Notizie Notizie Mondo Elezioni Spagna: mercati scommettono su coalizione di sinistra. Bonos danno prova di forza, merito crescita economia

Elezioni Spagna: mercati scommettono su coalizione di sinistra. Bonos danno prova di forza, merito crescita economia

29 Aprile 2019 13:41

Caratterizzate da un’affluenza boom al 75,8%, le elezioni spagnole hanno confermato il successo del partito PSOE dell’ex premier socialista Pedro Sanchez, che si è aggiudicato 123 seggi su un totale di 350. Un successo notevole, se si considera che il PSOE aveva ottenuto 85 seggi nelle ultime elezioni del 2016. Si tratta tuttavia di un numero ben inferiore a quei 176 seggi che sono necessari per conquistare la maggioranza in Parlamento.

Di conseguenza, imperativo per Sanchez sarà trovare un’alleanza con altri partiti. Sicuramente Sanchez non potrà formare un governo soltanto con la sinistra di Podemos, visto che il partito ha ottenuto soltanto 42 seggi che, insieme ai 123 seggi del PSOE, è un numero ancora non sufficiente per la formazione di un governo. 

Storico è l’ingresso in Parlamento, per la prima volta dalla fine della dittatura di Francisco Franco nel 1975, del partito di estrema destra VOX, che ha ottenuto 24 seggi.

Oltre all’ingresso di VOX in Parlamento, altro fattore storico è stato il tracollo dei popolari, ovvero del PP dell’ex premier Mariano Rajoy, che vedrà la propria presenza in Parlamento dimezzata: appena 66 seggi aggiudicati, rispetto ai 137 delle elezioni spagnole del 2016.

Il partito di centro-destra di Ciudadanos ha ottenuto invece 57 seggi.

Considerando che sono necessari almeno 176 seggi su un totale di 350, la situazione politica spagnola si conferma decisamente incerta.

Così commenta l’esito del voto (quando è stato scrutinato il 98% delle schede, secondo quanto riporta la Cnn) Jose Torreblanca, analista dello European Council on Foreign Relations. Parlando ai microfoni dell’emittente americana, Torreblanca sottolinea che i vincitori del voto sono il PSOE di Sanchez e i Ciudadanos. Il PP, ovvero il partito popolare, ha sofferto invece “una disfatta totale”, con “la destra divisa che ha commesso un suicidio”.

Ma quali saranno gli effetti di queste elezioni spagnole sull’economia del paese? Occhio alla nota di Steven Trypsteen, economista ING per Spagna e Portogallo, che sottolinea che l’esito del voto non ha cambiato l’outlook sui fondamentali iberici. “Queste elezioni non cambiano il nostro outlook per l’economia spagnola, in questo momento. Riteniamo che la crescita del Pil sarà del 2% nel 2019 e dell’1,6% nel 2020″.

“Crediamo anche – prosegue la nota – che il rallentamento dell’economia spagnola sia dovuto principalmente alla maggiore debolezza che caratterizza il contesto esterno e al ritorno a tassi di crescita più normali”. ING sottolinea come il mercato dei bond, di fatto, “non abbia reagito molto al risultato elettorale” e aggiunge che lo spread tra i tassi decennali sui Bonos e quelli sui Bund rimane a 100 punti base circa. In ogni caso, “se l’incertezza politica dovesse durare per molto tempo, si potrebbe assistere a una pressione al rialzo sugli spread, comunque minore”.

Dello stesso avviso, come si evince in una nota riportata da Bloomberg, Matt Siddle, gestore di portafoglio dell’azionario europeo presso Fidelity International. Anche a suo avviso, è improbabile che l’esito delle elezioni spagnole scateni forti cambiamenti sull’outlook e sulla direzione dell’economia del paese. E Siddle fa anche un paragone con le conseguenze che, invece, le elezioni politiche italiane del 4 marzo del 2018 hanno avuto sugli asset finanziari italiani: “L’impatto sui listini azionari europei non sarà probabilmente così significativo come quello delle elezioni italiane, che ha portato alla nascita di una coalizione tra il M5S e la Lega”.

Detto questo, è la stessa ING che avverte: “E’ vero che la situazione fiscale in Spagna è migliorata negli ultimi anni”. Tuttavia, aggiunge, “il debito pubblico rimane troppo alto. Nel 2018, il deficit si è attestato al 2,5%, rispetto al 3,1% del 2017, ma il debito rappresenta il 97,1% del Pil, il che significa che dovrà scendere piuttosto velocemente per soddisfare le regole europee”.

Fatto sta che il mercato dei titoli di stato parla da solo e dà fiducia a un paese che di progressi, sul fronte del risamento dei conti pubblici, comunque li ha fatti.

Per ora, nessuno scossone-voto sui Bonos, non in negativo almeno. Inizialmente i tassi decennali sono rimasti praticamente piatti all’1,03%, saldamente ancorati  al minimo in due settimane (valore più che dimezzato rispetto ai tassi sui BTP decennali che oggi, beneficiando del mancato downgrade di S&P  viaggiano attorno al 2,53%). Negli ultimi minuti, la prospettiva di un governo di sinistra, su cui diversi economisti e strategist, scommettono ha dato un assist ai titoli di stato, tanto che sia i tassi a 10 anni che quelli a 30 anni scendono.

A calare è di conseguenza anche lo spread Bonos-Bund, che si restringe al valore più basso in quasi due settimane, attorno a 100 punti base, ben al di sotto i massimi testati la scorsa settimana, a 110,6 punti base. Tra l’altro, si avvicina la soglia di 95 punti base, che è la più bassa testata dal differenziale nel corso di quest’anno.

Così Barclays in una nota: “Il fattore positivo per i bond spagnoli è rappresentato dalla crescita”.

Non per niente i bond spagnoli sono stati tra quelli che hanno riportato il trend migliore nell’area euro negli ultimi due anni, grazie a una crescita economica impressionante che ha permesso al rating sul debito del paese di entrare addirittura nella categoria A di due delle tre principali agenzie di rating.

ING scommette più su una coalizione PSOE-Podemos-Equerra Republicana della Catalogna che non su un’alleanza PSOE-Ciudadanos.

La prima alleanza garantirebbe un totale di 180 seggi, dunque la maggioranza. Tra l’altro, un sodalizio con Esquerra Republicana non desta particolari problemi, dal momento che il partito è quello più moderato tra i due indipendentisti della regione. Il problema “è che non sarà facile convincere questo partito, visto che la questione dell’indipendenza catalana rimane molto calda e se si considera, anche, che prima delle elezioni Sanchez aveva ripetuto che un nuovo referendum per l’indipendenza dell’area è contro la Costituzione spagnola. 

In ogni caso, a fronte del rally dei BTP che si rivela una fiammata che dura poco, i Bonos spagnoli continuano a essere ben acquistati. Barclays conferma la sua fiducia in Madrid, affermando che, a suo avviso, “la Spagna continuerà a fare meglio di altre grandi economie dell’Eurozona come Germania, Francia e Italia”. E questo significa che “i mercati non reagiranno in modo molto negativo alle incertezze delle prossime settimane”. Nonostante il fattore elezioni e diversamente da quanto accaduto, invece, all’Italia.