Davos, Roubini fredda la Svizzera Crypto-Nation. Su numeri Crypto Valley: ‘è tutta fuffa’
Niente da fare, Nouriel Roubini, il criptouniverso, proprio non lo tollera. Di conseguenza, figuriamoci se possa tessere le lodi di una Svizzera che si autodefinisce sempre più come Crypto Nation.
La Svizzera è diventata infatti una sorta di patria per chi crede nelle potenzialità delle criptovalute, Bitcoin & Co, e per chi punta, in generale, sul settore blockchain. I numeri lo confermano: la Crypto Nation ha dato il via a 842 iniziative in Svizzera e in Liechtenstein entro la fine dello scorso anno, rispetto alle 750 del 2018.
Il numero include start-up, società di servizi come legali o di consulenza, istituzioni accademiche, come rileva un articolo di SwissInfo. Tra i progetti più ambiziosi, non si può non citare Libra di Facebook, che venne annunciato con tanta enfasi la scorsa estate, prima di scontrarsi con diversi paletti, messi sia dai governi che dalle autorità di regolamentazione.
In generale, la Svizzera si è confermata comunque terra dei fan del cripto-universo. E a Davos, in occasione dei lavori del World Economic Forum, è stato presentato uno studio ad hoc, che ha mostrato come le aziende svizzere attive nel settore blockchain, inclusi gli stessi posti di lavoro, siano cresciuti per il terzo anno consecutivo.
Il numero dei dipendenti che operano nell’industria è salito infatti da 3.300 a 4.400 unità, stando a quanto riportato da CV VC e PwC Strategy. Il report diramato è, per la precisione, il CV VC Top 50 Report, compilato dalla società di investimento CV VC (Crypto Valley Venture Capital) in collaborazione con la consulenza strategica globale di PwC e il partner IT inacta e Cointelegraph .
Da segnalare che, per Crypto Valley si intende proprio la rete cripto presente in Svizzera e in Liechtenstein.
Ma Roubini non si è fatto certo impressionare da questi numeri e, presente a Davos, ha commentato: “E’ tutta fuffa, è soltanto tutta fuffa”.
C’è da dire, che nell’ultimo periodo il ritmo di crescita del settore in Svizzera è diminuito in modo significativo, e diverse sono state le piccole aziende costrette a chiudere i battenti. A gennaio, per esempio, la società cripto Alethena non è riuscita a convincere gli investitori a continuare a finanziare il suo progetto, come si legge tristemente nella sua Home Page.
L’anno scorso lo stesso destino è stato riservato a Tend, attiva nel mercato dei beni di lusso, alla start up SwissRealCoin attiva nel mercato immobiliare, al progetto di banca alternativa Oyoba e a Monets, la fintech finita in liquidazione.
Allo stesso tempo, come ha detto chiaramente il numero uno di CV VC Mathias Ruch, altri progetti si sono consolidati in Svizzera, facendo diventare il settore blockchain “più stabile e maturo”, come ha dimostrato anche la decisione delle autorità finanziarie svizzere di concedere la licenza bancaria a nuove banche specializzate negli asset digitali.
Ruch ha fatto riferimento anche all’aumento dell’interesse verso il know-how svizzero della blockchain, negli ultimi mesi, manifestato da grandi banche cinesi, agenzie governative e investitori.
Ma Roubini non si è scomposto più di tanto, tutt’altro. Parlando al CV Summit, non è stato convinto in particolare da tutti quei discorsi che si stanno facendo riguardo alla possibilità di trasformare la finanza attraverso il blockchain. E,riferendosi a società di fintech come Alipay, M-PESA, Venmo, PayPal eSquare, l’economista e professore presso la New York University, ha affermato che il fenomeno non ha nulla a che fare con il mondo cripto e con il blockchain. Piuttosto, queste società confermano la rivoluzione nei servizi di pagamento che ha interessato il sistema finanziario, permettendo a miliardi di persone di fare miliardi di transazioni ogni giorno.
Che Roubini non fosse un fan sfegatato del Bitcoin lo si sapeva già. Nel 2018 l’economista aveva irritato così tanto gli appassionati del settore da scatenare quella che Bloomberg definì una crypto-brawl, ovvero una cripto-rissa.