Confindustria contro lo spread: “tassi sovrani troppo alti” penalizzano l’Italia
Il terzo trimestre 2019 inizia con lo spread che prosegue la sua discesa. Questa mattina il differenziale tra il Btp e il Bund si muove sotto quota 234 punti base, con il rendimento del decennale italiano che si è spinto in basso a ridosso della soglia psicologica del 2%. Nonostante le questioni aperte con Bruxelles sul fronte debito e la procedura di infrazione che pende come una spada di Damocle su Roma, la situazione si è raffreddata rispetto al 2018 e appare maggiormente sotto controllo sul fronte dei titoli di stato anche se dal confronto con gli altri Paesi europei (Grecia a parte) l’Italia ne esce ancora azzoppata.
Il monito di Confindustria
Proprio oggi il Centro studi Confindustria (CsC), presentando la consueta ‘Congiuntura flash‘, punta il dito contro lo spread, sottolinenando che i tassi sono ‘troppo alti’ e penalizzano l’economia italiana.
Più nel dettaglio, gli esperti scrivono: “a giugno il tasso sul Btp decennale italiano è calato, in media, di due decimi, al 2,29%. Ma negli altri paesi dell’Eurozona i rendimenti stanno scendendo molto di più e sono ai minimi storici, non lontano da zero: in Irlanda, per la prima volta, è in territorio negativo (-0,08%), privilegio finora solo della Germania (-0,27%); in Spagna è a 0,51%, in Portogallo a 0,60%“.
Tale deviazione dell’Italia dal trend dei tassi riflette le carenze nella programmazione di una politica economica credibile, in grado di dare fiducia a investitori, lavoratori e imprese. La competitività delle aziende italiane ne soffre. A causa della stretta nell’offerta di credito da metà 2018, infatti, prosegue il calo dei prestiti (-0,6% annuo in aprile), anche se il costo è ancorato ai minimi (1,5%).
Per il Centro Studi Confindustria l’Italia non decolla. “Le condizioni dell’economia italiana sono rimaste deboli nel secondo trimestre”, mettono in evidenza gli esperti rimarcando l’andamento negativo per la produzione industriale, attesa in calo di 0,7%, nonostante un modesto recupero in maggio-giugno (stime CsC). Le imprese vedono la domanda in affievolimento, sia quella interna, sia quella estera. Con un export poco positivo, investimenti in flessione e consumi che non accelerano.