Citi vede petrolio giù a 65$ in caso di recessione acuta
Il petrolio è stato uno dei pochi asset a ben performare nella prima metà del 2022 e c’è chi come JP Morgan ha recentemente paventato il rischio che tocchi livelli record stratosferici se la Russia reagirà con massicci tagli produttivi all’eventuale introduzione di un price cap da parte dei paesi Occidentali.
Tra gli analisti non c’è però concordia sulla traiettoria che potrebbero prendere nel breve e medio periodo le quotazioni del greggio, anche perchè all’orizzonte si affaccia minaccioso il rischio recessione, che solitamente porta in dote un calo della domanda energetica.
In tal senso gli analisti di Citigroup hanno indicato il rischio che il petrolio Brent possa crollare a 65 $ al barile entro la fine di quest’anno e scendere ancora più giù a 45 dollari entro la fine del 2023, ossia il 60% circa sotto i livelli a cui quota adesso. Previsione che si basa sull’eventualità di uno scenario di recessione acuta che va a ridurre la domanda e ipotizzando l’assenza di qualsiasi intervento da parte dei produttori OPEC+ e su un calo degli investimenti petroliferi.
Questo non è comunque lo scenario di base in quanto gli economisti di Citi non si aspettano che gli Stati Uniti sprofondino nella recessione. “Per il petrolio, l’evidenza storica suggerisce che la domanda di petrolio diventa negativa solo nelle peggiori recessioni globali”, argomenta Citi.
Prospettive per il mercato del petrolio
In generale le attese degli esperti sono di un petrolio che rimanga a livello sostenuti. Il prezzo del petrolio Brent è atteso sopra i 100 dollari al barile a fine 2022, sulla base del 77% dei 163 intervistati all’ultimo survey condotto da Bloomberg Intelligence (BI) che vede rischi orientati al rialzo per il Brent considerando l’aumento della domanda, le scorte basse e la capacità inutilizzata dell’OPEC+ in diminuzione. L’OPEC+ ha per lo più mantenuto la rotta con i suoi aumenti della produzione quest’anno, anche se è probabile che l’aumento effettivo non sia inferiore a tale importo, dato che la maggior parte dei paesi membri ha lottato per tenere il passo con l’obiettivo di aumento della produzione.
Una significativa distruzione della domanda di petrolio potrebbe verificarsi a un prezzo di $ 150 (o inferiore), sulla base del 62% degli intervistati, abbastanza da riportarlo al di sotto di $ 100. Un livello elevato prolungato di prezzo potrebbe quindi portare a una riduzione della domanda, pesando sull’attività economica e alla fine raffreddando la domanda. “L’esaurimento della capacità inutilizzata dell’OPEC+ e la mancanza di altre opzioni di crescita dell’offerta a seguito di anni di sottoinvestimenti suggeriscono che un calo della domanda potrebbe essere l’unico fattore di bilanciamento rimasto del mercato quest’anno, anche se questa non sarebbe una soluzione a lungo termine”, rimarca BI.
Di contro, una recessione non è vista come un effetto importante sulla domanda di petrolio – a differenza di quanto successo con lo scoppio della pandemia Covid-19 (2020) e della crisi finanziaria (2008) – e potrebbe non far deragliare i prezzi.
La domanda globale di greggio è attesa poco inferiore a 100 milioni di barili al giorno (mmbpd) in media nel 2022 stando alle ultime stime dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), per poi risalire a 101,6 milioni di barili al giorno nel 2023.