Disoccupazione USA ai minimi da 50 anni, ma due indizi dicono che Fed taglierà tassi
Indicazioni sostanzialmente positive dal mercato del lavoro Usa, che spengono un po’ i timori recessivi scattati in settimana dopo i deboli indici ISM. la compinazione di disoccupazione ai nuovi minimi e salari a sorpresa fermi a settembre lascia però aperto il dubbio circa l’effettivo stato di salute dell’economia Usa e soprattutto non offre un’indicazione precisa alla Fed in vista del prossimo meeting a fine mese.
Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso a settembre al 3,5% rispetto al 3,7% di agosto. Un calo a sorpresa (consensus era 3,7%) che porta la percentuale dei senza lavoro ai minimi da dicembre 1969. Invariato il tasso di partecipazione al mercato del lavoro al 63,2%, sentore che il bacino di potenziali lavoratori si sta restringendo.
Payrolls sotto attese, ma di poco
Le nuove buste paga nei settori non agricoli, le cosiddette non farm payrolls, evidenziano come a settembre sono stati creati 136mila nuovi posti, in calo rispetto ai 168mila del mese prima (dato rivisto dal precedente +130mila). Gli analisti pronosticavano +145mila unità. Le revisioni dei mesi precedenti hanno visto il dato di luglio rivisto al rialzo di 7 mila unità, mentre quello di agosto è salito di ben 38.000 unità, per un totale di +45 mila unità.
Campanello d’allarme da variazione nulla dei salari
Il salario medio orario ha segnato a settembre una variazione nulla rispetto al mese precedente. Ad agosto la variazione era stata di un +0,4%. Le stime degli analisti erano per una variazionwe mensile di +0,3%. La variazione annua erisulta di +2,9% dal +3,2% precedente.
Tornanta di dati nel complesso positiva che attenua un po’ i timori per la tenuta della congiuntura Usa. “Molto positivo è stato il calo del tasso di disoccupazione che ha aggiornato i minimi da 50 anni, a fronte di un tasso di partecipazione stabile. La nota negativa è rappresentata dalla crescita dei salari, che è rallentata vistosamente passando dal 3,2% a/a al 2,9%. Un aspetto questo che di fatto spalancherebbe la porta a un’azione della Federal Reserve per un taglio dei tassi d’interesse a fine ottobre”, rimarca Vincenzo Longo, Market Strategist di IG, che aggiunge: “Alla luce dei timori di recessione intensificatisi dopo i recentissimi dati macro (indici ISM, sia manifatturiero che dei servizi) possiamo dire che le figure odierne dipingono un quadro ancora abbastanza resiliente”.
Adesso focus su parole di Powell & co per capire se Fed taglierà subito
Si concentrano sulla battuta d’arresto dei salari anche gli economisti di Ing. “Un numero di posti di lavoro deludente unito a un rallentamento della crescita dei salari suggerisce che i fondamentali alla base della spesa dei consumatori potrebbero non essere forti come sperato. Con le indagini commerciali in calo, si sta sviluppando la necessità di maggiori stimoli”, rimarca James Knightley, capo economista internazionale di ING che prevede un nuovo taglio dei tassi a dicembre seguito da un ulteriore taglio nel primo trimestre del 2020. Tuttavia, ci sono in programma diversi discorsi di funzionari della Fed nei prossimi giorni “e qualsiasi accenno di cambiamento dovish ci porterà rapidamente a indicare un’altra mossa il 30 ottobre”, asserisce Knightley.
Già stasera alle 20 è in programma il discorso di Jerome Powell, presidente Fed.