Elezioni in Grecia, strategist rimangono ottimisti sui bond sovrani: ‘in 2019 hanno garantito ritorno +20%’
Appuntamento a dopodomani, domenica 7 luglio, quando i greci torneranno alle urne in occasione delle elezioni anticipate che sono state indette dal premier Alexis Tsipras. Elezioni per il rinnovo del Parlamento che dovrebbero decretare la sconfitta del leader di Syriza, che tanto aveva promesso nel 2015, quando aveva incamerato un consenso del 36% circa.
Stando all’esito del sondaggio Alco, Syriza avrebbe ora il sostegno del 24,3% dell’elettorato, ben al di sotto di quello di Nuova Democrazia, pari al 34%. Nella giornata di ieri, un sondaggio di Pulse segnalato dal Guardian ha confermato il vantaggio del partito di centro-destra, segnalando che i conservatori di Nuova Democrazia avrebbero uno stacco positivo su Syriza pari a otto punti percentuali.
Se tale vantaggio venisse confermato, il partito guidato dall’ex banchiere Kyriakos Mitsotakis guadagnerebbe tra i 155 e i 159 seggi in Parlamento, confermando il successo che ha incassato nelle elezioni europee di maggio.
Nel frattempo, gli investitori continuano ad andare a caccia di bond greci. Un apparente paradosso, visto che la Grecia rimane la nazione più indebitata dell’Europa. Ma il rally continua e, secondo alcuni gestori, è destinato a proseguire oltre il 7 luglio. Il partito di centro destra Nuova Democrazia raccoglie infatti la fiducia dei mercati, che scommettono sul lancio di nuove riforme.
Sicuramente, chi ha investito nei bond greci all’inizio dell’anno, ora può dirsi soddisfatto. I titoli pubblici ellenici hanno garantito infatti un ritorno del 20%, riportando il trend migliore dell’area euro. Si sta parlando ovviamente di investitori che hanno un’elevata propensione al rischio, che sono soliti detenere in portafoglio debiti illiquidi o con rating “junk”.
Tra gli ottimisti sul debito sovrano c’è Alberto Gallo, gestore presso Algebris Investments che, stando a un articolo dell’Irish Times, ritiene che le elezioni potrebbero dare il via a “un governo (per l’appunto), più orientato alle riforme”. Gallo afferma di preferire i titoli greci che hanno una scadenza pari o superiore ai cinque anni.
L’ondata di acquisti che si sta riversando sui bond greci ha portato i tassi sui bond decennali a scendere in misura significativa a partire dal 2015, ovvero da quando il leader di Syriza è diventato premier. I tassi viaggiano a un valore appena al di sopra del 2%, rispetto al 3,5% di appena due mesi fa. All’apice della crisi, erano volati al 44%.
Certo il debito pubblico si conferma la piaga dell’economia ellenica, se si considera che il debito-Pil si attesta al 180%, rispetto al 132% dell’Italia.
A scommettere sul debito greco è però anche la divisione di ricerca di Bank of America Merrill Lynch, che prevede per il Pil del paese una crescita del 2% circa, sia per quest’anno che per il 2020, e che consiglia agli investitori di posizionarsi ancora su questi titoli che, a loro avviso, segneranno un rally rispetto ai Bund tedeschi.
“Ci aspettiamo che un governo a guida Nuova Democrazia sia più positivo per i mercati di quanto non lo sarebbe una coalizione di governo – hanno scritto gli strategist del colosso bancario americano, guidati da Ruben Segura-Cayuela -Intravediamno un potenziale più alto, andando avanti, in un momento in cui la caccia ai rendimenti si intensifica”.
Lo stesso ex ministro delle finanze ed economista Yanis Varoufakis ha recentemente scritto, in un articolo scritto per Project Syndicate , che “il paese dell’Eurozona diventato sinonimo di insolvenza sta dimostrando oggi di essere un vero e proprio tesoro”.
E, questo, perchè, “quei trader che hanno acquistato gli asset greci qualche anno fa hanno un buon motivo per festeggiare, visto che hanno incassato guadagni che nessun altro mercato avrebbe potuto garantire”.
Basti pensare che chi avesse acquistato un Bund tedesco nel 2013 oggi vanterebbe un guadagno pari ad appena +7%, mentre chi avesse deciso di puntare su un bond greco all’apice della crisi dei debiti, nel 2012, si ritroverebbe ad avere incassato il 231%.
Tuttavia, Varoufakis ha avvertito che non ci sono, alla fine, grandi motivi per esultare, anche per quei poderosi guadagni messi a segno dalla borsa di Atena:
“Se si considera la bassa capitalizzazione dell’azionario della Grecia, pari ad appena 52 miliardi di euro, si comprende come il modesto flusso di capitali in entrata successivo al rally dei bond sia stato capace di far salire la Borsa del 26%. Tuttavia, a dispetto di questo balzo, il mercato rimane inferiore di ben l’81% rispetto ai livelli testati nel 2009. Per quanto riguarda il rally dei titoli di stato, inoltre, il paradosso sparisce immediatamente una volta che ricordiamo come i primi due bailout a favore del paese abbiano trasferito il peso del debito pubblico della Grecia direttamente sulle spalle dei contribuenti europei, spostandolo dal settore privato della Grecia”. Varoufakis definisce questa febbre per gli asset greci uno sbandamento, più che la conferma di un miglioramento.
“In poche parole – ha scritto nell’articolo che risale allo scorso 23 maggio – la Grecia si è trasformata dall’essere il ground zero della crisi dell’Eurozona e, allo stesso tempo, il migliore esempio della cattiva gestione da parte di Bruxelles, all’esempio perfetto di come l’esuberanza finanziaria possa continuare a crescere alle spalle di un’economia in miseria”.