Crollo SVB: “niente cigno nero, ma turbolenze in arrivo per start up e banche regionali USA”, l’analisi di Global X
A Piazza Affari profondo rosso per i titoli bancari con l’indice Ftse Italia Banks che solo da giovedì si trova in perdita di quasi l’11%, dimezzando così la performance ottenuta da inizio anno. Nella seduta di oggi i bancari più venduti sono stati Bper Banca, con un calo del 9%, seguito da Unicredit (-8,48%) e Banco Bpm (-7,7%)
Adesso la domanda che si pongono tutti gli investitori è: quali potrebbero essere, a breve e lungo termine, le conseguenze del collasso di SVB?
Ripercorriamo brevemente i fatti: l’8 marzo la Silicon Valley Bank (SVB) ha annunciato la vendita in perdita di una parte del suo portafoglio di asset e l’intenzione di raccogliere nuovi capitali. Questo ha innescato un brusco sell-off sul titolo che è crollato del 60%, scatenando il panico tra i clienti e una vera e propria corsa agli sportelli.
In tal senso, i clienti di SVB hanno tentato di ritirare 42 miliardi di dollari di depositi solo nella giornata di giovedì, e la banca è stata successivamente posta in amministrazione controllata dallo Stato della California, per poi essere rilevata dall’FDIC. Ecco che nel giro di un giorno SVB è diventata il secondo più grande fallimento bancario USA di tutti i tempi, secondo solo a Washington Mutual nel 2008.
Caso isolato o effetto contagio?
La buona notizia è che SVB sembrerebbe essere un caso relativamente isolato, infatti la banca non è classificata come banca di importanza sistematica dal Financial Stability Board.
Da questo punto di vista, secondo Rohan Reddy, research analyst di Global X, “il caso SVB si è trattato probabilmente più di uno sbilanciamento di liquidità (dovuta allo specifico business model della banca) e di un singolo caso di assunzione di rischi eccessivi, piuttosto che di un grave problema di credito, il che significa che l’effetto contagio potrebbe essere molto più limitato rispetto al 2008″.
Le banche USA sono più diversificate di SBV
Come sottolinea l’analista di Global X, “la maggior parte delle banche americane, dopo il periodo post-2008, ha aumentato i propri profili di rischio ed è sottoposta a un significativo controllo normativo con i requisiti di Dodd-Frank e Basilea”.
Ecco che quello che differenzia le principali banche USA da SVB è che la maggior parte di esse sono molto più diversificate per quanto riguarda gli asset, la clientela e le linee di business.
Tuttavia, in questo momento e in questo contesto, le banche regionali o medio-piccole rischiano comunque di non essere viste di buon occhio dal mercato per qualche tempo, a causa della maggiore concentrazione delle esposizioni, “ma anche in questo caso si tratta spesso di concentrazioni geografiche, non di concentrazioni di linee di business e di profili di clientela, come accadeva per SVB”.
SVB è una crisi di liquidità non di credito
La distinzione tra crisi di liquidità e crisi di credito rende la situazione di SVB diversa da quella del 2008. In questo caso infatti i depositanti di SVB potrebbero addirittura essere ampiamente risarciti o non subire perdite significative sui loro depositi quando la situazione si sarà stabilizzata.
Come avverte Rohan Reddy, research analyst di Global X, le lezioni da apprendere sono comunque molte.
In primo luogo bisogna considerare la diversificazione dei partner bancari: i clienti istituzionali (e non) cercheranno di diversificare i loro partner bancari per limitare il rischio, se non lo stanno già facendo.
C’è poi la questione della diversificazione della clientela bancaria: dopo quello che è accaduto a Silvergate (clientela di società dell’industria cripto) e SVB (clientela di società venture-backed), gli istituti bancari potrebbero essere ancora più propensi alla diversificazione della base di clienti. Certo, una base di clienti concentrata può produrre riconoscibilità del brand, fedeltà e, in ultima analisi, importanti rendimenti nei periodi di boom, ma le conseguenze nei periodi di crisi possono essere significative o, in casi estremi come questi, portare al fallimento.
Impatto sulle start up
Nel complesso, al di là delle perdite degli investitori, gli eventi di SVB potrebbero non avere un impatto economico significativo. Da questo punto di vista, “le start up, sia nella Silicon Valley che altrove, potrebbero avere problemi a breve termine: il funding, visto anche l’attuale contesto di mercato, potrebbe temporaneamente inaridirsi, con gli investitori che valutano i rischi di quanto accaduto.
“A livello di mercato l’impatto potrebbe essere isolato al settore finanziario, con alcune banche potenzialmente scambiate a sconto nel prossimo futuro. Tuttavia, come abbiamo già detto, non sembrano esserci grosse crepe nell’economia. Le società non redditizie e in fase di pre-redditività sono già state oggetto di scrutinio da parte del mercato negli ultimi due anni, ed è probabile che un evento come questo dia credito alla teoria secondo cui le società di migliore qualità se la caveranno meglio.
In un simile contesto, secondo l’analista di Global X, “i grandi istituti bancari diversificati, come JP Morgan e Bank of America, potrebbero risultare vincenti in scenari come questo, se le banche più piccole, più concentrate o regionali vedessero allontanarsi opportunità di business.