Debito pubblico: si arresta (per ora) la corsa. Verso nuovi record nel 2024
Dopo i diversi rialzi registrati nel 2023, cala a novembre il debito pubblico italiano. Stando ai dati diffusi stamattina dalla Banca d’Italia nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”, a novembre il debito delle Amministrazioni pubbliche è diminuito di 12,6 miliardi di euro rispetto al mese di ottobre, risultando pari a 2.855 miliardi e interrompendo così la corsa che ha riguardato buona parte del 2023. Lo scorso ottobre il debito delle Amministrazioni pubbliche ha invece segnato una crescita di 23,5 miliardi rispetto a settembre, raggiungendo quota 2.867,7 miliardi.
Ma si tratterebbe solo di uno stop temporaneo. Vediamo i numeri di novembre e le stime per l’intero 2024.
Cosa riflette questo calo
Ma a cosa è dovuta questa diminuzione? Bankitalia spiega: “riflette quella delle disponibilità liquide del Tesoro (12,9 miliardi, a 39,6) e un piccolo avanzo di cassa delle Amministrazioni pubbliche (0,8 miliardi); in senso opposto ha operato l’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (complessivamente 1,1 miliardi)”. Se si analizza la ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è diminuito di 12,6 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali e quello degli Enti di previdenza sono rimasti pressoché invariati. Con una vita media residua, segnalano da via Nazionale, che è marginalmente aumentata a 7,8 anni.
Chi detiene il debito pubblico
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è rimasta stabile al 24,4 per cento; mentre a ottobre (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) è aumentata quella detenuta dai non residenti passando al 27,4 per cento dal 27 per cento del mese precedente. Quella in capo agli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) è aumentata al 13,4 per cento (dal 12,7 per cento in settembre).
Nello scorso novembre le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 51,8 miliardi, in aumento del 12,3 per cento (5,7 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2022. Negli undici mesi dell’anno scorso le entrate tributarie sono state pari a 480,1 miliardi, in aumento del 7,5 per cento (33,6 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Debito e stime 2024: a giugno atteso oltre 2.900 miliardi
Certo il debito pubblico e la sua sostenibilità restano uno dei temi che pesano sull’economia italiana. Di recente, Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze, intervenendo ad Atreju, l’ha definito “la zavorra di questo paese che toglie ossigeno a ogni politica volta allo sviluppo e alla crescita”.
Anche in un recente report di Goldman Sachs sulla zona euro, si è parlato del debito italiano. Sebbene gli esperti non vedano più rischi sul debito sovrano italiano nel corso del 2024 puntualizzano: “il panorama fiscale più ampio dell’Italia resta complesso a causa dell’elevato debito” e “ci aspettiamo che il rapporto debito/PIL si muova lateralmente intorno al 140% nei prossimi anni e, nonostante i recenti miglioramenti, si prospetta davanti a noi un percorso fiscale ristretto”.
Ma torniamo ai dati sul debito pubblico italiano e allo stop annunciato oggi dalla Banca d’Italia che era stato stimato Mazziero Research, presentando le nuove previsioni sul PIL 2024 e sul debito. Secondo l’analisi dopo il nuovo record storico toccato a ottobre è prevista una discesa sino a fine anno in una zona compresa tra 2.832 e 2.852 miliardi. Nel Documento di economia e finanza (DEF) il Governo stima un debito a fine anno a 2.870 miliardi. Da gennaio si ritornerà a crescere per superare a giugno 2024 i 2.900 miliardi.
“In termini assoluti il debito continuerà a crescere con una dinamica accentuata che ci porterà, secondo le stime del Governo riportate nella NaDEF, a sfiorare i 3.000 miliardi il prossimo anno, per poi superare stabilmente questa soglia dal 2025“, sottolineava Mazziero nell’osservatorio trimestrale pubblicato lo scorso ottobre poco dopo la NaDef.