Dollaro paga alert Fed, pesanti vendite su azionario Cina con perdite superiori a -3%
Dollaro sotto pressione, sconta la pubblicazione delle minute della Fed, da cui è emerso il timore sul rischio di una crescita degli squlibri finanziari.
“Alla luce delle elevate valutazioni degli asset e della bassa volatilità dei mercati finanziari, diversi membri (del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed) hanno manifestato il timore per un aumento degli squilibri finanziari – si legge nelle minute – I funzionari temono che un brusco dietrofront dei prezzi degli asset possa provocare danni all’economia”.
Immediata la reazione del Dollar Index, che ha esteso le perdite dopo la pubblicazione delle minute del Fomc, segnano una flessione dello 0,8%, la più forte flessione su base percentuale dallo scorso giugno. Al momento l’indice di riferimento del dollaro è poco mosso e viaggia attorno a quota 93,15.
A fare le spese dell’alert lanciato dalla Banca centrale americana è stata la borsa di Shanghai, con lo Shanghai Composite Index scivolato di oltre -2%. Male anche lo Shenzhen Composite Index, in calo anch’esso di oltre il 2%, mentre il ChiNext Index è capitolato del 3,2%, soffrendo la perdita più forte in quattro mesi.
L’indice delle blue chip CSI300 dell’azionario cinese ha perso -3%, segnando il ribasso più sostenuto, su base percentuale, dal 13 giugno del 2016.
Il sentiment di chi punta sull’azionario cinese era stato già zavorrato nelle ultime settimane dalle forti vendite che avevano colpito il mercato dei bond e dalle preoccupazioni su un possibile intervento, da parte del governo, volto a frenare i rally dei titoli azionari.
In generale le minute della Fed hanno messo in evidenza un quadro economico che rimane solido, così come solidi sono secondo i funzionari il mercato del lavoro, il settore manifatturiero, le spese per consumi.
La nota dolente è tuttavia ancora la crescita latitante dell’inflazione, tanto che alcuni membri del Fomc hanno detto che l’istituto rischia di aspettare troppo tempo nella speranza che le spinte inflattive crescano, mettendo in questo modo in ulteriore pericolo i mercati finanziari. Il timore, insomma, è che sia la stessa Fed, alla fine, a creare instabilità sui mercati.