Con i Pir fermi, si guarda alle potenzialità degli Eltif: la view di Equita
Il mondo dei Pir (Piani individuali di risparmio) resta al palo dopo le modifiche alla normativa introdotte con l’ultima legge di bilancio. “Complessivamente, si tratta di una misura più restrittiva che blocca la nascita di nuovi Pir“, dichiara Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita SIM, intervistato da FolTv durante l’Efpa Italia meeting in corso a Torino.
Un nuovo scenario che sta impattando sui numeri della raccolta. “Nel mese di marzo la raccolta dei Pir è stata negativa per circa 2 milioni e anche ad aprile e maggio il trend sarà lo stesso”, aggiunge l’esperto della sim, secondo il quale la raccolta complessiva per il 2019 sarà sostanzialmente uguale a zero per via “delle norme restrittive che limitano di molto la potenzialità di far nascere dei nuovi strumenti Pir. Alla fine, solo i vecchi sottoscrittori di Pir possono fare dei versamenti, e quindi limita di tanto la possibilità di emettere nuovi Pir“. E sul 2020? “Molto dipenderà dalla possibilità di rivedere la normativa. Se si tornasse ai vecchi Pir, probabilmente potremmo ritornare al flusso di 2/3 miliardi all’anno di nuova raccolta”.
Arrivano gli Eltif. Luigi De Bellis si è poi soffermato su quali possono essere i punti di forza degli Eltif. “Il tessuto economico italiano è particolare – puntualizza -. Quello che auspichiamo noi è la presenza di due prodotti diversi: i fondi Pir, vecchi Pir per il cliente retail, e i nuovi fondi chiusi, come gli Eltif, per una clientela più avanzata (come il mondo del private banking)”. “Sono strumenti ottimi – afferma De Bellis riferendosi agli Eltif – sono chiusi e hanno un orizzonte temporale di investimento a medio-lungo termine, almeno 5 anni. Spingono inoltre alla creazione di nuovi fondi specializzati sulle Pmi e infine permette di avere una definizione di Pmi meno stringente rispetto a quella dei Pir”.