Claudio Borghi: sì garanzia Bce su spread ma ‘mia speranza è che euro salti in aria’
Claudio Borghi, presidente della Commissione bilancio della Camera, economista della Lega, indubbiamente anche tra i protagonisti indiscussi dell’estate della finanza italiana. Nelle ultime ore Borghi è tornato a parlare, con un’intervista a Il Foglio, in cui ha affermato chiaramente che “è meglio che l’euro salti in aria”. Così il deputato leghista si è ‘confessato’, commentando quel tweet che ha sconvolto i mercati qualche giorno fa, quando l’economista ha lanciato una sorta di aut-aut alla Bce di Mario Draghi, invitandola a intervenire con una garanzia sullo spread per evitare lo smantellamento dell’euro.
Le sue dichiarazioni erano subito rimbalzate sulla stampa internazionale: a più riprese il deputato leghista aveva rimarcato come fosse fondamentale che la Bce agisse per tutelare i titoli di stato dell’Eurozona, pena il collasso dell’euro. Il riferimento era a una garanzia che l’istituto avrebbe dovuto sfoderare, per impedire che il differenziale tra due stati dell’Eurozona non superasse quota 150. “In assenza di un aiuto della Bce sotto forma di garanzia, l’intero sistema “non sta in piedi”, aveva detto.
In un’altra intervista a Bloomberg Borghi aveva aggiunto legna al fuoco:
“Tutti sanno che il recinto che protegge la preda presto verrà tolto, e la speculazione finanziaria vede il debito della periferia come un facile bersaglio e si sta posizionando in vista dei prossimi sviluppi”. D’altronde, aveva aggiunto, “è significativo che un evento esterno come la Turchia, che non ha nulla a che vedere con l’Italia, produca un effetto simile”.
Ancora, in quelle che sembravano dichiarazioni contro gli attacchi speculativi del mercato, Borghi aveva detto: “Non può esistere un sistema alla mercé dei movimenti di mercato”.
Qualche ora fa Borghi – autore, tra l’altro, della proposta della moneta parallela – riferendosi a quel tweet, ha spiegato o, meglio, si è spiegato: “Ché poi io, a essere sinceri, queste cose le dico contro il mio interesse. Perché in effetti la mia speranza, come sapete, è un’altra”, ha ammesso al Foglio. Ovvero? La frase è arrivata, sempre senza tanti giri di parole: “La mia speranza è che l’euro salti per aria, e si volti finalmente pagina”.
Ma allora perchè quel tweet-appello rivolto alla Bce? Semplice: “Nel contratto di governo non è contemplata l’uscita dall’euro, soluzione che io continuo a ritenere preferibile. Ma dato che non posso fare funzionare le cose come voglio io, cerco almeno di indicare una via che ci permetta di restare nella moneta unica in una maniera decente”.
Nessun dietrofront, dunque: il pensiero di Borghi rimane quello. E, alla domanda se le sue nuove dichiarazioni non rischino di provocare nuove turbolenze sui mercati italiani, l’economista ha risposto:
“Ma non scherziamo. Sono i giornali che attribuiscono gli spostamenti del mercato ai miei tweet. E non è la prima volta. Faccio un esempio: a giudizio di molti quotidiani, e del Foglio in primis, le mie dichiarazioni facevano crollare il Monte dei Paschi in Borsa”.
E qui Il Foglio ha precisato: “Non secondo i giornali: è stata la realtà dei fatti, ma magari fu una bizzarra coincidenza”.
“Sta di fatto – ha continuato il presidente della Commissione di bilancio della Camera, che non si lascia certo condizionare dal suo ruolo nel postare su tweet il “Borghi pensiero” – che quando Tria, giorni fa, ha detto la cosa opposta, proponendo di mettere sul mercato Mps, il titolo non si è certo risollevato”.
Gli investitori ricordano bene la reazione del titolo Mps quando, nel mese di maggio Borghi disse, riferendosi alla banca senese, di “abbandonare l’idea di farci i profitti vendendola a chissacchì” e di “mantenerla come patrimonio del Paese“, auspicandone dunque la nazionalizzazione. Quel giorno Mps venne sospesa per eccesso di ribasso per chiudere con un tonfo dell’8,8%.
Nel colloquio con Il Foglio, Borghi non ha mancato di criticare il ministro dell’economia Giovanni Tria:
“Siamo tutti abbastanza inesperti, come governanti. Giovanni si è assunto il ruolo del tranquillizzatore. Ma il suo errore è quello di pensare che con qualche dichiarazione rassicurante il sistema si stabilizza. Capisco che ciò è conforme col suo incarico di ministro dell’Economia, ma dev’essere chiaro a tutti che il comitato distensivo magari fa scendere lo spread per qualche giorno, ma non è che serve a risolvere nulla di strutturale”.
Dunque, qual è la soluzione e quando ci sarà una vera e propria svolta?
“La svolta arriverà alle elezioni europee di primavera, come dice anche Luigi Di Maio. Lì, finalmente, potrebbero cambiare dei paradigmi a livello continentale. E proprio in vista di quell’appuntamento, trovo utile continuare a indicare i veri temi cruciali del dibattito”.
Sulla garanzia da parte della Bce, Borghi ha insistito: “Sì, perché è evidente che questi tassi di spread non sono giustificabili in alcun modo: scommettere sulla divergenza è demenziale. Se l’Eurozona avesse un senso, i differenziali sarebbero nulli”.
Per poi correggersi: “E va bene: allora si ponga un limite a 150 punti base, che è già intollerabile, a mio avviso. Se nell’Eurozona vogliono mantenere e sostenere l’attuale struttura dei debiti sovrani, devono fare come dico io”.