Conti Tim, dopo 5 anni l’Italia rialza la testa. Rete: data x il 30 settembre
La stagione degli utili regna a Piazza Affari in queste prime sedute del mese di agosto. Oltre ai conti di due big del comparto bancario, come Banco Bpm e Bper, sotto la lente dei mercati sono finiti anche conti di Tim. Un trimestre in perdita ma con segnali positivi. Ovvero la crescita dei ricavi e del margine operativo lordo (Ebitda), con una spinta che arriva dalle buone performance della controllata brasiliana ma anche dal business domestico che ha messo a segno la prima crescita dopo 21 trimestri.
Il tutto mentre si guarda sempre al dossier della Rete, con la data x del 30 settembre entro la quale si attende l’arrivo dell’offerta vincolante da parte del fondo americano Usa KKR. Ci sono poi le parole dell’amministratore delegato Pietro Labriola che, in una intervista a “Il Sole 24 Ore“, ha rimarcato come l’obiettivo è rilanciare “la seconda società privata per investimenti in Italia”.
Conti e il ritorno alla crescita in Italia
“I risultati del primo semestre, durante il quale è proseguita l’azione di stabilizzazione e di rilancio del business domestico e l’accelerazione dello sviluppo di Tim Brasil, sono pienamente in linea con i target per l’esercizio 2023 che sono stati comunicati al mercato lo scorso febbraio”. Inizia così la nota relativa ai conti finanziari di Tim, diffusa ieri sera a mercati chiusi. Ecco nel dettaglio alcuni numeri del primo semestre e del secondo trimestre 2023.
Nei primi sei mesi del 2023 Tim ha registrato una perdita di 813 milioni di euro contro il rosso di 483 dell’analogo periodo del 2022, scontando l’effetto negativo di oneri netti non ricorrenti per 437 milioni (287 milioni nel primo semestre 2022). Indicazioni positive sono invece giunte dai ricavi, con quelli da servizi che hanno evidenziato un aumento del 2,3% su base annua a 7,2 miliardi, dall’Ebitda di gruppo che è cresciuto del 4,7% a 3,1 miliardi, “pienamente in linea con i target del 2023”.
Guardando ai numeri del secondo trimestre, Tim ha evidenziato una perdita di 124 milioni contro i 279 milioni di euro del secondo trimestre 2022. Sempre nel secondo trimestre del 2023 i ricavi totali si sono attestati a 4 miliardi di euro (+2,8%) e l’Ebitda è stato pari a 1,6 miliardi di euro (+5,6%). I ricavi da servizi di gruppo sono ammontati a 3,7 miliardi di euro (+1,8% a/a).
Nel secondo trimestre torna il segno positivo nel mercato domestico per la prima volta dopo 5 anni. In particolare, nel business domestico i ricavi totali hanno riportato la prima crescita dopo 20 trimestri (+0,6%) a 2,9 miliardi di euro. Dopo 21 trimestri, ha annunciato Tim, il trend dell’Ebitda si è stabilizzato, registrando una crescita dello 0,5% su base annua a 1,1 miliardi di euro.
Debito, ancora in aumento
Tra le note dolenti sempre quella relativa al debito. Tim ha comunicato che l’indebitamento finanziario netto rettificato è stato pari a 26.163 milioni di euro al 30 giugno 2023, in aumento di 799 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2022 (25.364 milioni di euro). Il perchè? La società ha spiegato: “quale effetto netto della positiva dinamica operativa del semestre cui si è contrapposto il fabbisogno derivante dalla gestione finanziaria e dai maggiori debiti per leasing e dal pagamento dei dividendi in Brasile”.
“L’urgenza di ridurre il debito, soprattutto alla luce dei maggiori aumenti degli oneri finanziari, pone sempre maggiore pressione sull’evoluzione della vendita della NetCo a KKR”, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Capitolo Tim Brasil, i conti trimestrali
Tim Brasil, controllata brasiliana di Telecom Italia e definita dallo stesso a.d. un asset strategico, prosegue il suo percorso di crescita. La società, che ha diffuso i conti qualche giorno fa, ha concluso il secondo trimestre del 2023 con un aumento dei ricavi netti normalizzati del 9,2% rispetto all’anno precedente, per un totale di 5.863 milioni di real brasiliani. Il risultato è stato principalmente determinato dalla forte performance nelle aree chiave di business. Crescita a doppia cifra per l’Ebitda normalizzato, che ha raggiunto 2.914 milioni di real brasiliani (+17,2% su base annua). Nel trimestre in esame l’utile netto normalizzato è balzato di oltre il 100% a 638 milioni di real brasiliani.
Equita, conti coerenti con aspettative
“I risultati sono molto coerenti con le aspettative. Non ci aspettiamo reazioni significative, in attesa di notizie sul processo di cessione di NetCo. Al margine, l’andamento dell’Arpu fisso (ovvero “Average Revenue Per User”, ricavi medi per utente) è a nostro avviso la notizia più rilevante, in quanto sostiene il miglioramento della performance domestica del secondo trimestre”, commentano gli analisti di Equita che hanno mantenuto la raccomandazione di buy, con target price di 0,4 euro.
Stando al consensus raccolto da Bloomberg sul titolo, il 38,1% è posizionato sul Buy e il 52,4% su Hold, mentre il 9,5% dice Sell. Con prezzo obiettivo medio di 0,32 euro e un rialzo potenziale del 23,1%.
Questione offerta vincolante KKR
In occasione della presentazione dei conti, nel comunicato stampa Tim dedica un passaggio finale al dossier Rete. E scrive così: “Il piano di Delayering per la cessione di NetCo sta procedendo secondo i programmi stabiliti: dopo la decisione del consiglio di amministrazione di Tim dello scorso 22 giugno di avviare in esclusiva la negoziazione con KKR, sono in corso tutte le attività necessarie per arrivare alla ricezione di un’offerta conclusiva vincolante entro e non oltre il prossimo 30 settembre”.
Tra meno di due mesi è dunque attesa l’offerta del fondo Usa, ma al momento c’è ancora molta incertezza sui possibili attori che potrebbero entrare nella partita (tra cui la partecipazione della stessa Cdp). Intanto, sempre secondo alcune indiscrezioni stampa, KKR potrebbe presentare in anticipo la sua offerta (i rumors parlano di fine agosto). Il fondo Usa va avanti: avrebbe già fatto partire i colloqui con le principali banche per focalizzarsi sul finanziamento dell’intera operazione che prevede una valutazione della Rete intorno ai 21 miliardi.
L’opposizione di Vivendi
Quello della Rete resta un fronte caldo, soprattutto per la ferma posizione di Vivendi, primo socio di Tim con una partecipazione di quasi il 24 per cento. Qualche giorno fa Arnaud de Puyfontaine, ceo del gruppo francese, che ha lasciato il board di Tim all’inizio del 2023, ha ribadito che “la rete è il gioiello di Telecom e quindi deve essere pagata il giusto prezzo, mentre da quanto si legge nelle indiscrezioni le offerte arrivate alla società sono molto inferiori al vero valore della rete”. E ha rimarcato: “se c’è un piano e una visione per il futuro, la rete deve essere pagata il giusto prezzo”, mentre le offerte giunte sinora sono “molto, molto, molto inferiori al vero valore della rete”. La posizione di Vivendi? “Assicurarsi di avere una valutazione fair”, per poi “decidere cosa fare dopo”.
Ancora di più dopo queste dichiarazioni sono da seguire da vicino le possibili mosse dei francesi. Secondo quanto riportato da “La Repubblica” nei giorni scorsi, Vivendi sarebbe disposta a sedersi al tavolo con il governo ma ad alcune condizioni. Come, ad esempio, riporta ancora il quotidiano romano, la sostenibilità economica della ServCo, la società che resterà dopo la cessione della rete.
Soffermandosi sul tema della Rete e dell’opposizione di Vivendi, nell’intervista al “Sole 24 Ore” l’a.d. Labriola è stato chiaro: “Questo momento non va sprecato”. Poi ha però rimarcato che “è fondamentale il dialogo tra tutti i soci e i vari stakeholder: Vivendi può giocare un ruolo chiave e portare tutti al confronto in maniera costruttiva è importante”. Insomma, per il manager è necessario che tutti i soci contribuiscano per prendere la decisione più giusta e lavorino insieme per costruire un futuro industrialmente e strategicamente migliore per l’azienda.