Debito mercati emergenti: tre motivi per cui resta attraente per i prossimi mesi (analisti)
Il debito dei mercati emergenti in dollari continuerà ad essere attraente nel breve e medio termine. E’ il parere di John Peta, capo del comparto emerging market debt presso Old Mutual GI. Da inizio anno il mercato obbligazionario dei Paesi emergenti denominati in valuta forte ha registrato un trend positivo, con l’indice JPM EMBI che ha segnato un ritorno del 7%. Una tendenza che potrebbe continuare anche nei prossimi mesi per tre motivi: il contesto macroeconomico benevolo, l’outlook solido e il miglioramento della sostenibilità del debito. Ecco nel dettaglio l’analisi.
Contesto macroeconomico
I prezzi delle materie prime in ripresa, o almeno più stabili, permettono ai Paesi di migliorare i bilanci esterni e fiscali. Gli esportatori di commodity hanno tratto vantaggio da un’economia globale solida e dai bassi tassi di interesse per coprire nel primo trimestre i fabbisogni di indebitamento, ancora significativi, concentrando le emissioni di debito nella parte iniziale dei loro piani, dato che la promessa da parte di Trump di introdurre uno stimolo fiscale ha spinto alcuni ad aspettarsi rendimenti più elevati più in là nel 2017. La combinazione tra dati economici inferiori alle attese provenienti dagli Stati Uniti e difficoltà incontrate da Trump nel portare avanti le proprie politiche, nel frattempo, hanno messo in dubbio tali previsioni sui tassi di interesse. Allo stesso tempo, con un’economia ancora in fase di ripresa, le principali banche centrali dovrebbero continuare a ridurre le proprie misure di stimolo fiscale in maniera graduale.
L’outlook per la crescita
Anche se il livello del debito dei mercati emergenti in media non sta migliorando, si sta stabilizzando – almeno in alcuni Paesi – in gran parte grazie alla ripresa della crescita del Pil. I dati nel primo trimestre sono stati positivi per tutti i Paesi emergenti e in particolare per i Paesi dell’Europa centrale ed orientale, che sembrano sulla buona strada per raggiungere una crescita del 3-4% quest’anno. Anche il Brasile ha registrato una ripresa nel primo trimestre, sebbene questo miglioramento potrebbe non continuare per il resto dell’anno, a causa di una rinnovata incertezza politica. Anche i dati sul commercio sono migliorati considerevolmente, con un aumento delle esportazioni in Asia avvenuto in concomitanza con una serie di miglioramenti per gli esportatori di materie prime come il Sud Africa. Quattro dei cosiddetti “Fragile Five” – Indonesia, Sud Africa, Brasile and India – hanno al momento disavanzi di parte corrente inferiori al 2% (rispetto al picco del 6-8% del 2013), lasciando indietro solo la Turchia, dove l’incertezza politica continua a pesare sul sentiment delle imprese e del turismo.
Il peso del debito
Le valute più stabili hanno anche aiutato a regolare i livelli del debito dei mercati emergenti, in particolare nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Dato che il costo del debito esterno continua a pesare sui bilanci pubblici, a vincere saranno probabilmente quei Paesi che avranno imparato la lezione degli ultimi anni, intensificando quegli sforzi fiscali che sono stati obbligati a intraprendere durante le crisi. Paesi come la Colombia o il Sudafrica hanno fatto troppo poco in termini di consolidamento fiscale, e ciò li ha resi vulnerabili al rischio di ulteriori declassamenti del credito, dovesse la crescita essere deludente quest’anno o il prossimo. Il Ghana è uscito anche dai target fissati dall’Fmi e necessita di un’estensione per poter portare a termine il suo programma, mentre Paesi come il Senegal, il Camerun o anche la Costa D’Avorio hanno mostrato una migliore disciplina fiscale, con economie più diversificate e una maggiore capacità di ripresa dagli shock delle materie prime.
“Tuttavia – conclude l’esperto di Old Mutual GI – mentre nei primi mesi del 2017 c’è stato un rally nei prezzi delle materie prime, i Paesi che dovrebbero sovraperformare nel resto dell’anno saranno probabilmente quelli con economie diversificate e con la capacità di centrare una forte crescita pur mantenendo una disciplina fiscale.