Carige: spuntano due pretendenti, Mincione conferma e ‘tifa’ per fusione con una banca
Si avvicina l’appuntamento con il nuovo piano di Carige, in arrivo il prossimo 27 febbraio. Continuano a susseguirsi le voci di possibili interessi a un’aggregazione con l’istituto ligure e le ultime portano all’estero. Il Secolo XIX riporta l’arrivo di due manifestazioni d’interesse su Carige è stata riportata oggi da Il Secolo XIX, ed entrambe sarebbe straniere. Il quotidiano rimarca come nomi esteri circolati nel recente passato, ossia Crédit Agricole e Bnp Paribas, sono ritenuti poco probabili in quanto è difficile per un gruppo bancario di grandi dimensioni avvicinarsi a una banca come Carige, che ha al proprio interno un azionista che ha perso molto (Malacalza, ndr) col quale è necessario negoziare prezzo e condizioni. Raffaele Mincione, intercettato in centro a Milano, ha parlato anche lui di “un paio di banche” che stanno guardando all’istituto genovese, specificando però di non saperne i nomi. Secondo l’azionista che attraverso Pop 12 detiene una quota attorno al 5% in Banca Carige, un istituto bancario potrebbe ottenere maggiori benefici da un’integrazione con Carige rispetto a quelli che potrebbe ricavare un fondo. “Penso che difficilmente chi si presenta come fondo riesca ad estrarre un’operazione di buon senso”, così Reteurs riporta le parole di Mincione, ricordando che una banca può mettere a bilancio “i peccati di oggi che diventano magari le qualità di domani” riferendosi in particolare ai crediti fiscali di Carige.
Mincione poi si è detto sorpreso della tempestività con cui molte banche abbiano svalutato in misura significativa le quote versate allo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) per sottoscrivere il bond da 320 milioni emesso da Carige a fine novembre per ripristinare i coefficienti patrimoniali.
Via libera della Camera al testo del Dl Carige
Oggi l’Aula della Camera nel frattempo ha dato il suo via libera al decreto legge Carige con 461 voti a favore, 27 contrari e due astenuti. Il testo esce da Montecitorio e passa al Senato con un’unica modifica a firma del M5S che prevede l’obbligo in capo al ministero dell’Economia di trasmettere alle Camere ogni quattro mesi una relazione con gli interventi effettuati, le risorse erogate e le relative finalità di spesa in applicazione del decreto legge. Il resoconto dovrà poi indicare le informazioni “attinenti al profilo di rischio e al merito di credito, riferite alla data nella quale sono stati concessi i finanziamenti, dei soggetti nei cui confronti” l’istituto “vanta crediti, classificati in sofferenza, per un ammontare pari o superiore all’1% del patrimonio netto”. Prossima data cruciale per l’istituto genovese è il 27 febbraio quando verrà alzato il velo sul nuovo piano strategico 2019-2021 predisposto dai tre commissari in collaborazione con Boston Consulting Group.