Eni senza verve a Piazza Affari, nonostante forte crescita degli utili trimestrali
Eni senza mordente a Piazza Affari dopo i positivi riscontri arrivati stamattina dai numeri del secondo trimestre 2018, sostenuti dalle quotazioni del Brent e dalla performance della divisione Exploration & Production. Nel dettaglio, per il Cane a sei zampe il secondo trimestre è stato caratterizzato da un utile netto adjusted, ossia al netto delle poste non ricorrenti, in rialzo del 66% a 767 milioni di euro contro i 463 milioni dell’analogo periodo nel 2017. Il dato è tuttavia inferiore alle stime degli analisti pubblicate sul sito del gruppo di San Donato Milanese che indicavano un miliardo di euro. Nel periodo aprile-giugno l’utile operativo rettificato si è attestato a 2,56 miliardi, più che raddoppiato rispetto al secondo trimestre 2017 e trainato, in particolare, dalla solida performance della E&P. Buone notizie anche dal fronte dell’indebitamento finanziario netto che prosegue nella sua discesa portandosi al di sotto di 10 miliardi: al 30 giugno 2018 è pari a 9,9 miliardi, “il livello più basso registrato negli ultimi 11 anni”, come ha indicato Claudio Descalzi, a.d. di Eni.
Quanto alla produzione di idrocarburi si è attestata a 1,86 milioni di barili/giorno nel secondo trimestre, in crescita del 5,2% e +4,6% nel primo semestre. Prevista una crescita del 4% per l’anno in corso a circa 1,9 milioni di barili/giorno. “Tale incremento – spiega la società – sarà sostenuto dal ramp-up degli avvii 2017 in particolare in Egitto, Indonesia e Ghana, dal maggior
contributo dei giacimenti Kashagan, Goliat e Val d’Agri, dagli start-up di nuovi progetti in particolare in Angola, Libia e Ghana, e dal contributo dell’iniziativa negli Emirati Arabi, in parte compensati prevalentemente dai declini delle produzioni mature”.
“Nel secondo trimestre, come già nel primo, Eni ha proseguito nel trend di forte miglioramento della redditività che aumenta del 152% a fronte di una crescita del Brent in euro del 38%, trainata dalla performance del business E&P che ha più che triplicato il suo contributo”, ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, commentando i risultati del secondo trimestre 2018. “La generazione di cassa consolidata è anch’essa nettamente cresciuta, spinta dal prezzo Brent e dalla maggiore produzione con un contributo per barile che sale a 20 dollari, consentendoci di confermare la riduzione a 55 dollari al barile della nostra cash neutrality per il 2018”, ha proseguito il manager. Verrà infine confermata al consiglio del 13 settembre la proposta di un acconto dividendo di 0,42 per azione.
A Piazza Affari Eni si muove in lieve calo: il titolo del gruppo di San Donato Milanese cede lo 0,26% a 16,268 euro.