Notizie Notizie Mondo Dazi Usa, Improbabile una guerra commerciale globale. Ma l’ondata protezionistica continuerà ancora

Dazi Usa, Improbabile una guerra commerciale globale. Ma l’ondata protezionistica continuerà ancora

29 Marzo 2018 10:47

 

 

Dopo la doccia fredda di inizio febbraio, sui mercati azionari e obbligazionari dei Paesi emergenti hanno fatto seguito per lo più stabilizzazioni e riprese. Alla fine del mese, tuttavia, quasi ovunque si sono state registrate importanti perdite dei corsi: le obbligazioni EM hanno perso circa il 2%, e l’indice azionario MSCI EM addirittura il 4,8%, mentre i mercati azionari dei Paesi industrializzati hanno tenuto un po’ meglio con una perdita del 4,3% circa. Come sottolinea il team di gestione di Raiffeisen Capital Management, contrariamente al trend, gli indici azionari in Russia e Brasile hanno registrato lievi guadagni, mentre Cina, Polonia e Ungheria hanno subìto cali eccezionalmente significativi.

 

Lo scenario “scenario di goldilocks” ha i giorni contati?

 

Ma quali sono stati i fattori che hanno determinato il rapido aumento della volatilità a febbraio? Secondo Raiffeisen Capital Management i più determinanti sono stati i timori relativi a un aumento più marcato dell’inflazione e, di conseguenza, di notevoli rialzi dei tassi d’interesse.
I mercati azionari negli ultimi anni – è scritto nel report – sono stati sostenuti e spinti verso l’alto in larga misura dal contesto di “goldilocks“, cioè da una forte crescita con contemporanea inflazione modesta e tassi bassi”.

Il fatto che questa fase continui da così tanti anni è da attribuire in gran parte alla situazione di partenza dopo la crisi economica e finanziaria globale. In questo modo si è dovuto ridurre in primo luogo le sovraccapacità relativamente elevate a livello mondiale prima che potesse manifestarsi una significativa pressione inflazionistica. “E una parte consistente della liquidità messa a disposizione dalle Banche centrali non è andata all’economia reale, ma ai mercati finanziari e immobiliari”, aggiungono gli analisti.
 
Rialzo più forte dell’inflazione?

 

E adesso? Ora prevale la paura che alla fine della ripresa economica le forze disinflazionistiche siano in gran parte esaurite e che, di conseguenza, i tassi d’inflazione potrebbero riprendere a salire. Parallelamente, le Banche centrali cercano di normalizzare i tassi guida, i loro bilanci massicciamente gonfiati e di ridurre gradualmente l’enorme stimolo monetario, cosa che tendenzialmente ha un effetto disinflazionistico. “Bisogna dunque aspettare se ci sarà effettivamente un forte aumento dell’inflazione – è scritto nel report – Ci sono buoni argomenti a favore, ma anche a sfavore di questo scenario, e la questione nei prossimi trimestri avrà un impatto molto più importante sui mercati finanziari rispetto agli anni passati”.

 

Trump sorprende con l’annuncio di dazi doganali

 

A proposito di difficoltà e sorprese: i mercati finanziari sono rimasti sopraffatti dall’annuncio dei dazi doganali su acciaio e alluminio della Casa Bianca di inizio marzo. Come sottolineano gli analisti di Raiffeisen, la portata di queste misure è sostanzialmente irrilevante per l’economia mondiale, perché riguardano meno dello 0,3% delle esportazioni globali e meno del 2% delle importazioni USA. Il loro significato sta più che altro nel fatto che potrebbero rappresentare l’inizio di misure protezionistiche più ampie.

Una guerra commerciale globale, a oggi, è improbabile. Ma l’ondata protezionistica non cesserà così presto”, è scritto nel report. E ancora: “Se sembra inverosimile una guerra commerciale importante, esiste il rischio che Trump di tanto in tanto si giochi la carta di ulteriori simili misure. E questa politica non rende più semplice le azioni delle Banche centrali”.
Come orientarsi allora sui mercati? La tesi contenuta nel report di Raiffeisen è la seguente: fintanto che, sul fronte commerciale, non ci sarà alcuna escalation, nei prossimi mesi si dovrebbe porre maggiore enfasi sui dati economici – tuttora favorevoli – e sul momentum degli utili aziendali, che è decisamente positivo. Quest’ultimo, tra l’altro, non sembra ancora essersi esaurito, soprattutto nei Paesi emergenti.

Dovrebbe però essere altrettanto chiaro che i tempi dei “buoni affari” sui mercati azionari EM sono in gran parte finiti e che i corsi azionari riflettono già almeno una parte della futura crescita degli utili”, conclude il report.