Eni, nuova emissione obbligazionaria a 10 anni. Fermento nel segmento dei corporate bond
Stamani Eni ha annunciato una nuova emissione obbligazionaria a tasso fisso, mentre Generali sta collocando un nuovo green bond e Bper ha dato mandato alle banche di sondare l’interesse degli investitori per un’obbligazione Additional Tier 1. Operazioni che alimentano l’attenzione per il segmento dei corporate bond investment grade, un’asset class che sta riscuotendo successo tra gli investitori grazie agli elevati rendimenti e al rischio relativamente contenuto. L’outlook degli analisti sul comparto è positivo, sia in Europa sia negli Usa, ma questi strumenti possono rappresentare un’opportunità anche per le società di medie dimensioni italiane, come evidenziato da Cerved.
- Il nuovo bond di Eni: tasso fisso e scadenza 10 anni
- Le prossime emissioni di Generali Assicurazioni e Bper
- I motivi per investire nei corporate bond europei
- Opportunità anche negli Usa
- Buone performance per le emissioni di corporate bond IG europei nel 2023
- Cerved: €16,6 mld di emissioni potenziali da Mid-Cap italiane
Il nuovo bond di Eni: tasso fisso e scadenza 10 anni
Eni ha annunciato una nuova emissione obbligazionaria a tasso fisso con durata di 10 anni, a valere sul programma Euro Medium Term Note (EMTN) della società in essere, grazie al quale il Gruppo può reperire sul mercato dei capitali fino a €20 miliardi. Al 31 dicembre 2022 il programma risultava utilizzato per €15,8 miliardi.
Il prestito, volto a finanziare i futuri fabbisogni di Eni e a mantenere una struttura finanziaria equilibrata, è destinato a investitori istituzionali e sarà quotato alla Borsa di Lussemburgo.
Eni evidenzia i seguenti rating da parte delle principali agenzie (investment grade): “Baa1” per Moody’s, “A-” per Standard & Poors’ e “A-” per Fitch. Per l’emissione, la società si avvale di un sindacato di banche, tra cui Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mediobanca, Crédit Agricole, Deutsche Bank e Societe Generale, in qualità joint bookrunner.
Le prossime emissioni di Generali Assicurazioni e Bper
Nel frattempo, Generali Assicurazioni ha dato il via al collocamento di un green bond a 5 e a 10 anni, per un importo complessivo di 1,25 miliardi di euro, che segue le precedenti sei obbligazioni di questo tipo già sul mercato.
Bper, invece, ha in cantiere una potenziale emissione obbligazionaria Additional Tier 1 in euro. La banca ha reso noto stamani di aver dato mandato a Barclays in qualità di Sole Structuring Advisor, Global Coordinator e Joint Bookrunner e a Deutsche Bank, IMI-Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Morgan Stanley e UBS, in qualità di Joint Bookrunners, per esplorare il potenziale interesse di investitori istituzionali rispetto ad un’operazione di questo tipo.
I motivi per investire nei corporate bond europei
Il collocamento di Eni porta immediatamente l’attenzione sulle emissioni di corporate bond, un mercato che può offrire interessanti opportunità nel 2024. In particolare, la società di investimenti T. Rowe Price individua le seguenti ragioni per investire nel mercato europeo delle obbligazioni societarie investment grade, seppur attraverso un’attenta selezione dei titoli dei settori, con una preferenza per il settore finanziario e cautela sull’immobiliare.
Rendimenti interessanti
Innanzitutto, il mercato europeo delle obbligazioni societarie investment grade offre ritorni elevati, sia in termini assoluti che relativi. il rendimento medio è infatti pari al 4,4%, sui massimi dal gennaio 2012, un livello che consente di guadagnare potenzialmente circa lo 0,5% rispetto ai titoli di Stato italiani a 5-7 anni.
Fattori tecnici e fondamentali favorevoli
Secondo il credit analyst Howard Woodward, il ritorno di flussi registrato dall’asset class dovrebbe proseguire, grazie soprattutto ai rendimenti elevati. Questo, malgrado la previsione di volumi di emissione contenuti, alla luce dell’attività ridotta di M&A e della liquidità solida delle imprese.
Inoltre, malgrado il lieve deterioramento del quadro economico legato all’inasprimento della politica monetaria e all’indebolimento della crescita, la maggior parte delle aziende investment grade poggia su solidi fondamentali, con livelli di leva finanziaria bassi e indici di copertura degli interessi sopra le medie storiche.
Fine probabile dei rialzi dei tassi della Bce
La probabile fine del ciclo di inasprimento della Bce dovrebbe confortare i mercati. Nel 2024 l’istituto comincerà con ogni probabilità a tagliare i tassi di interesse, dopo i 10 rialzi consecutivi che hanno alzato il costo del denaro di 450 punti base tra il 2022 e il 2023.
Resta l’incertezza legata all’entità e alle tempistiche dei tagli, a cui si somma il programma di quantitative tightening che potrebbe generare volatilità, ma la riduzione dei tassi dovrebbe portare potenziali guadagni per i corporate bond europei investment grade.
Opportunità anche negli Usa
Estendendo lo sguardo anche agli Usa, le prospettive rimangono positive per i corporate bond investment grade. Secondo Natalie N. Trevithick, responsabile delle strategie US Investment Grade Corporate di Payden & Rygel, lo scenario si presenta favorevole, con possibili aumenti significativi delle cedole e rendimenti medi del 5-6%. Valori che rendono l’asset class molto appetibile, oltre che relativamente sicura.
Negli ultimi due mesi la domanda di titoli societari del segmento investment grade ha registrato un’accelerazione, legata all’aspettativa che i tassi di interesse della Federal Reserve abbiano ormai raggiunto il picco.
Buone performance per le emissioni di corporate bond IG europei nel 2023
Il 2023 è stato un anno positivo per gli investimenti in obbligazioni societarie con rating “investment grade” in Europa. Secondo un’indagine di Dealogic per Il Sole 24 Ore, nei primi 9 mesi del 2023 le emissioni di corporate bond di questo segmento hanno registrato una crescita del 20% su base annua, raggiungendo i 774 miliardi di euro. Si è trattato perlopiù di attività di rifinanziamento, con poche nuove emissioni alla luce del numero limitato di fusioni e acquisizioni.
In Italia, sono state soprattutto le banche a trainare il comparto, contribuendo all’incremento superiore all’80% con 47 miliardi emessi nei 9 mesi. Al netto delle banche, i volumi mostrano invece una discesa (-9% su base annua), legata alla scarsa necessità di finanziarsi sul mercato primario e all’attesa di condizioni di mercato più favorevoli. Le principali operazioni, tolti gli istituti di credito, sono state messe a segno proprio da Eni ed Enel.
Cerved: €16,6 mld di emissioni potenziali da Mid-Cap italiane
Il ricorso al mercato dei capitali per finanziare il debito è sempre più cruciale per le imprese, alla luce dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento tramite il canale bancario. Questo vale non solo per le grandi aziende come Eni ma anche per quelle di medie dimensioni.
Cerved Rating Agency ha effettuato una stima del potenziale di emissione delle imprese non-finanziarie italiane con fatturato tra 30 e 500 milioni di euro. Delle oltre 17.000 aziende esaminate, sono state rilevate 770 società investment grade che potrebbero emettere debito per più di 16,6 miliardi di euro al fine di sostenere gli investimenti e la crescita, senza compromettere il proprio equilibrio economico-patrimoniale.