Notizie Notizie Italia Eni rafforza presenza negli Emirati. Titolo giù in Borsa, paga debolezza petrolio dopo monito Trump a Opec

Eni rafforza presenza negli Emirati. Titolo giù in Borsa, paga debolezza petrolio dopo monito Trump a Opec

13 Novembre 2018 11:01

Dopo l’operazione con Mubadala Petroleum, è di oggi la notizia che Eni rafforza la sua presenza negli Emirati Arabi Uniti. L’amministratore delegato del gruppo energetico italiano, Claudio Descalzi, ha firmato con il ministro di Stato degli Emirati Arabi Uniti e l’amministratore delegato della società di stato Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), Sultan Ahmed Al Jaber, un accordo per l’assegnazione a Eni di una quota del 25% nella concessione denominata Ghasha, un mega progetto a gas situato nell’offshore dell’Emirato di Abu Dhabi. La concessione, che ha una durata di 40 anni, informa una nota, consiste nei giacimenti Hail, Ghasha, Dalma e in altri campi offshore situati nella regione di Al Dhafra. Eni contribuirà pro quota ai costi di sviluppo.

Hail, Ghasha e Dalma attingeranno alle risorse del bacino arabo, che si stima contenga diversi trilioni di piedi cubi standard di gas recuperabile. Il progetto produrrà più di 1,5 miliardi di piedi cubi di gas al giorno con avvio previsto verso la metà del prossimo decennio. Il gas prodotto dai giacimenti di Hail, Ghasha e Dalma potrebbe soddisfare oltre il 20% della domanda di gas degli Emirati Arabi Uniti. Una volta completato, il progetto produrrà anche oltre 120mila barili al giorno di olio e condensati di alto valore.

“Stiamo perseguendo una strategia di crescita in Medio Oriente e la firma di oggi, assieme agli accordi firmati con Adnoc lo scorso marzo, è un’ulteriore conferma della nostra volontà di radicare la nostra presenza ad Abu Dhabi – afferma Descalzi -. Questa operazione è inoltre un’ulteriore prova della forte alleanza con un partner così importante come Adnoc e la dimostrazione della loro fiducia nel nostro modello upstream, riconosciuto a livello mondiale, basato sull’integrazione dell’esplorazione e dello sviluppo. Questo modello ci ha permesso di raggiungere risultati straordinari negli ultimi anni, sia nell’esplorazione sia nello sviluppo delle nostre scoperte con un time-to-market da record”.

Intanto ieri Eni ha annunciato la cessione a Mubadala Petroleum della quota pari al 10% nella concessione di Shorouk, nell’offshore egiziano, dove si trova il super giacimento di Zohr. La transazione rafforza così la partnership tra i due gruppi iniziata nel 2018. Lo scorso marzo Eni aveva ceduto sempre a Mubadala Petroleum una quota del 10% nello stesso blocco.

“Una notizia positiva, ma senza un impatto reale sul titolo nel breve termine”, commentano gli analisti di Fidentiis che confermano la raccomandazione di acquisto (rating buy) su Eni, con valuation range di 18/19 euro. “Il nuovo accordo di concessione negli Emirati Arabi Uniti dovrebbe avere un impatto positivo di circa il 4% sulla produzione di Eni, ma solo nel lungo periodo termine”, sottolineano gli esperti di Fidentiis, aggiungendo che “nonostante la recente debolezza dei prezzi del petrolio, Eni continua a essere un investimento molto interessante”. Il consensus Bloomberg indica per Eni un target medio di 18,82 euro con 24 giudizi buy, 7 neutral e solo 3 sell.

Intanto a Piazza Affari il titolo Eni perde terreno, scambiando a 15,29 euro ad azione (-1,28%). A pesare sull’azione, come sull’intero comparto petrolifero, la debolezza delle quotazioni del petrolio dopo il nuovo monito del presidente americano, Donald Trump, a Opec e Arabia Saudita a non tagliare la produzione di greggio. “Speriamo che l’Arabia Saudita e l’Opec non taglino la produzione di petrolio. I prezzi dovrebbero essere molto più bassi rispetto alle scorte”, scrive Trump su Twitter. E all’indomani del tweet, il Wti (riferimento americano) si muove in area 59 dollari al barile, mentre il Brent (riferimento europeo) cede circa l’1,2% a 69,25 dollari.

 

 

IL PUNTO TECNICO (a cura di Michele Fanigliulo)

eni

Eni oggi apre in calo in scia alla debolezza dei mercati e del petrolio. Il Brent infatti nella seduta odierna cede oltre l’1 per cento. Per il titolo della big del petrolio, l’incapacità di infrangere la resistenza a 15,69 euro l’8 novembre, ha evidenziato debolezza per il titolo e a questo punto non è da escludere un graduale ritorno verso i 15 euro. Anche RSI evidenzia debolezza. L’ipervenduto sul minimo del 25 ottobre evidenziava prevalenza delle pressioni ribassiste e il rialzo successivo non è stato accompagnato da volumi in crescita. Preambolo di possibili ritorni verso il basso. Per Eni, 15 euro rappresenta un primo livello importante, il cui break aprirebbe verso 14,57 euro. Qui transitano due livelli di Fibonacci, dunque un supporto chiave per Eni. La rottura di questo livello cambierebbe il quadro grafico del titolo in peggio.
Un ingresso long potrebbe essere giustificato da un rimbalzo su 14,6 euro, con volumi e volatilità, e target a 15 e 15,3 euro, oppure sopra 15,7 euro, con target a 16 e 16,7 euro.