Notizie Notizie Mondo Crac Svb: Kairos spiega l’impatto su bond e azioni

Crac Svb: Kairos spiega l’impatto su bond e azioni

14 Marzo 2023 14:18

SVB, Signature Bank, ancora prima Silvergate, che annuncia la liquidazione. Cosa succede alle banche americane?

Nella sua nota “Al 4° piano”, Alessandro Fugnoli – Strategist di Kairos, spiega la crisi esplosa sui mercati a seguito della carrellata di annunci relativi a Svb-Silicon Valley Bank e ad altre banche regionali Usa, partendo da come la crisi stessa che ha scioccato il mondo si è generata.

“Ci sono errori delle banche, che hanno investito in strumenti a lungo termine che con il rialzo dei tassi hanno perso valore; c’è un’evidente carenza di vigilanza da parte dei regolatori; c’è poi una fuga dei depositanti dai rendimenti vicini a zero offerti dalle banche verso i rendimenti molto più interessanti offerti dai titoli del Tesoro brevi.

Concentrandosi su questo ultimo aspetto, Fugnoli scrive che “questa fuga, fino a un certo punto non preoccupa le banche, che in questa fase prestano meno soldi e hanno quindi meno bisogno dei capitali dei depositanti”.

Detto questo, “se però la fuga assume dimensioni più serie, la banca è costretta a liquidare i suoi titoli in perdita e il suo capitale viene eroso”.

E’ quanto è accadito, per l’appunto, alla cosiddetta banca delle start-up, Silicon Valley Bank (Svb) con sede a Santa Clara, in California.

Lo strategist di Kairos riassume quanto avvenuto negli ultimi giorni, focalizzandosi sulla “risposta molto rapida” arrivata dalle autorità federali degli Stati Uniti, ovvero dalla Federal Reserve di Jerome Powell e dal Tesoro americano guidato dall’ex numero della Fed, Janet Yellen.

Di fatto, nella giornata di domenica, Fed, Tesoro e FDIC, quest’ultima autorità di garanzia sui depositi, hanno annunciato che tutti i depositi dei clienti con conti presso Svb Silicon Valley Bank sono blindati.

Questo significa che i depositanti di Svb non perderanno un dollaro. E non solo i depositanti di Svb, ma anche i correntisti di Signature Bank.

Anche Signature Bank, attiva nel mondo crypto, è stata infatti chiusa dalle autorità federali americane.

Con il loro grande annuncio, Fed, Tesoro Usa e FDIC hanno reso nota anche la creazione di un nuovo strumento Bank Term Funding Program (BTFP) volto a proteggere i depositanti, ovvero i titolari dei conti correnti e ad offrire anche finanziamenti agli istituti di credito.

Lo strumento offrirà prestiti fino alla durata di un anno a banche e altre istituzioni finanziarie.

“Questa mossa – hanno annunciato le autorità federali americane – è volta ad assicurare che il sistema bancario Usa continui a svolgere le sue funzioni vitali, al fine di proteggere i depositi e per fornire accesso al credito alle famiglie e alle imprese, in un modo che sostenga una crescita economica sostenibile e solida”.

Rassicurazioni sulla solidità delle banche americane sono arrivate dallo stesso presidente degli Stati Uniti, Joe Biden,seppur con esiti piuttosto deludenti, come hanno dimostrato i tonfi delle banche regionali, che si sono presentati anche nella sessione di ieri.

Oggi, tuttavia, il clima a Wall Street sembra più sereno, tanto che il titolo First Republic mette a segno un rally di oltre il 20%, dopo essere affondato alla vigilia del 62%.

E i buy si manifestano nonostante la mossa di Moody’s.

Mossa anti-corsa agli sportelli. Le implicazioni

Riferendosi allo scudo anti-ban run sfornato dalle autorità federali americane, Alessandro Fugnoli di Kairos sottolinea che “questa risposta intende ridare fiducia e rallentare il processo di fuga dei depositanti”.

“Probabilmente – aggiunge lo strategist – sarà efficace. Resteranno però aperti due problemi”:

  • Il primo è che solo i depositi fino a 250mila dollari sono fino a questo momento garantiti.
  • Il secondo è che il divario tra i rendimenti sui depositi e quelli dei titoli di stato dovrà ridursi, altrimenti le banche si ritroveranno presto o tardi in una crisi di liquidità. Aumentare il rendimento dei depositi ridurrà però i margini delle banche, già colpiti dalla curva dei tassi invertita.

Nella sua nota “Al 4° piano”,  lo strategist di Kairos mette in evidenza che “la tensione sulle banche si unisce alle prime avvisaglie di rallentamento del ciclo economico americano”, facendo notare che “anche il mercato del lavoro, che reagisce in ritardo al mutamento di direzione del ciclo, mostra alcuni segni di allentamento delle sue tensioni”.

Certo, “visto dai mercati, questo rallentamento ha effetti positivi finché contiene le pressioni inflazionistiche e spinge la banca centrale a rallentare o addirittura a sospendere il rialzo dei tassi”.

Detto questo, se “il rallentamento è solo la prima tappa di un processo che alla fine porterà a una recessione, allora il mercato azionario diventa più cauto”.

Alessandro Fugnoli fa notare che “fino a oggi, il ciclo di rialzi dei tassi ha colpito molto più l’obbligazionario dell’azionario. Si è creata in effetti una sopravvalutazione evidente dell’equity rispetto ai bond”.

Il contesto però è in via di trasformazione, di “riequilibrio”, come riassume lo stesso titolo della nota di Fugnoli:

“I movimenti degli ultimi giorni iniziano a ridurre questa distorsione, facendo recuperare terreno ai bond e deprimendo l’azionario. Per un portafoglio bilanciato questi movimenti si compensano tra loro, a condizione che la parte obbligazionaria sia investita in strumenti a medio-lungo termine”.

Wall Street: supporto importante da parte della Fed?

Per quanto concerne la borsa, invece, secondo lo strategist di Kairos Alessandro Fugnoli “un supporto importante per l’azionario potrà venire dalla politica monetaria se la Federal Reserve interromperà prima del previsto il ciclo di rialzo dei tassi e starà ferma qualche mese per osservare la situazione”.

A tal proposito, “sarà importante, per la Fed e per i mercati, guardare l’andamento dell’inflazione. Se la sua discesa, dopo il rimbalzo dell’ultima fase, riprenderà, allora molte delle tensioni nell’economia e nei mercati si allenteranno”.

Ma se “l’inflazione si assesterà su un livello troppo superiore al 2 per cento, la Fed, magari verso la fine dell’anno, dovrà prendere in considerazione l’ipotesi di ritoccare nuovamente i tassi verso l’alto oppure, più probabilmente, ritarderà alla primavera del 2024 l’avvio del ciclo di ribasso dei tassi”.

Tutto ciò avrà inevitabili ripercussioni sulle strategie di investimento.

Secondo Alessandro Fugnoli, “gli investitori devono organizzarsi per tempi di ripresa ciclica un po’ più lunghi. Il rallentamento dell’economia, infatti, è ancora agli inizi e prenderà velocità nei prossimi mesi”.

In ogni caso, il “2024 resta comunque l’anno della ripresa”, il che implica che “i prossimi mesi saranno dunque da sfruttare per una lenta e graduale accumulazione di rischio”.

Il consiglio finale è dunque, il seguente:

“In questa fase la liquidità potrà essere fruttuosamente parcheggiata in strumenti brevi e sicuri”.