Effetti Coronavirus, banche sorvegliate speciali a Piazza Affari: Equita stima calo dell’8% degli utili se peggiora quadro macro
Le vendite sono tornate a fare capolino a Piazza Affari. L’atteso rimbalzo, dopo il lunedì nero, è stato di una brevissima durata: l’indice Ftse Mib che è partito con una crescita di oltre mezzo punto percentuale, adesso cede lo 0,82% a 23.235 punti circa. L’emergenza coronavirus esplosa in Italia, il paese non asiatico più alle prese con ilOVID-19, ha portato ieri Piazza Affari a bruciare 30 miliardi, con lo spread che è tornato ad allargarsi e puntare verso la soglia di 15o punti base. E ieri sono iniziate a circolare le nuove previsioni sull’economia italiana, con l’emergenza coronavirus che si inserisce in un quadro già molto debole per l’economia italiana. Nei giorni scorsi, in una intervista a Bloomberg, anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha avvertito che l’impatto del coronavirus sulla crescita del Pil italiano potrebbe essere superiore allo 0,2%.
Le banche tornano ad essere sorvegliate speciali
In questo scenario, con lo spread che torna a salire e di fronte alle deboli stime economiche, le banche tornano a essere delle sorvegliate speciali a Piazza Affari. Pesanti cali erano stati registrati ieri: -6,55% per Ubi Banca, -6,64% Banco Bpm e-5,75% Intesa Sanpaolo. Anche oggi i bancari si muovono in forte calo, con Banco Bpm che guida i ribassi registrando un -4,2 per cento. Mediobanca Securities ha rimarcato come i settori maggiormente colpiti da un’eventuale decelerazione del Pil italiano sono le banche e quello dei media.
Anche Equita Sim ha focalizzato oggi l’attenzione sul settore bancario italiano, effettuando un’analisi dell’utile e delle valutazioni degli istituti di credito di fronte a un peggioramento del quadro macroeconomico. “Le nostre stime 2020-22 – basate su un’aspettativa di crescita media del Pil di circa un +0,5% – incorporano flussi di nuovi Non performing exposure (Npe) per 15 miliardi di euro (rispetto ai 15,6 miliardi del 2019 e 16,5 miliardi del 2018), pari a un default rate di 1,2%: ne deriva un costo del rischio mediamente pari a 55 punti base, sostanzialmente stabile su base annua al netto di alcuni one-off”, segnalano gli esperti della sim milanese sottolineando il fatto che “storicamente, con un tasso di crescita del Pil di 0,5% / 1%, il default rate delle banche è stato appunto di poco superiore all`1%, mentre con una contrazione del Pil superiore al 2% il default rate ha superato il 4%, con una reazione ovviamente non lineare”.
Da Equita segnalano inoltre che “incorporando un peggioramento del default rate del 20% a 1,6% – equivalente ad assumere un Pil di circa un -0,5% – i flussi annui di nuovi Npe aumenterebbero a 18 miliardi di euro n con un impatto negativo sulle stime di utile e valutazioni di circa 8%. La price action di ieri dell’indice bancario domestico (-5,4%) sembra incorporare parzialmente uno scenario di questo tipo ed indicare un’ipotesi di Pil per il 2020 flat”.