Euro perde la bussola dopo dichiarazioni Bce e rumor Draghi. Battaglia tra ribassisti e rialzisti
Euro-dollaro alla completa mercè della Fed e della Bce. Dopo aver superato nelle ultime ore $1,1440 – complici le dichiarazioni dovish di Janet Yellen, rilasciate al Congresso Usa, che hanno depresso le quotazioni del dollaro – il cambio scivola al minimo in una settimana fino a $1,1390, per riprendere poi quota e tornare sopra la soglia di $1,14.
Cosa succede alla moneta unica?
La risposta è nelle ultime notizie-rumor che riguardano la Bce e, in particolare, il piano di Quantitative easing che ha garantito la ripresa dell’Eurozona, allontanando anche gli attacchi speculativi contro i bond dell’area. Non per niente in Italia, quando se ne parla, si fa riferimento al QE come allo scudo BTP.
Difficile, tuttavia, che si riesca a capire qualcosa sulla durata del Quantitative easing in un contesto in cui, con cadenza quasi quotidiana, a fronte di un Mario Draghi che assicura che la politica della Bce rimarrà accomodante, emergono indiscrezioni su una fine più o meno imminente del programma, attraverso il lancio del tapering.
A scatenare forti movimenti sull’euro-dollaro nella sessione odierna sono stati due fattori.
In primis, le parole proferite da Ilmārs Rimšēvičs, membro del Consiglio direttivo della Bce, che ha affermato che il piano QE potrebbe continuare per altri due anni, a causa del trend deludente delle pressioni inflazionistiche.
La dichiarazione ha alimentato le scommesse ribassiste sulla moneta unica, che ha bucato anche la soglia di $1,14.
Ma il trend è durato poco.
A generare nuovi dubbi è stato infatti l’arrivo quasi contestuale di alcuni rumor che hanno avallato tutto il contrario di quanto detto da Ilmārs Rimšēvičs.
Il Wall Street Journal ha riportato infatti indiscrezioni, secondo cui la Bce svelerà il piano di inizio tapering del QE nella riunione del 7 settembre. L’articolo cita alcuni funzionari della Bce e aggiunge che la spina del Quantitative easing inizierà a essere staccata nel 2018.
Non solo. Ancora prima succederà qualcosa: secondo il WSJ, infatti, il numero uno della Bce Mario Draghi, dopo tre anni anni di assenza, parteciperà alla conferenza dei banchieri di Jackson Hole, ad agosto.
E, in quell’occasione, proferirà un discorso che dovrebbe “dare ulteriori segnali sulla crescente fiducia che la Bce ripone nell’economia dell’Eurozona e la minore dipendenza dagli stimoli monetari”.
L’ipotesi appare concreta, se si ricorda che fu proprio nel suo ultimo intervento a questo simposio, nell’agosto del 2014, che il banchiere centrale segnalò l’inizio del QE della Bce.
Il WSJ fa notare tra l’altro che, “in base a una fonte informata sui fatti, indicare la fine del programma Quantitative easing nel corso dello stesso evento avrebbe una certa simmetria”.
E così i trader ci ripensano e, alle 15.15 circa ora italiana, il rapporto euro-dollaro recupera e si riposiziona sopra $1,14, a $1,1413. Per poi sbandare nei minuti successivi, oscillando nervosamente attorno alla soglia psicologica.