimento alla direzione della politica monetaria dell’Eurozona, nel suo discorso a Jackson Hole, né si mostra preoccupato del recente apprezzamento dell’euro.
Risultato: la moneta unica si rafforza ulteriormente, finbo a testare il record in due anni e mezzo a $1,1963, per poi ritracciare e oscillare attorno alla soglia di $1,19. Il balzo dell’euro ha un effetto ribassista sulle borse europee, in una sessione caratterizzata comunque dalla chiusura della borsa di Londra.
Corsa all’oro, a causa dell’avversione al rischio scatenata anche dagli effetti devastanti dell’uragano Harvey, ma anche per l’effetto del mini-dollaro.
Il calo dell’azionario europeo – l’indice di riferimento Stoxx Europe 600 scende fino a testare il valore più basso in sei mesi, in termini di valori di chiusura – si spiega con i timori sul Super euro. Un euro troppo forte minerebbe infatti le esportazioni delle aziende dell’area, rendendole più costose.
Tornano così i timori sul rischio che la ripresa economica del blocco venga deragliata da un possibile calo dell’export: uno scenario che diventerebbe più probabile nel caso in cui le scommesse sul tapering del Quantitative easing si rafforzassero, dando ulteriori spinte alla valuta.
Focus anche sul trend del Bloomberg Dollar Spot Index, piatto ai minimi record in oltre due anni.
Così fa il punto della situazione Yann Quelenn, analista di Swissquote:
“Dopo aver messo a segno il più cospicuo rialzo giornaliero degli ultimi due mesi nonché essere ritornato ai massimi degli ultimi due anni e mezzo a seguito dei commenti di Draghi a Jackson Hole, abbiamo fondate ragioni per ritenere che la moneta unica continuerà a segnare nuovi record di qui ai prossimi giorni, ovvero fino al 7 settembre, data in cui si riunirà nuovamente la Banca Centrale Europea”.
La nota continua:
“Con l’euro schizzato all’insù dopo che il Presidente di Eurotower ha detto di essere fiducioso circa le possibilità di una ripresa economica globale che considera in via di miglioramento (nonostante ci sia ancora molta strada da fare in Europa e Giappone rispetto agli Stati Uniti), a niente sono valsi gli altri tentativi di Draghi di ridimensionare la portata delle sue parole e della moneta unica. I mercati hanno fermato gli acquisti sull’euro solo dopo che è stata menzionata la necessità tuttora presente di una politica monetaria accomodante. Secondo noi gli investitori stanno riponendo attese eccessive nella riunione in programma la prossima settimana tant’è che crediamo che il rischio di una delusione sia alto”.
L’analista di Swissquote fa notare che, “infatti, il target di inflazione, è ben lontano dall’essere raggiunto (e occorrerebbe certo più tempo di quello che si ha a disposizione per poter essere conseguito)”. D’altro canto c’è “il tema della scarsità dei bond eligibili per l’acquisto presenti sul mercato”, che sta rendendo ancora più difficile per la Bce riuscire a mantenere la propria politica monetaria accomodante per lungo tempo. Ad un certo punto, potrebbe persino essere messa in gioco addirittura la fiducia del mercato nelle capacità di intervento della banca centrale”.
E, a proposito della scarsità di bond che presentino i requisiti per essere acquistati dalla Bce, Makoto Noji, strategist senior presso SMBC Nikko Securities, afferma:
“Il principale scenario (nella riunione del Consiglio direttivo del prossimo 7 settembre), rimane quello in cui la Bce pianifica deliberatamente il tapering degli acquisti dei bond (dell’Eurozona), visto che il debito tedesco elegibile per gli acquisti sta iniziando a scarseggiare, e anche gli acquisti di bond italiani sono vicini ai limiti stabiliti dalla regola del capital key della banca centrale”.
E qui scatta l’alert BTP. Un articolo pubblicato su Handelsblatt mette in evidenza, infatti, quanto il tapering sia pericoloso per il futuro dell’Italia. D’altronde, se il Quantitative easing viene spesso definito scudo BTP, è per l’effetto positivo che il programma ha avuto finora sui titoli di stato italiani, sostenendone il valore con gli acquisti, e tenendo sotto controllo i tassi.
“Quando finalmente Draghi indicherà uno stop al cosiddetto Quantitative easing, l’applauso più forte arriverà dalla Germania, dove i funzionari più importanti da tempo continuano a torcersi le mani sull’impatto potenziale (del QE) sull’inflazione dell’Eurozona e sulla stabilità dell’euro”. Handelsblatt ricorda come il numero uno della Bundesbnak, Jens Weidmann, sia arrivato a definire il piano di acquisto dei bond un programma vicino alle forme illegali di finanziamento del debito governativo.
Dall’altro lato, “uno dei principali perdenti sarà il paese di Draghi, visto che gli acquisti di bond della Bce sono un’ancora di salvataggio per le finanze pubbliche dell’Italia”.
Si fa riferimento alle dichiarazioni di Christian Schulz, ecobomista di Citigroup, che avverte che “la sostenibilità del debito a lungo termine dell’Italia è più dubbia rispetto a quella degli altri paesi”. Così come Jphannes Mayr, economista presso BayernLB, ricorda che il ratio debito-Pil dell’Italia è “particolarmente elevato”.
Handelsblatta continua:
“Per gli italiani, il momento dell’eventuale cambiamento di politica monetaria non è dei migliori, visto che le elezioni politiche si terranno la prossima primavera. Ciò significa che i partiti euroscettici beneficeranno delle chiacchiere sul rischio di una rinnovata crisi finanziaria dell’Italia, anche se la crisi vera sembra ormai finita”. E “ciò che preoccupa gli investitori è l’interrogativo su chi continuerà ad acquistare i BTP italiani quando la Bce dirà stop (al QE).
Tra l’altro “le banche si stanno liberando sempre di più dei bond governativi italiani, tanto che a giugno hanno smobilizzato BTP per un valore di 20 miliardi di euro, un record su base mensile”.
Interpellato da Handesblatt, Francesco Forte, ex ministro dell’economia, afferma:
“La fuga dal debito sovrano italiano è già iniziata, e ciò potrebbe scatenare un effetto domino per il resto del debito pubblico”.
Oggi lo spread Italia-Germania è stabile a quota 172, con i tassi sui BTP decennali che segnano un lieve rialzo al 2,11% e quelli sui Bund che salgono di oltre +2% allo 0,39%.