Cemento: effetto multa Antitrust su Buzzi Unicem e Cementir a Piazza Affari
Buzzi Unicem e Cementir cedono quota a Piazza Affari dopo la multa da oltre 184 milioni di euro da parte dell’Antitrust che ha accusato 13 società del settore del cemento in Italia di una intesa anti-concorrenziale sui prezzi. Dopo una partenza in fondo al listino principale Buzzi Unicem riesce a limitare i danni con un -0,40%. Più debole Cementir che cede quasi 1 punto percentuale.
Secondo l’autorità, Italcementi, Buzzi Unicem, Colacem, Cementir, Sacci, Cementirossi, Holcim Italia, Barbetti, Cementeria di Monselice, Cementizillo, Cal.me, Cementi Moccia, oltre che l’associazione di categoria Aitec e un rivenditore di materiali edili attivo nella regione Toscana hanno dato vita tra il 2011 e il 2016 ad un’intesa, avente ad oggetto un coordinamento dei prezzi di vendita di cemento sull’intero territorio nazionale, assistito anche da un controllo sistematico dell’andamento delle relative quote di mercato.
Questa pratica “ha comportato, in un contesto di gravissima crisi del mercato del cemento, il raggiungimento di livelli di ricavi e margini aziendali superiori a quelli ottenibili in un contesto concorrenziale, a danno della domanda rappresentata dal settore edile”, ha rilevato l’autorità che ha così deciso di sanzionare i colpevoli con una ammenda complessiva di 184 milioni. Le sanzioni più salate sono state quelle di Italcementi, che dovrà pagare 84 milioni, Buzzi Unicem con una multa di 59,79 milioni. E poi Cementir con poco più di 5 milioni di sanzione e Holcim con 2,38 milioni.
Tempestiva la replica di Buzzi Unicem, che ha respinto le accuse definendole infondate e si è detta “fermamente convinta di aver agito nel pieno rispetto della normativa a tutela della concorrenza”. La società ha fatto sapere che intende impugnare la decisione nelle sedi competenti. Pronta a ricorrere al Tar del Lazio anche Italcementi, che ha negato l’esistenza di un cartello del cemento in Italia. “In particolare – si legge nella nota – Italcementi ritiene che le decisioni commerciali assunte dal precedente management di proporre ai clienti aumenti di prezzi nominali dei prodotti siano state dettate da autonome, solide e logiche motivazioni imprenditoriali”. La società inoltre ritiene “sproporzionata” la sanzione dell’Antitrust da 84 milioni di euro in rapporto al fatturato generato dalla società in Italia.