Dollaro chiude il gennaio peggiore dal 1987. Mese da dimenticare anche per il Bitcoin (-31%)
Nessuno scossone dopo il discorso di Donald Trump, il primo sullo Stato dell’Unione, proferito ieri sera. Il dollaro non è stato interessato da nessun movimento violento, contrariamente a quanto accaduto la scorsa settimana a seguito delle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin e del segretario al Commercio Usa, Wolbur Ross.
Ma il biglietto verde si appresta a “fare” qualcosa che non faceva dal 1987: ovvero, e il riferimento è al Dollar Index, è in procinto di chiudere il gennaio peggiore da quell’anno, con una flessione pari a -3%.
Se, preso in considerazione da solo, il calo del 3% a inizio anno non sembra terribile, guardando al trend del 2017, si può sicuramente affermare che la fase ribassista non è una parentesi.
L’anno scorso il Dollar Index è scivolato infatti dell’11%, e la sua performance ha sicuramente inciso nel dare una spinta ai prezzi del petrolio e, in generale, delle commodities.
Nelle contrattazioni asiatiche di oggi, il Dollar Index è sceso a 89,062, comunque in ripresa dal minimo in tre anni testato la scorsa settimana, a 88,43 punti.
Il forte sell off della scorsa settimana era stato scatenato soprattutto dalle dichiarazioni rilasciate da Mnuchin da Davos, in occasione del World Economic Forum. Dichiarazioni che avevano segnalato come la debolezza del dollaro fosse un fattore positivo per l’economia Usa, in termini di commercio e di opportunità.
Sempre da Davos una precisazione è arrivata nei giorni successivi da Donald Trump, che ha detto di essere a favore di un dollaro più forte nel lungo termine, e che ha sottolineato come le parole del segretario al Tesoro fossero state fraintese.
Nessuna reazione di rilievo al primo discorso sullo Stato dell’Unione proferito dal presidente Usa nella serata di ieri, che ha auspicato una maggiore collaborazione tra Repubblicani e Democratici per giungere a compromessi su alcuni temi caldi, come immigrazione e infrastrutture.
Certo il trend è improntato al ribasso, e favorisce l’euro, in rialzo dello 0,35% a $1,2446. La moneta unica ha comunque ritracciato dal record in oltre tre anni testato la scorsa settimana oltre quota $1,25, a dispetto del tono dovish delle parole proferite da Mario Draghi, numero uno della Bce, durante la prima conferenza stampa post annuncio tassi della banca centrale.
Gennaio è stato un mese da dimenticare anche per gli investitori che puntano sulle monete digitali. Il Bitcoin ha scontato le minacce arrivate dalle autorità di regolamentazione Usa e anche la decisione di Facebook di vietare le inserzioni pubblicitarie legate all’industria delle criptovalute, e ha ceduto dall’inizio dell’anno il 31%. Al momento, è scambiato di nuovo sotto la soglia di $10.000, a $9.817.