Effetto Brexit-Bank of England, per sterlina settimana peggiore da ottobre su euro e dollaro
La sterlina si avvia a concludere la settimana peggiore dallo scorso ottobre, scontando l’outlook fosco sull’economia che è stato diramato ieri dalla Bank of England. La valuta britannica, che cede sia nei confronti del dollaro e dell’euro, attorno a quota $1,2930 e 1,1324 euro, ha perso questa settimana l’1% nei confronti di entrambe le monete, soffrendo così il trend peggiore degli ultimi tre mesi.
Ieri la riunione della Bank of England si è conclusa con la decisione unanime di lasciare i tassi di interesse allo 0,75%. Mark Carney & Co. hanno però rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil UK dal precedente +1,7% a +1,2% per il 2019. I motivi addotti sono il rallentamento dell’economia globale e l’incertezza sulla Brexit.
La BoE ha aggiunto che, in un contesto in cui l’economia del Regno Unito si espanderà quest’anno al tasso più basso dalla crisi finanziaria globale, esiste, sempre per il 2019, un rischio di recessione pari al 25%.
“La nebbia sulla Brexit sta provocando una volatilità di breve termine nei dati economici e, fattore più importante, sta creando una serie di tensioni”, ha detto il governatore Carney. Non è mancato un avvertimento: l’economia, nel suo complesso, non è preparata a fronteggiare lo scenario di una “no-deal, no transition exit” Brexit.
Così Michael Hewson, responsabile analista di mercati presso CMC Markets UK, ha commentato la situazione, facendo un paragone anche tra il downgrade della Bank of England e quello della Commissione europea sulla crescita dell’Eurozona e dell’Ue:
“La valutazione della Banca d’Inghilterra sull’economia del Regno Unito non è stata del tutto pessimista, nonostante la “Nebbia della Brexit” che ha ricevuto parecchie menzioni, ma è chiaro che qualsiasi previsione significativa dipende in larga misura da un esito favorevole per i colloqui sulla Brexit in corso, che sembrano pronti ad andare in onda. Il governatore Carney ha anche chiarito che c’è ancora la possibilità che i tassi possano salire in caso di qualche forma di accordo nelle prossime settimane, dato che la tenuta del mercato del lavoro e dei salari sta aumentando più rapidamente dell’inflazione”.
Hewson ha aggiunto che, sul fronte delle relazioni UK-Ue, “non ci sono state sorprese dal viaggio del Primo Ministro Theresa May a Bruxelles, con entrambe le parti che hanno ribadito le loro rispettive posizioni, il Regno Unito che vuole la rimozione del backstop irlandese, o l’inserimento di un limite di tempo, mentre l’UE ha insistito che l’accordo non sarà ridiscusso”.
Hewson ha fatto anche il punto della situazione su alcuni principali rapporti di cambio, focalizzandosi ovviamente anche su quelli che vedono protagonista la sterlina:
EURUSD – continua a sembrare debole con il rischio di un movimento verso i minimi di novembre a 1.1215. Abbiamo una resistenza al livello 1.1400. Dobbiamo vedere uno spostamento oltre l’area 1.1520 per segnalare una movimento più deciso verso i massimi di dicembre a 1.1570.
GBPUSD – ieri ha rimbalzato dall’area di 1,2850, ma ha bisogno di spostarsi sopra l’area a 1,3020 per una stabilizzazione e discutere di un ritorno verso i massimi di gennaio a 1,3200. Una rottura al di sotto di 1.2820 sarebbe indicativa di un movimento verso 1.2700.
EURGBP – attraversato l’area 0.8800, sta aprendo la prospettiva di un nuovo test della media mobile a 200 giorni a 0.8860, tuttavia dobbiamo prima vedere una rottura a 0.8820. Ancora nel più ampio trading range con supporto vicino al livello 0,8770.
USDJPY – il livello 110.20 continua a fungere da resistenza chiave. Abbiamo bisogno di una rottura qui per rimettere nel mirino un movimento verso 111,00. Una mancata rottura al di sopra del livello 110.20 mantiene la porta aperta verso l’area di 108.20. Sopra 110.20 si può prendere in considerazione un movimento verso 111,00.