Draghi zavorra l’euro. Analisti ING: è la stessa Bce a non sapere quando e come lanciare tapering QE
La Bce di Mario Draghi ha paura di un euro troppo alto, che finisca con il mettere in serio pericolo la competitività dell’Eurozona, proprio in un momento in cui i fondamentali danno segnali tangibili di crescita. E’ quanto emerge dalle minute della Banca centrale europea, relative all’ultimo meeting dello scorso 20 luglio. Immediata la reazione sul mercato del forex dove si era messa in evidenza, piuttosto, e fino a poche ora fa, la debolezza del dollaro, a seguito della pubblicazione dei verbali della Fed, resi noti nella serata italiana di ieri.
E invece ora il dollaro riporta nei confronti dell’euro il trend migliore in due settimane. L’euro, invece, dopo i timori emersi dai documenti della Banca centrale europea, fa un brusco dietrofront, e perde fino a quasi 1 punto percentuale, prima di ridurre le perdite.
La valuta europea si indebolisce anche nei confronti della sterlina, dopo un rialzo di cinque sessioni consecutive che è stato pari a +0,9% (fino alla sessione di ieri, mercoledì 16 agosto). Il rapporto eur-gbp scende a 0,9109 circa. (in questo caso specifico incidono anche i dati sulle vendite al dettaglio del Regno Unito, migliori delle attese).
Nella nota “Eurozone: Between taper and tantrum”, gli analisti di ING affermano che ora l’attenzione degli investitori si sposterà sul simposio di Jackson Hole, che si terrà la prossima settimana e che raccoglierà come sempre il gotha della finanza mondiale. Presente anche Draghi che, tuttavia, dovrebbe tenere la bocca cucita.
D’altronde, ciò che emerge dalle minute è molta cautela, se non paura a muovere passi e proferire parole che possano correre il rischio di essere interpretate nel modo non desiderato.
Nel mese di luglio – si apprende dalle minute – il Consiglio direttivo della Bce aveva di fatto valutato la possibilità di apportare lievi modifiche alla sua forward guidance, dando il via a un aggiustamento al comunicato dell’istituto – quello da cui emergono indicazioni sulla politica monetaria futura – .
Idea del tutto comprensibile, visto che diversi funzionari temono che il mantenimento della forward guidance, nella versione attuale, finisca con il creare un disallineamento tra quanto la banca centrale scrive nei suoi comunicati e le considerazioni che la stessa fa in merito allo stato di salute dell’economia dell’Eurozona.
Eppure l’idea è stata alla fine rigettata, in quanto “è stato reputato di massima importanza, in questa fase, evitare di inviare segnali suscettibili di troppe interpretazioni e che rischino di rivelarsi prematuri”.
Insomma, la Bce teme la reazione dei mercati. Di fatto, “timori sono stati espressi su una possibile eccessiva reazione (di repricing) dei mercati finanziari, soprattutto sui mercati del forex”.
Inoltre, nelle minute si legge che “le condizioni di finanziamento tuttora favorevoli non possono essere considerate scontate”.
Come afferma la nota di ING, “le minute di oggi rientrano nell’obiettivo della Bce di fare in modo che il processo verso il tapering (del Quantitative easing) avvenga in modo estremamente cauto. Le indiscrezioni di ieri sulla possibilità che Mario Draghi non dirà forse nulla di nuova nel suo discorso a Jackson Hole del prossimo 25 agosto hanno dato la stessa impressione”.
Detto questo, secondo gli analisti, ciò non significa che la Bce non modificherà, seppur in misura lieve, la sua guidance verso la fine dell’anno.
“Tutto ciò significa che, a nostro avviso, la Bce farà un altro piccolo passo verso il tapering nella riunione di settembre. Ciò potrebbe avvenire ponendo maggiore enfasi sulla forte ripresa dell’economia, che potrebbe facilmente fare meno affidamento sugli stimoli di politica monetaria oppure/e utilizzando la frase ben nota che afferma che il Consiglio direttivo ha chiesto a importanti commissioni di indagare su diverse opzioni per il QE nel 2018. Il tapering ci sarà, ma in qualche modo la stessa Bce non sa ancora del tutto come e quando lanciarlo”.