Crediti deteriorati e banche: si torna ai livelli pre-crisi. UniCredit e Intesa proseguono impegni su maxi cessioni Npl
Giornata decisiva per i dossier che riguardano la dismissione di crediti problematici di Intesa Sanpaolo e UniCredit. In un contesto settoriale in cui oggi pesano le incertezze legate al destino delle due banche venete, i due maggiori istituti creditizi italiani portano avanti i progetti per ridurre lo stock di sofferenze così come delineato nei piani strategici dei rispetti management.
Sul fronte Intesa la situazione si presenta già ad uno stadio abbastanza avanzato. Scade oggi infatti il termine per presentare le offerte di acquisto di un portafoglio da 1,3 miliardi di euro di Npl con sottostante beni immobili e progetti di sviluppo da rivalutare. Nel dettaglio, i potenziali interessati all’investimento saranno chiamati ad investire in un veicolo Spv 130 creato ad hoc per massimizzare la capacità di recupero sui crediti sottostanti. Secondo le indiscrezioni fornite dalla stampa nazionale, per ora i fondi interessati all’operazione sarebbero Fortress, Cerberus, Pimco, Starwood e Tpg-Prelios.
Nei prossimi giorni inoltre si dovrebbe effettuare il closing per la cessione di un portafoglio di Npl fra i 2 e i 2,5 miliardi di euro alla cordata di fondi formata da Crc e Bayview.
Se a Cà de Sass la situazione appare chiara e ben delineata, anche dalle parti di Piazza Gae Aulenti si smuovono le acque. Infatti, mentre procede spedita l’operazione per la vendita dei 17,7 miliardi di sofferenze nell’ambito del progetto Fino, oggi l’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier ha annunciato la dismissione di un maxi portafoglio di Npl con sottostanti beni immobiliari dal valore lordo di circa 1,5 miliardi di euro. Si tratta di immobili industriali, commerciali, uffici e turismo residenziale, beni su leasing di cui la banca è riuscita ad entrare in possesso. Nell’operazione vi sarebbe già un accordo di massima con tre partner: Sistemia, Yard e It Auction.
Anche per UniCredit dunque si procede a vele spiegate verso la realizzazione del piano Transform 2019, che prevede l’eliminazione di 30 dei 74,8 miliardi di crediti deteriorati lordi iscritti a bilancio al 30 settembre scorso. Secondo il piano presentato a dicembre dall’Ad Mustier, per convincere gli investitori a mettere sul piatto i 13 miliardi necessari alla maxi ricapitalizzazione, l’Npe ratio (la quota di crediti deteriorati sul totale degli impieghi, ndr) dovrebbe scendere dal 15,1% di fine settembre all’8,4% entro fine 2019.
L’impegno delle due principali banche del Belpaese attesta dunque l’impegno dell’intero sistema creditizio italiano per uscire dal guado della crisi Npl e tornare al servizio dell’economia reale. Impegno certificato anche dai numeri snocciolati da Abi e Cerved nel rapporto sull’outlook delle sofferenze del settore bancario italiano.
I crediti deteriorati, noti anche come NPL (non-performing loans) sono tornati ai livelli precedenti la crisi, e si prevede per il periodo 2017-2018 una ulteriore accelerazione della loro flessione. E’ quanto certificano dal rapporto prima citato, in cui si legge che c’è “un ritorno ai livelli pre-crisi del flusso di crediti deteriorati e un calo dell’incidenza delle nuove sofferenze per le società con più di 10 addetti, per le imprese industriali e per quelle che operano nel Nord”. In particolare: “nel biennio 2017-18 il rischio delle imprese è atteso in calo in tutta l’economia, con un restringimento dei divari attuali tra dimensioni, settori e aree geografiche”.