DiaSorin, il test sierologico per il Covid-19 ottiene marchio CE. Ora si attende via libera dall’americana Fda
DiaSorin va avanti sul test sierologico da utilizzare per la fase 2 dell’emergenza coronavirus. Il gruppo di Saluggia ha annunciato che il suo test per il Covid-19 ha ottenuto il marchio CE ed è pronto per essere sottomesso all’esame della Food and Drug Administration (Fda), l’ente governativo americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, per ottenerne l’approvazione ad uso di emergenza sul territorio statunitense. La società aveva indicato in precedenza di aspettarsi il marchio CE e l’approvazione da parte dell’Fda entro la fine di aprile. Intanto il titolo del gruppo che fa capo a Gustavo Denegri festeggia, proseguendo la sua corsa: fin dai primi scambi di oggi a Piazza Affari l’azione è scattata in avanti, segnando un balzo di oltre 5 punti percentuali in area 151 euro. Il titolo si conferma il migliore del paniere Ftse Mib da inizio anno.
“La marcatura CE del nostro test sierologico rappresenta un importante traguardo nella lotta al Covid-19 – ha commentato Carlo Rosa, amministratore delegato di DiaSorin – Crediamo fermamente che il nostro test consenta di combattere la pandemia da coronavirus e che rappresenti uno strumento diagnostico concreto per studiare la risposta immunitaria al virus e comprenderne la diffusione tra la popolazione”.
Il nuovo test sierologico è stato sviluppato in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia e ne sono state valutate le prestazioni su oltre 1500 pazienti. Il test identifica gli anticorpi contro le proteine S1 e S2 del SARS-CoV-2 nella forma di anticorpi IgG specifici anti-S1 e anti-S2 nei confronti del SARS-CoV-2 in campioni di siero o plasma. Il test aiuterà nella diagnosi del Covid-19 valutando lo stato immunitario dei pazienti affetti. L’esame infatti fornisce un’indicazione della presenza degli anticorpi IgG neutralizzanti contro il SARS-CoV-2 e rappresenta quindi un importante strumento per valutare la risposta immunitaria al virus. “Il test – precisa Fabrizio Bonelli, chief scientific officer del gruppo – ha lo scopo di verificare lo stato immune dopo l’infezione naturale, fornendo un’indicazione dell’esposizione specifica al SARS-CoV-2 e una risposta supplementare alla rilevazione diretta del patogeno”. Tuttavia, precisa la stessa DiaSorin, il risultato del test non può essere utilizzato da solo per escludere un’infezione o per determinare se il paziente sia ancora infettivo.
Il kit LIAISON per la rilevazione degli anticorpi contro il coronavirus sarà disponibile sulle 5.000 piattaforme installate in tutto il mondo, di cui oltre 500 in Italia, in strutture ospedaliere e in laboratori commerciali, con una capacità diagnostica di 170 campioni di pazienti all’ora. In risposta alla pandemia mondiale e all’emergenza sanitaria, DiaSorin sta incrementando la propria capacità produttiva del test nel suo principale polo industriale a Saluggia, in provincia di Vercelli, per produrre diversi milioni di test nei prossimi mesi.
Per DiaSorin un fatturato aggiuntivo fino a 80 milioni nel 2020
Certamente il jolly del test sierologico avrà un impatto positivo per il gruppo di Saluggia. Ne sono convinti anche gli analisti di Equita che sul titolo DiaSorin confermano il rating hold (tenere in portafoglio) con target price pari a 99 euro: “Ipotizzando che utilizzando l’intera capacità produttiva si possa arrivare nel giro di qualche mese ad una produzione di circa 3 milioni di test al mese e che si mantenga questo livello per tutto il 2020, arriviamo a circa 20 milioni di test sierologici sul 2020 o circa 70-80 milioni di fatturato aggiuntivo 2020 (10% del fatturato), a cui aggiungere il fatturato derivante dai test molecolari (indicazione della società tra 5-10 milioni di fatturato al mese)”, sottolineano dalla sim milanese. Da queste cifre bisogna sottrarre l’impatto negativo legato al calo degli altri test per deterioramento dello scenario macro causato dal Covid-19. “Un potenziale upside – concludono da Equita – sarebbe il lancio di un nuovo test unico, che permetterebbe di valutare sia la positività o meno al virus che la presenza di anticorpi”.