Credit Suisse e il report banche italiane: tra incertezza manovra e fattore Turchia è questa la preferita
I titoli delle banche italiane sono convenienti ma non amati, principalmente a causa delle preoccupazioni politiche ed economiche che riguardano l’Italia. E’ quanto scrive Credit Suisse in una nota dedicata alle banche italiane: “All eyes on the Budget Law: Revising Estimates and Target Prices” ovvero, tradotto: “Tutti gli occhi sulla legge di bilancio: revisione delle stime e dei target price”.
“L’aumento degli spread sovrani, che sono correlati in modo negativo ai corsi azionari delle banche, ha condizionato la loro recente sottoperformance, se si considera la loro esposizione ai titoli di stato (il 156% del patrimonio tangibile del secondo trimestre del 2018)”. Di fatto “lo spread è balzato dai 127 punti base del primo trimestre del 2018 a 238 punti base del secondo trimestre”, valore che gli analisti della banca svizzera definiscono “il nuovo normale”.
La nota continua:
“L’impatto sul CET1 delle banche italiane è stato di -36 punti base nel secondo trimestre dell’anno”. E’ vero che gli istituti stanno vivendo un momento solido in relazione alla loro qualità degli asset – continua Credit Suisse – ma questo fattore non è sufficiente”.
Il miglioramento nell’attività di pulizia di bilancio è tutto certificato nei numeri.
Nel secondo trimestre del 2018 le banche italiane hanno assistito a una riduzione sostanziale degli asset non performanti (NPE), a 142 miliardi di euro, dai 185 miliardi di euro precedenti, con una flessione che è stata del 23% su base trimestrale. L’NPE ratio lordo si è attestato così all’11,1%, meglio del 12% atteso da Credit Suisse, in calo rispetto al 14,2% del primo trimestre del 2018″.
E lo smobilizzo dei crediti deteriorati dovrebbe continuare, con il ratio che dovrebbe scendere al di sotto del 10% entro la fine dell’anno, stando ai piani di riduzione degli NPL (non-performing loans) delle banche”.
Tra le grandi banche, quella che Credit Suisse preferisce è Intesa SanPaolo. In generale, “rimaniamo cauti sulle banche italiane in attesa della legge di bilancio e dell’opinione delle agenzie di rating”. E’ vero comunque che, “visti i livelli più alti di redditività, del CET1 e considerata, anche, la migliore qualità degli asset, le banche italiane a larga capitalizzazione offrono ora un rapporto rischio-premio migliore rispetto a quello delle small cap”.
Riguardo a Intesa SanPaolo, considerando la volatilità dello spread e altri rischi, come la Turchia, “crediamo che ISP (l’unico titolo che ha un rating outperform, con target price a 2,9 euro, anche se rivisto al rivasso dai precedenti 3 euro) sia la più appetibile tra gli istituti italiani”.
Riguardo ad altre singole banche, Credit Suisse ha rivisto al rialzo l’outlook sugli utili aggregati del settore bancario italiano del 2% per il 2018, dell’1,5% per il 2019 e dello 0,3% per il 2020.
A UniCredit è stato assegnato un rating neutral, a fronte di un target price che scende da 16,5 a 15,9 euro; il target price di Ubi Banca scende da 3,8 a 3,7 (a fronte di un giudizio neutral), da 2,4 a 2,2 per Mps (giudizio underperform). Rivisti al ribasso anche i target price di Bper e Banco BPM, che passano rispettivamente da 4,9 a 4,8 euro e da 2,8 a 2,5 euro. Entrambe le banche hanno un rating neutral.
Sicuramente, un momento cruciale per le banche e per l’Italia intera sarà rappresentato secondo quanto afferma la nota di Credit Suisse dalla presentazione, il prossimo 27 settembre, della legge di bilancio. La manovra “dovrebbe essere un catalizzatore per le banche italiane, visto che avrà implicazioni sia sugli spread che sull’outlook del rating del paese. Il numero chiave sarà il target del rapporto deficit-Pil per il 2019: un valore inferiore al 2% sarebbe una buona notizia, mentre uno più vicino al 3% rappresenterebbe una cattiva notizia“.