Notizie Valute e materie prime Commodity: oro confida in sponda Fed per il 2019, petrolio paga boom shale oil

Commodity: oro confida in sponda Fed per il 2019, petrolio paga boom shale oil

18 Dicembre 2018 09:17

Cresce l’attesa in vista della Fed. L’ultimo meeting del 2018 sta creando grandi tensioni tra gli investitori con il timore che le strette sul costo del denaro indeboliscano eccessivamente l’economia Usa alla luce anche del peggioramento del contesto globale. 

Timori crescenti che hanno spinto le quotazioni dell’oro neli ultimi mesi. Il metallo giallo si mantiene anche oggi sopra i 1.250 dollari, nei pressi dei massimi da inizio luglio.

Focus sulla Fed

Il mercato considera quasi certo un nuovo rialzo dei tassi questo mese, il quarto del 2018, mentre le prospettive per l’anno prossimo potrebbero cambiare con una banca centrale Usa più accomodante alla luce del deteriorarsi del contesto macro.

A settembre, la Fed aveva previsto tre aumenti dei tassi per il prossimo anno, ma ora diversi operatori si aspettano che la Fed segnalino solo due rialzi dei tassi per il 2019 poiché le prospettive per la crescita globale continuano a indebolirsi.

Nelle ultime due settimane gli investitori in ETF hanno acquistato quasi 0,9 milioni di once d’oro, le quote detenute di metallo giallo sono salite così a 69,6 milioni di once d’oro, sui massimi dalla fine di luglio.

 

 

Tra le commodity continua invece la discesa libera del petrolio. Ieri sera il future sul WTI si è portato sotto il muro dei 50 dollari al barile e anche oggi prosegue al ribasso con l’accentuarsi dei timori sulla domanda abbinati a quelli di un eccesso di offerta. Il Brent a sua volta questa mattina cede quasi il 2% e scivola ai minimi a 14 mesi. 

A pesare sono le previsioni di produzione di shale oil negli Stati Uniti, ora il maggiore produttore mondiale, che alimentano i timori per l’eccesso di offerta. 

Il movimento ribassista del petrolio è dettato anche dal sentiment negativo dei mercati in generale con Wall Street scivolata ieri ai nuovi minimi annui. “Non ci sono ancora chiari segnali di restrizione dell’offerta di greggio – rimarca Warren Patterson, commodities strategist di Ing – e questo probabilmente accadrà solo quando i tagli dell’OPEC + entreranno in vigore il 1 ° gennaio”.

Nel suo ultimo Drilling Productivity Report, l’EIA stima che la produzione di shale oil statunitense aumenterà di 134Mbbls al giorno a 8,17 milioni di barili a gennaio. Riviste al rialzo anche le stime relative alla produzione di dicembre.