Cina: avanzo commerciale sopra le stime a giugno. Saldo con gli Usa ai massimi dall’ottobre 2015
Indicazioni decisamente positive quelle arrivate dalle esportazioni cinesi, salite a giugno dell’11,3%. Nonostante anche le importazioni abbiano fatto segnare una crescita a due cifre, +17,2 per cento, l’avanzo commerciale è passato da 40,8 a 42,8 miliardi di dollari. Gli analisti avevano stimato un incremento più contenuto a 42,6 miliardi.
Come di consueto, due sono i dati che saltano all’occhio, quello relativo l’interscambio con gli Stati Uniti e l’andamento delle relazioni commerciali con la Corea del Nord. Per quanto riguarda il primo caso, il surplus ha segnato il livello maggiore dall’ottobre del 2015 passando da 22 a 25,4 miliardi di dollari, nel secondo, le importazioni sono scese del 13,2% (880 milioni di dollari) mentre le esportazioni hanno segnato un +29,1% (1,67 miliardi). La scorsa settimana Donald Trump ha criticato i legami tra Pechino e Pyongyang accusando la seconda economia mondiale di minare le fondamenta della lotta al regime totalitario di Kim Jong-un.
Nel complesso, negli ultimi mesi le importazioni sono risultate particolarmente sostenute in scia degli acquisti di materie prime, e in particolare di minerale di ferro, mentre la crescita dell’export è sintomatica del buono stato di salute dell’economia mondiale.
Per i prossimi mesi “ci attendiamo un rallentamento delle esportazioni a causa delle incertezze di una domanda estera che dovrebbe essere penalizzata dalle tensioni geopolitiche e dalla forza del tasso di cambio CNY/USD”, riporta una nota di Nomura. La pensa diversamente Julian Evans-Pritchard, economista per la Cina di Capital Economics, secondo cui “le esportazioni continueranno a performare in maniera positiva visto l’outlook relativamente buono per i maggiori partner commerciali del Paese”.
Sostanzialmente in linea invece la view sulle importazioni: Nomura si attende “un raffreddamento del mercato immobiliare che a sua volta dovrebbe rallentare la crescita degli investimenti domestici e quindi delle importazioni” e Evans-Pritchard è scettico “che l’attuale ritmo possa continuare a lungo a causa delle tensioni interne”.