Commodity: prezzi del petrolio potrebbero salire di oltre 20% (analisti)
Il petrolio? Entro fine anno potrebbe salire di oltre il 20%. Parola di Giovanni Staunovo, analista per le materie prime di UBS. “Ovviamente, al momento, si tratta di un obiettivo lontano. Ma, per me, il mercato è troppo pessimista”, ha detto l’esperto.
Entro la fine del 2017, Staunovo stima che il WTI (West Texas Intermediate) si spingerà fino a 58 dollari il barile mentre il Brent è visto a 60$. In entrambi i casi il rialzo è superiore di oltre 20 punti percentuali rispetto ai livelli attuali (+25 e +22 per cento rispettivamente).
La stima è basata sull’assunto che nel terzo trimestre “la crescita dell’offerta rimarrà indietro rispetto a quella della domanda spingendo al ribasso le scorte”. Dal fronte dell’output, indicazioni negative potrebbero arrivare dagli Stati Uniti, dove negli ultimi mesi i produttori di shale oil hanno approfittato dalla risalita delle quotazioni e del calo generalizzato dei costi per far ripartire gli impianti.
Secondo le stime del Dipartimento dell’Energia, nel 2017 la produzione della prima economia salirà a 9,31 milioni di barili giornalieri. Per l’analista si tratta di un view troppo aggressiva. “Se i mercati fuori dagli Stati Uniti sono già in deficit, gli Usa non sono immuni da questo processo. Il mercato è globale e quindi influenzerà anche gli Stati Uniti”.
“Vediamo se il conteggio delle trivellazioni della scorsa settimana è destinato ad avviare una tendenza o no”. Nell’ultima rilevazione, l’indice che misura l’andamento delle trivellazioni negli Stati Uniti elaborato da Baker Hughes ha segnato il primo calo da gennaio terminando una serie positiva che durava da 23 settimane.
Per quanto riguarda l’Opec, bisogna fare i conti con Libia e Nigeria che, esentate dal taglio dell’output, stanno registrando a un balzo della produzione. “Bisogna mettere in campo un meccanismo di riduzione nel caso in cui la produzione in arrivo da questi due Paesi ecceda un determinato livello”.