Debito pubblico corre ancora sopra quota 3.000 mld. Dopo S&P arriva giudizio DBRS su Italia

Fonte immagine: istock
Il debito pubblico torna nuovamente sfondare quota 3.000 miliardi di euro. Lo scorso febbraio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 42,6 miliardi di euro rispetto al mese precedente, risultando pari a 3.024,3 miliardi. La consueta fotografia mensile arriva dalla pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito” della Banca d’Italia.
Un dato che arriva nel bel mezzo delle “pagelle primaverili” delle agenzie di rating per l’Italia. Nelle ultime settimane si sono susseguiti i giudizi di Fitch e quello di S&P, si attende ora quello di DBRS.
Le ragioni della crescita
Lo scorso febbraio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 42,6 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 3.024,3 miliardi. Bankitalia spiega che “l’incremento riflette la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (26,2 miliardi, a 76,1), il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (15,7 miliardi), nonché l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,7 miliardi)”.
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, l’aumento del debito è sostanzialmente imputabile a quello delle Amministrazioni centrali (42,5 miliardi); quello delle Amministrazioni locali e degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato. La vita media residua è rimasta stabile a 7,9 anni.
Chi detiene il debito?
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia ha continuato a diminuire, collocandosi al 20,8 per cento (dal 21,4 del mese precedente), mentre a gennaio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella detenuta dai non residenti era aumentata al 31,4 per cento (dal 31,1 per cento del mese precedente) e quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) era rimasta invariata al 14,2 per cento.
Guardando alle entrate tributarie dei primi due mesi del 2025 sono state pari a 90 miliardi, +4,8% (4,1 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Rispetto ai dati pubblicati lo scorso 14 marzo, il debito è stato rivisto al rialzo di 1,4 miliardi nel 2021, 1,3 nel 2022, 1,2 nel 2023 e 0,9 nel 2024 in seguito all’ordinario aggiornamento delle fonti.
Unc: nuovo record storico, per la 2° volta sopra i 3 mila miliardi
“Record storico. Per la seconda volta si supera la soglia monstre di 3 mila miliardi che era stata raggiunta nel mese di novembre 2024, quando ci si era fermati a 3.005.633. Un primato di cui faremmo volentieri a meno e che ci impedisce di usare la spesa pubblica per fronteggiare come dovremmo situazioni di emergenza, come quella che potrebbe verificarsi a fronte di una guerra dei dazi. Non è accettabile fare il gioco delle tre carte con stanziamenti già previsti per altre esigenze, dando con la mano destra quello che viene tolto con la sinistra”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Se fosse un debito a italiano sarebbe pari a oltre 51 mila euro, 51 mila e 268 euro. Mentre se fosse il debito di una famiglia si arriverebbe a 114 mila e 555 euro”, conclude Dona.
Pagelle primaverili per l’Italia
Dopo Fitch (rating stabile) e la promozione di venerdì scorso di S&P che ha alzato il giudizio a ‘BBB+ con Outlook stabile, questa settimana tocca a DBRS.
“Aumenta la benevolenza delle agenzie di rating verso l’Italia: S&P ha alzato la valutazione a BBB+ con outlook stabile, malgrado la crescita sia vista in calo dal Governo e il debito continui ad aumentare. Ora vi sarà una ricorsa ad aumentare la valutazione da parte delle altre agenzie. Venerdì prossimo l’appuntamento con DBRS, notoriamente benevola con l’Italia”, commenta Maurizio Mazziero nel suo blog nel quale indica anche il calendario da qui a fine anno delle date di valutazione delle principali agenzie di rating.