Debito pubblico salirà da febbraio (Mazziero). Focus su Def e rating
Il debito pubblico italiano si appresta a risalire a partire da febbraio, dopo la lieve discesa registrata nel mese di gennaio. Lo afferma la Mazziero Research, società di ricerca finanziaria indipendente che fornisce periodicamente stime su debito, Pil e spesa per interessi. Intanto, il governo è alle prese con i lavori sul Def, che potrebbe evidenziare alcune revisioni rispetto alla Nadef. Le nuove stime verranno seguite con particolare attenzione anche dalle agenzie di rating, con l’Italia attesa da tre verdetti (Standard & Poor’s, DBRS e Fitch) da qui a un mese.
“Debito pubblico: si riparte!”: le stime di Mazziero Research
Dopo un periodo di relativa stabilità, il debito pubblico dell’Italia è pronto a schizzare verso l’alto nella prima metà del 2024. Come sottolineato dalla Mazziero Research, l’ultimo dato relativo a gennaio ha segnato un valore di 2.849 miliardi di euro, leggermente al di sotto dell’ammontare di fine 2023, pari a 2.863 miliardi.
Da febbraio è atteso un cambio di tendenza, con un rialzo stimato di 27 miliardi che dovrebbe incrementare il debito pubblico a 2.876 miliardi (il range delle previsioni spazia tra 2.868 e 2.884 miliardi). Il dato ufficiale verrà diffuso il 15 aprile.
Secondo le stime di Mazziero Research, “il debito continuerà a crescere anche nei mesi successivi, portandosi stabilmente sopra i 2.900 miliardi e raggiungendo una cifra compresa tra 2.934 e 2.965 miliardi a giugno.”
Le anticipazioni sul Def
Il maxi-debito resta uno dei problemi più spinosi per il governo Meloni, alle prese in questi giorni con le riunioni sul Def, in attesa del consiglio dei ministri di martedì prossimo, 9 aprile.
Le nuove stime dovrebbero indicare una crescita del Pil pari a +1% quest’anno e a +1,2% nel 2025, rispetto al +0,9% del 2023, e alle precedenti stime programmatiche rispettivamente pari a +1,2% nel 2024 e +1,4% nel 2025.
La crescita dovrebbe essere trainata soprattutto dagli investimenti per l’attuazione del Pnrr, in un contesto di tassi attesi più bassi ma anche di persistenti tensioni geopolitiche. Più incerta la dinamica dei consumi interni, a causa dei prezzi strutturalmente elevati in scia all’inflazione degli ultimi due anni.
Il rapporto deficit/Pil dovrebbe restare sotto il 4,5%, rispetto al 7,2% del 2023 (da confermare) e al 4,3% previsto in precedenza. L’ammontare complessivo del debito, pari al 137,3% del Pil nel 2023, sconterà invece l’eredità del Superbonus, stimata in 30-40 miliardi l’anno nel triennio 2024-26, a fronte dei 24 miliardi delle prime proiezioni. Lo stop alle remissioni in bonis, che scadono domani, consentirà di fare valutazioni più accurate dell’impatto sui conti pubblici.
Giorgetti: “In arrivo procedura per disavanzo eccessivo da UE”
Nel frattempo, Giancarlo Giorgetti è intervenuto in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, affermando che l’Italia andrà quasi certamente incontro ad una procedura per deficit eccessivo da parte dell’UE.
Il ministro dell’Economia ha confermato che il Def verrà presentato a breve al Parlamento e che avrà una conformazione più leggera rispetto al passato. Il debito pubblico italiano, “per evidenti ragioni di sostenibilità, richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche e l’innegabile necessità di misurare e monitorare gli effettivi benefici di ogni singola spesa”, ha aggiunto.
Rating Italia al test delle agenzie tra aprile e maggio
La dinamica del debito e dei conti pubblici italiani verrà seguita attentamente anche dalle agenzie di rating, con tre giudizi in arrivo da qui al 3 maggio.
Nel corso del mese di aprile, spiega Mazziero, “sono in programma due appuntamenti con la valutazione del rating italiano: Standard & Poor’s (19 aprile) e DBRS (26 aprile), dai quali non si prevedono sorprese con un mantenimento del rating invariato”.
“Più critici gli appuntamenti di maggio con Fitch (3 maggio) e Moody’s (31 maggio) che, anche in funzione dei conti sul Documento di Economia e Finanze in pubblicazione ad aprile, potrebbero rivedere la propria valutazione soprattutto a causa dalle conseguenze del SuperBonus 110%.”