Carige verso aumento capitale da 630 milioni. Innocenzi su fusione: offerte attese per aprile
“Siamo degni di sopravvivere, non c’è un circolo vizioso inaccettabile. Non è un’azienda che non può riprendersi, ci sono le condizioni per farlo e Carige già oggi sta in piedi”. Così il commissario di Banca Carige, Pietro Modiano, nel corso della presentazione del piano strategico 2019-2023 dell’istituto genovese commissariato a inizio gennaio dalla Bce.
“Quattro o cinque trimestri e saremo in pareggio – ha continuato Modiano, che ha fatto notare che, quello presentato oggi dalla banca “è un piano un po’ particolare di una banca che sta in piedi da sola, ma che lavora in vista dell’intervento di un investitore finanziario che ne assuma il controllo. In questa prospettiva non è l’ultimo piano che si farà per rappresentare il futuro dell’azienda”.
Il riferimento è quel percorso che ormai sembra obbligato finalizzato a unire le sorti di Carige con quelle di un’altra banca o un investitore finanziario.
I punti cardine del piano strategico Carige 2019-2023 sono rappresentati dall’aumento di capitale da varare nell’immediato, per un importo superiore al mezzo miliardo di euro, ergo 630 milioni e, anche, dalla prosecuzione di quell’attività di derisking e di pulizia di bilancio che tutte le banche italiane stanno continuando, in generale, a portare avanti, ansiose di liberarsi di quel giogo insopportabile degli NPL, crediti deteriorati, o meglio ancora degli NPE (asset non performanti).
Il Piano strategico di Carige – si legge nel comunicato della banca – “si snoda attraverso tre fasi, finalizzate all’obiettivo di un reale risanamento dei fondamentali della Banca”:
- Nell’immediato (2019): il definitivo derisking degli attivi e il rafforzamento patrimoniale (aumento di capitale annunciato, pari a 630 milioni di euro).
- Nel breve termine (fine 2019 – inizio 2020): il raggiungimento del pareggio di bilancio.
- Nel medio – lungo termine (2020 – 2023): una profittabilità sostenibile
Il rafforzamento patrimoniale, viene spiegato, avverrà “tramite un Aumento di Capitale da €630 milioni – destinato anche al rimborso delle obbligazioni subordinate sottoscritte dallo SVI – e la riduzione delle attività ponderate per il rischio (RWA). L’importo complessivo dell’Aumento di Capitale comprende gli originari €400 milioni, €120 milioni per l’ulteriore derisking, €65 milioni per ulteriori investimenti nella rivoluzione lean/digitale e €45 milioni per compensare gli effetti negativi dell’Assemblea dello scorso 22 dicembre”.
Carige parla di “significativo rafforzamento della struttura di Bilancio che permetterà” alla banca di “raggiungere solidi ratio patrimoniali (CET1r e TCR attesi al 14% a fine 2019)”.
Intanto, riguardo all’interesse che è stato manifestato da parte di più soggetti nei confronti di Carige, l’altro commissario Fabio Innocenzi ha spiegato che “offerte vincolanti per la business combination potrebbero arrivare “nel mese di aprile”.
Innocenzi ha puntualizzato che i potenziali interessati si dividono in due categorie: “quelli che sono interessati alla banca e quelli che sono interessati a tutto (banca e NPL)”.
Si spiega così la decisione dell’istituto di tenere ancora aperto il contratto siglato in merito a una offerta vincolante per gli npl: in questo modo, il soggetto interessato alla fusione potrà scegliere se sfruttare l’opportunità data dal contratto di vendita esistente o se acquistare solo i crediti deteriorati.
Nella giornata di ieri, il Sole 24 ha parlato di cinque manifestazioni di interesse per Carige, alla vigilia della presentazione del piano industriale:
“Si parla di cinque manifestazioni di interesse che sono arrivate nel corso dell’ultimo mese: tre da parte di fondi (si parla della divisione private equity dell’asset manager Usa Blackrock e di Apollo) e due da parte di soggetti bancari (circola il nome del Credito Emiliano)”. Su BlackRock, indiscrezioni sull’interesse del fondo Usa erano state già riportate dal quotidiano Il Messaggero, che aveva scritto che il colosso mondiale con 6.000 miliardi di dollari di asset in gestione, presente massicciamente in Italia con quote in molte delle principali blue chip di Piazza Affari, si era fatto avanti di recente aggiungendosi alla lista degli altri fondi interessati (Attestor Capital, Varde Partners e Bridgepoint).