Notizie Notizie Mondo E’ sbagliato sovrastimare la politica. L’area euro è definitivamente entrata in “territorio espansionistico”

E’ sbagliato sovrastimare la politica. L’area euro è definitivamente entrata in “territorio espansionistico”

1 Febbraio 2018 09:50

 
 
Se non è riuscita la Brexit a deprimere le prospettive economiche e gli indici europei dovrebbero farcela le elezioni politiche italiane? C’è saggezza e pragmatismo nel report firmato da Hermes IM, che segna una ragionevole distanza tra politica e mercati: “Le imminenti elezioni italiane domineranno i titoli dei giornali e l’intransigenza sarà probabilmente il tema principale delle trattative in corso sul processo della Brexit – dice Martin Todd, co-gestore del fondo Hermes European Alpha – Gli investitori iniziano tuttavia a riconoscere che gli eventi politici non incidono strutturalmente sulla salute dell’economia o dei mercati”.
E la salute, per quanto riguarda l’Europa, è davvero buona. “Un anno fa, tra lo scetticismo diffuso, abbiamo sostenuto un processo di rinascita in Europa – spiega Todd – Nel 2017 la zona euro ha registrato il tasso di crescita più rapido degli ultimi dieci anni, il clima di fiducia è migliorato e le azioni hanno segnato un rialzo”. E questo è avvenuto nonostante l’Europa si trovasse in un contesto di incertezza politica con diversi Paesi alle prese con impegnative elezioni (Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Francia).

Nel nostro report «Perché le azioni europee?» ci dichiaravamo a favore di questa asset class – aggiunge lo strategist – Questa posizione poggiava sulla premessa che il mercato offriva opportunità interessanti nonostante il sentiment negativo sulla regione”.
“Avevamo inoltre sottolineato il fatto – aggiunge lo strategist – che le società non sono l’economia né la politica di alcuna nazione. Inoltre un sentiment negativo offre grandi opportunità per gli stock picker”.

 

I cinque pilastri della crescita

 

Secondo Todd, l’enfasi posta dagli investitori sull’incertezza politica ed economica in Europa ha trascurato i solidi progressi delle aziende e ha creato una chiara anomalia nelle valutazioni. E dopo un anno di grande crescita nell’area, possiamo dire che permangono cinque condizioni favorevoli: crescita economica, miglioramento della fiducia, rischi politici che continuano a essere enfatizzati, politica favorevole delle Banche centrali, e valutazioni interessanti. Vediamole nel dettaglio.

 

Crescita economica

 

Oggi è difficile sovrastimare la forza dell’economia europea, visto che i dati macroeconomici continuano a sorprendere al rialzo. L’anno scorso la fiducia nell’area euro ha toccato i massimi dell’ultimo decennio, gli indici PMI manifatturieri sono solidi e la crescita del PIL è robusta. A dicembre la BCE ha migliorato le previsioni di crescita per la regione, stimando una crescita del 2,3% (rispetto all’1,8% di settembre) nel 2018 e dell’1,9% per il 2019 (rispetto all’1,7% ).

Inoltre, come rammenta Todd, il consiglio direttivo della BCE ha dichiarato che l’area euro è entrata in un “territorio espansionistico”. Contemporaneamente i dati della Commissione eropea hanno mostrato che l’indicatore del sentiment economico ha toccato 116 punti in dicembre, segnando il massimo degli ultimi 17 anni.
La crescita economica dovrebbe rimanere sostenuta – commenta Todd – Nonostante la disoccupazione nella zona euro sia scesa dell’1,1% nel corso dell’ultimo anno, essa rimane ancora all’8,7%, con un certo agio prima della ripartenza delle pressioni inflazionistiche”.
 
Miglioramento della fiducia

 

Gi incoraggianti dati macroeconomici hanno riacceso la fiducia sulle imprese. Un esempio di questo miglioramento è l’IPO dello scorso giugno di Allied Irish Bank (AIB), banca salvata dal governo irlandese durante la crisi del 2008 e che oggi viene scambiata a un premio sul valore contabile. Inoltre, le imprese sono indubbiamente più costruttive in termini di prospettive, soprattutto nei settori ciclici.

La crescita globale sincronizzata sta sostenendo la domanda, l’inflazione rimane contenuta, le condizioni di finanziamento sono favorevoli, il che fornisce alle imprese la fiducia necessaria per investire”, spiega Todd.

Ciò si traduce in utili, dove nel 2017 le imprese europee hanno spezzato la decennale tendenza al ribasso, generando una crescita di circa il 13%.

Nonostante l’euro più forte (il solo ostacolo rispetto alla nostra tesi), nel 2018 prevediamo ancora una crescita degli utili del 9-10%, largamente diffusa in tutti i settori e Paesi”, dice lo strategist.

 

I rischi politici continuano a essere enfatizzati

 

Nel 2017 le sfide più dure per l’ordine politico dell’Europa non sono riuscite a scoraggiare lo slancio economico e salariale nella regione. Inoltre, gli shock politici del 2016 – il voto a favore della Brexit e l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti – non hanno avuto gli effetti deleteri che quasi tutti prevedevano.

 

Politica delle Banche centrali

 

Molte società europee hanno beneficiato della politica delle Banche centrali. In ottobre, la BCE ha prorogato il suo programma di quantitative easing (QE) almeno fino a settembre di quest’anno.  “Tuttavia, la BCE non  prevede aumenti di lieve entità dei tassi fino alla metà del 2019. Pertanto, le condizioni “Goldilocks” rimangono invariate”, dice Todd.

 

Valutazioni interessanti

 

E’ possibile che il sentiment verso l’Europa stia cominciando a migliorare, ma soprattutto le valutazioni rimangono ragionevoli con un P/E stimato di 15,5x e un dividend yield del 3,3% per il 2018.

“Riteniamo che l’Europa sia ancora in una fase iniziale del ciclo, con uno slancio degli utili non ancora al suo massimo”, dice Todd. Che conclude: “Finché gli investitori continueranno a cavillare sulle elezioni europee o sui dati macroeconomici, vediamo buone opportunità. Del resto, tutti sanno che è prudente vendere in un clima di euforia. E ci vorrà ancora molto tempo prima di arrivarci in Europa”.