Debito pubblico, Pil e Btp: le nuove stime di Mazziero sull’Italia
Il debito pubblico in Italia prosegue la sua deriva mentre la crescita del Pil, per quanto buona, rimane “poco soddisfacente ai fini della sostenibilità del debito” stesso. Ad affermarlo è la società di ricerca finanziaria indipendente Mazziero Research, nel suo 53° Osservatorio trimestrale sui dati economici italiani, che fa il punto anche sulle emissioni di titoli di Stato e sulla ripartizione delle scadenze dei Btp.
Le stime di Mazziero sul debito pubblico dell’Italia
A luglio il debito pubblico si è mantenuto sostanzialmente stabile a 2.947 miliardi e le stime per agosto indicano un leggero incremento a 2.951 miliardi, con una forchetta compresa fra 2.943 e 2.957 miliardi. Il dato ufficiale verrà pubblicato il 15 ottobre 2024.
Ma l’andamento degli ultimi mesi non deve ingannare, poiché tutti i mesi da febbraio a giugno hanno rappresentato un nuovo record storico del debito, con un aumento di 99 miliardi dal valore di gennaio.
Secondo la Mazziero Research, i mesi successivi, in linea con gli anni passati, vedranno “un’oscillazione probabilmente declinante che porterà a una fine d’anno in calo, pur sempre mantenendosi su valori elevati.”
Le proiezioni della società indicano un debito a fine 2024 nel range tra 2.937 e 2.970 miliardi. Per il dato ufficiale bisognerà attendere il 14 febbraio 2025.
Il rapporto debito/PIL e le proiezioni di Mazziero sul Pil
L’osservatorio di Maurizio Mazziero fornisce anche una stima del rapporto debito/PIL del 2° trimestre, pur precisando che si tratta di una misura essenzialmente annuale, che mette a confronto il debito di fine anno con il PIL annuale espresso a valori correnti (cioè comprensivo del valore di inflazione).
In ogni caso, il rapporto a fine giugno viene stimato in crescita al 139,9% dal 137,1% di fine 2023. Tuttavia, questo valore sarà “necessariamente più basso a fine anno”, poiché per motivi stagionali il debito a giugno è storicamente elevato e il rapporto tende a diminuire a fine anno.
Per quanto riguarda il Pil, gli analisti prevedono una crescita annuale pari a +0,8%, con una tendenza in calo trimestre su trimestre (+0,2% nel terzo e +0,1% nel quarto, dopo il +0,3% del secondo). Le proiezioni verranno però ricalcolate dopo la revisione delle stime di contabilità nazionale dell’Istat, in uscita nei prossimi giorni.
Chi detiene il debito italiano
Un aspetto chiave è la ripartizione del debito pubblico, in quanto aiuta a definirne la sostenibilità. Per quanto riguarda l’Italia, il 72% si trova in mani italiane, a fronte di un 28% detenuto dall’estero, o da cittadini italiani attraverso strumenti di diritto estero (come le SICAV).
Nel dettaglio della quota domestica, il 24% fa capo alla Banca d’Italia, il 22% è nelle mani delle banche commerciali, il 12% è detenuto da assicurazioni, fondi pensione e risparmio gestito. Di poco inferiore al 14% la quota di famiglie e imprese.
Le scadenze dei titoli di Stato per anno e per mese
Un altro elemento importante riguarda la ripartizione delle scadenze dei titoli di Stato, che può dare un’idea del fabbisogno e delle prossime emissioni di Btp a medio-lungo termine.
Come osservato da Mazziero Research, le annate 2025 e 2026 sono piuttosto affollate, mentre il 2027 e il 2029 sembrano più scarichi, quindi le prossime emissioni potrebbero concentrarsi soprattutto su queste date. Lo stesso vale per il 2028 e il 2030, ancora in grado di assorbire nuovi titoli in maniera piuttosto agevole.
Aumentando lo zoom per esaminare le scadenze mensili fino a giugno dell’anno prossimo, si notano due picchi per 49-50 miliardi a dicembre e a marzo, con un terzo di 43 miliardi a maggio.
Per quanto riguarda il mese di dicembre, si prospetta un rinvio all’anno successivo per la sostituzione dei titoli in scadenza, con un riassorbimento a gennaio e febbraio.
I rendimenti dei Btp
A livello di rendimenti, prosegue la tendenza al rialzo nelle emissioni sul mercato primario di BTP decennali. Nel dettaglio, i tassi all’emissione sono aumentati dal 3,67% di marzo al 4,01% di giugno, con un impatto pressoché nullo dal primo taglio dei tassi da 25 punti base della Bce (ampiamente scontato nelle settimane precedenti alla riunione), a cui sono seguite una seconda riduzione la scorsa settimana e il primo taglio della Fed questo mercoledì.
Con riferimento alla curva dei rendimenti su scadenze differenti, emerge “un premio per chi investe in BTP a breve scadenza (sino a 2 anni) al 3,46% che compensa future riduzioni dei rendimenti. Segue una fase graduale di crescita dal 3,30% a 3 anni sino al 3,58% a 7 anni, per poi trovare un aumento più marcato al 3,94% per i BTP a 10 anni, che prosegue sino al 4,51% sulle scadenze trentennali.”
Per Italia test Commissione UE e agenzie rating
Nel complesso, secondo Maurizio Mazziero, “si annuncia un periodo non facile per il Governo, con conti pubblici che hanno continuato una deriva in termini di debito”, in vista della presentazione del Piano strutturale di bilancio. Quest’ultimo andrà al vaglio della Commissione Europea, che ha già sottoposto l’Italia alla procedura di infrazione per deficit eccessivo.
Come sottolineato nelle conclusioni dell’osservatorio, nel primo semestre “lo Stato ha speso 152 miliardi in più di quanto ha incassato”. Un trend insostenibile che rischia di trascinare il Paese nel baratro e verrà senz’altro tenuto in considerazione anche dalle agenzie di rating, che torneranno a giudicare l’Italia a ottobre.
Il 18 ottobre toccherà a Standard & Poor’s e Fitch, il 25 ottobre a DBRS mentre il 22 novembre arriverà il verdetto di Moody’s, la più critica sul merito creditizio italiano, anche se l’outlook stabile costituisce un piccolo cuscinetto con la possibilità di passare a negativo prima di un downgrade del rating a “spazzatura”.