Doccia gelata Pil, governo dovrà correre ai ripari. Si guarda a riforma fisco a investimenti green
Il 2019 anno bellissimo del premier Giuseppe Conte non solo non c’è stato, ma è andato peggiorando, per concludersi nel quarto trimestre con un segno meno di fronte al Pil. Negli ultimi tre mesi del 2019, stando a quanto riportato dall’Istat, il prodotto interno lordo italiano è sceso dello 0,3% rispetto al terzo trimestre, rimanendo piatto su base annua.
I dati sono preliminari e seguono l’espansione dell’economia pari a +0,1% su trimestre e +0,5% su base annuale del terzo trimestre. Il trend del Pil, peggiorato nel quarto trimestre, smentisce anche quanto avevano detto ripetutamente gli esponenti del governo M5S-Lega: ovvero che le misure approvate dal primo governo Conte, tra cui il reddito di cittadinanza e quota 100, avrebbero fatto sentire i loro effetti positivi sull’economia verso la fine del 2019.
E invece no. Non solo. Il Pil è peggiorato scivolando in territorio negativo. Tanto che il ribasso trimestrale dello 0,3% è il più forte in quasi sette anni, ovvero dal primo trimestre del 2013.
Così si legge nella nota dell’Istat:
Il calo congiunturale dello 0,3%”ha interrotto la debole tendenza positiva prevalsa nell’arco dei quattro trimestri precedenti”. La contrazione trimestre su trimestre, si legge ancora nel commento ai dati “determina un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che scende a zero dallo 0,5% del trimestre precedente”. E ancora: nel quarto trimestre del 2019 il valore aggiunto in termini congiunturali “segna un calo marcato nell’industria e in agricoltura, a fronte di un sostanziale ristagno per l’insieme del terziario”.
Cosa dire, invece, dell’intero anno 2019?
Il Pil è salito dello 0,2% sia in base a dati corretti per gli effetti di calendario che in base a dati trimestrali grezzi. La frenata rispetto al +0,8% del 2018 è evidente.
L’Istat precisa che si tratta di una prima indicazione sulla media annua e che il risultato completo della performance dell’economia italiana potrà conoscersi il prossimo 2 marzo.
Intanto così commenta il Pil italiano il Centro Studi Promotor (CSP):
Doccia gelata sulle speranze di ripresa dell’economia italiana dalla prima stima sul prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2019 diffusa oggi dall’Istat. Rispetto al terzo trimestre si registra un calo dello 0,3% che interrompe la modestissima crescita che aveva caratterizzato l’ultimo trimestre del 2018 e i primi tre trimestri del 2019. A ciò si aggiunge che, secondo l’ultima nota mensile sull’economia italiana dell’Istat, “l’andamento dell’indicatore anticipatore mantiene un profilo negativo suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi”.
Con il dato del quarto trimestre, il Pil dell’intero 2019 fa registrare una crescita rispetto al 2018 dello 0,2%, ma, segnala il Centro Studi Promotor, si colloca al di sotto del livello ante-crisi del 2007 del 4,1% e soltanto lievemente al di sopra del livello registrato nel 2004. E tutto ciò mentre in tutte le economie avanzate i livelli ante-crisi sono stati ormai da molti anni decisamente superati. In questo quadro – afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – molto opportuna sarebbe l’adozione di un provvedimento che desse impulso alla ripresa dell’economia e desse anche un contributo positivo all’ambiente e alla sicurezza stradale, come avvenne con gli incentivi alla rottamazione di automobili del 1997, che, non solo determinarono una crescita delle immatricolazioni del 39% ma generarono anche un maggior gettito per l’Erario di 1.400 miliardi di lire e una crescita del Pil di 0,4 punti come certificò la Banca D’Italia nel suo Bollettino Economico n.30 del febbraio 1998″.
Confesercenti rimarca come il dato Istat odierno confermi la stagnazione economica. “E’ evidente che lo sforzo di politica economica da portare avanti è rilevante e deve basarsi su un’ottica di ampio respiro: riforma del fisco per le famiglie, piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, un forte piano di investimenti pubblici nei settori chiave della green economy e dell’innovazione, ma anche nella manutenzione del territorio e degli edifici scolastici”, si legge nella nota di Confesercenti che aggiunge. “Probabilmente sono maturi i tempi per decidere di attuare una golden rule a livello europeo, non considerando nel Patto di stabilità gli investimenti pubblici nei settori innovativi, nell’ambiente, nell’istruzione”.