Eni, alle porte presentazione nuovo piano. Terminato buyback, focus su mosse Mef
Tutto pronto in casa Eni per la presentazione del nuovo piano strategico 2024/2027. Se oggi, infatti, il consiglio di amministrazione si riunirà per approvare la relazione annuale 2023, domani l’attenzione del mercato sarà rivolta al Capital Market Day (CMD) 2024 nel corso del quale il management entrerà nel dettaglio di quelli che sono i punti chiave del nuovo business plan.
Nel corso della presentazione dei conti 2023, Eni aveva anticipato che le prospettive del business e i principali target industriali e finanziari a breve/medio e lungo termine saranno illustrati proprio domani nel corso della presentazione delle linee strategiche. Una viglia d’attesa in cui gli analisti si soffermano e passano in rassegna le indicazioni arrivate da Var Energi (controllata da Eni) che ha presentato questa mattina il suo nuovo business plan.
Intanto oggi, in attesa del CMD di Eni, la società ha annunciato di avere completato il piano di buyback che potrebbe rappresentare un campanello per il Tesoro che potrebbe far partire il collocamento di una quota di Eni (anticipato a gennaio da alcuni rumors).
Var Energi e il suo Capital Market Day: i punti chiave
Sotto la lente del mercato c’è oggi la norvegese Var Energi ha presentato oggi le linee guida del suo nuovo piano industriale. Nella nota diffusa oggi si legge che la società dimostra di essere sulla buona strada per raddoppiare la produzione entro la fine del 2025 e presenta un piano per sostenere una produzione ad alto valore di 350-400 mila barili equivalente al giorno (kboepd) al 2030″.
A livello di target finanziari, il gruppo guidato da Nick Walker stima un free cash flow nella forchetta compresa tra 4,5-8 miliardi di dollari nel periodo 2024-2028, in uno scenario in cui il Brent si muova nel range 70-90 dollari al barile. Un altro elemento da considerare sono gli obiettivi relativi alle sinergie derivanti dall’acquisizione di Neptune Energy Norge. In particolare, le potenziali sinergie sono state aumentate a circa 500 milioni di dollari al netto delle imposte, ossia 200 milioni di dollari in più rispetto a quanto inizialmente previsto.
In evidenza anche la cosiddetta dividend policy pari al 20-30% del flusso di cassa operativo (CFFO) al netto delle imposte nel corso del ciclo, con una guidance per il 2024 di circa il 30% del CFFO.
“Riteniamo che i target di CMD contengano indicazioni marginalmente positive per Eni grazie alla revisione al rialzo delle sinergie con Neptune e al buon livello di remunerazione dei dividendi supportato dai volumi di produzione”, affermano gli analisti di Equita.
Buyback chiuso: potrebbe scattare la mossa del governo su quota?
Alla vigilia della presentazione del nuovo piano Eni ha annunciato di avere completato (in anticipo) il programma di buyback. In una nota il Cane a Sei zampe scrive:
“Con gli acquisti sopra indicati si è conclusa la seconda tranche del programma di acquisto di azioni proprie della società per il 2023, avviata il 4 settembre 2023, e, conseguentemente, il programma di acquisto di azioni proprie 2023 da complessivi 2,2 miliardi di euro come comunicato al mercato al Capital Markets Update del 23 febbraio 2023”.
Nel dettaglio, stando alle ultime comunicazioni effettuate oggi, Eni ha acquistato nel periodo compreso tra il 4 e il 5 marzo 2024 n. 706.279 azioni proprie (pari allo 0,02% del capitale sociale), al prezzo medio ponderato di 14,3754 euro per azione, per un controvalore complessivo di 10.153.013,75 euro.
Un annuncio che porta in primissimo piano le indiscrezioni di Bloomberg che erano circolate a gennaio su una potenziale mossa del Tesoro su Eni, con la possibilità di cedere una quota fino al 4% del gruppo guidata da Descalzi. E proprio in quei giorni si indicava tra le ipotesi che l’eventuale cessione sarebbe avvenuta soltanto a seguito del completamento del piano di riacquisto di azioni proprie da parte di Eni.
Lo scorso 19 gennaio, gli analisti di Equita scrivevano:
“La completa realizzazione del piano di buyback di Eni da circa 2,2 miliardi farebbe salire la partecipazione dello Stato a circa il 34%. La cessione di circa 2 miliardi di euro permetterebbe al governo di mantenere una quota in Eni del 30%”.
Di fatto, il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha il controllo in Eni grazie alla partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa Depositi e Prestiti (CDP), e pari al 32,4%. Attualemente, il Tesoto ha in mano il 4,7% di Eni, e CDP il 27,7%.
Il punto tecnico su Eni
(analisi a cura di Simone Borghi)
Dal punto di vista grafico, Eni presenta un’impostazione al rialzo nel medio periodo, mentre la tendenza nel breve termine è ribassista. Il rimbalzo avviato a fine maggio dello scorso anno ha portato il titolo a toccare un massimo di periodo a 15,83 euro il 27 ottobre. Da qui è iniziato un lento declino culminato il 19 febbraio di quest’anno sul supporto a 14 euro. Un movimento che ha provocato la rottura al ribasso della ex trendline ascendente di medio periodo (minimi di marzo e maggio 2023) e delle principali medie mobili a 50 e 200 giorni. Il successivo rimbalzo avviato dal 20 febbraio ha riportato Eni sopra queste linee di tendenza e proprio oggi è stato superato il livello statico a 14,8 euro. In tale scenario, il prossimo ostacolo è al rialzo si trova a 15 euro che, se superato, potrebbe aprire la strada al titolo verso 15,3 e 15,6 euro, dove nei pressi passa anche la trendline ribassista costruita sui massimi di ottobre 2023 e gennaio 2024. Al ribasso, invece, la rottura di 14,6 euro potrebbe dare sfogo ai venditori con primo target 14,2 euro e poi 14, euro.