Notizie Notizie Italia Carige, soluzione italiana per la banca a rischio liquidazione? Bper apre, mentre circolano rumor su interesse Cassa Centrale

Carige, soluzione italiana per la banca a rischio liquidazione? Bper apre, mentre circolano rumor su interesse Cassa Centrale

5 Luglio 2019 11:07

La Bper di Alessandro Vandelli apre a una eventuale acquisizione di Banca Carige, la banca ligure a a rischio di liquidazione, che ha tempo 25 giorni circa per rastrellare 800 milioni di euro. Bper si presenta come possibile cavaliere bianco, pronto a salvare l’istituto, ma detta anche precise condizioni. L’impatto sul capitale di Bper – ha detto Vandelli nel corso dell’amministrazione straordinaria della banca – dovrebbe essere, infatti, neutro. L’acquisizione potrebbe avvenire, dunque, soltanto se si ricorresse allo stesso schema utilizzato per Intesa SanPaolo-banche venete, (che ha visto la prima versare un prezzo simbolico di 1 euro per gli asset ‘buoni’ di Popolare di Vicenza e Veneto Banca”.

“Quello che fu fatto con le banche venete rese l’operazione neutrale sotto il profilo patrimoniale per il soggetto che le ha acquisite” ha detto Vandelli, aggiungendo che “quella condizione fu realizzata in un certo modo attraverso emissioni di cassa da parte dello Stato”.

L’operazione Intesa SanPaolo-banche venete suscitò non poco clamore nell’opinione pubblica italiana, tanto da portare l’AD dell’istituto torinese, Carlo Messina, a scendere in campo e a respingere subito al mittente le provocazioni circa i vantaggi della transazione, che vide l’istituto aggiudicarsi la parte buona senza esborsi, anzi ricevendo una dote dallo Stato di 5 miliardi.

OPERAZIONE INTESA-BANCHE VENETE. COSI’ MESSINA SI DIFESE DALLE ACCUSE

“Nessun regalo – disse allora Messina in una lunga intervista concessa a Repubblica – la nostra banca non ha chiesto di comprare le attività delle venete, ma è arrivata a questa operazione perchè è stata chiamata dall’advisor del Tesoro a partecipare a un’asta. A quell’asta si sono presentate altre primarie banche internazionali”. 

Sui 5 miliardi di euro di dote arrivati dallo Stato, il numero uno di Intesa rispose: “In questi ultimi mesi le due banche venete hanno avuto bisogno di interventi sostanziosi a sostegno della loro liquidità: si tratta di 10 miliardi di titoli emessi dalle banche, collocati presso investitori istituzionali e garantiti integralmente dallo Stato. Ecco, se oggi quelle banche fossero fallite i 10 miliardi di garanzie pubbliche sarebbero andati a coprire le perdite di chi aveva i titoli”.

Era il giugno del 2017 e il decreto del governo Gentiloni scongiurava il bail-in di Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

NON SOLO BPER: RUMOR SU INTERESSE CASSA CENTRALE SU CARIGE

Tornando al presente e, in particolare, alle dichiarazioni di Alessandro Vandelli, l’AD di Bper ha affrontato il caso Carige, precisando che oggi “bisogna capire se ci sono le stesse condizioni (che resero possibile l’acquisizione delle banche venete da parte di Intesa) per fare un’operazione di questo tipo”. Insomma, è necessario “capire se c’è uno sforzo patrimoniale e finanziario che deve sostenere chi la acquisisce o se questo sforzo patrimoniale viene adempiuto come fu fatto per le venete o in maniera differente“.

Vandelli ha parlato in occasione dell’amministrazione straordinaria di Bper, che ieri ha visto i soci dare il via libera alla proposta di aumento di aumento di capitale da 171,7 milioni e all’emissione di un bond convertibile additional tier 1 da 150 milioni, per l’acquisto del 49% del Banco di Sardegna (Bds) dalla Fondazione di Sardegna.

Nel corso della conferenza stampa, il ceo ha rimarcato il suo punto di vista sul dossier Carige:

Credo che sia questo il cuore del problema: di trovare una soluzione per Carige che veda anche istituti pronti a realizzare” l’operazione. Ed è così, visto che il recente piano di salvataggio della banca ligure mette in primo piano l’Fitd, il Fondo italiano di tutela dei depositi: dunque, il sistema bancario italiano.

Ma per Carige si prospetta un’altra soluzione all’italiana, anche se in questo caso si tratta di rumor, riportati da Mf.  La soluzione, secondo le indiscrezioni, potrebbe vedere protagonista la Cassa centrale.

Di fatto, “secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, nei giorni scorsi Cassa Centrale Banca avrebbe firmato un non-disclosure agreement con i vertici dell’istituto genovese per avviare un esame preliminare dei conti (non si tratterebbe ancora di una due diligence formale) e studiare la fattibilità di un’alleanza industriale. Un’alleanza che, secondo le intenzioni dei vertici di Cassa Centrale, dovrebbe fare leva sulla comune vocazione retail dei due gruppi e sul loro forte radicamento territoriale. L’istituto presieduto da Giorgio Fracalossi non sarebbe comunque interessato a rilevare subito il 100% di Carige. Cassa Centrale, uno dei due gruppi cooperativi nati dalla riforma, si muoverebbe infatti in tandem con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), che la scorsa settimana ha assunto la regia del salvataggio per condurlo verso una soluzione di sistema. II veicolo presieduto da Salvatore Maccarone si muoverebbe attraverso lo schema volontario e quello obbligatorio”.

Si fa intanto sempre più preoccupante la situazione in cui versa Carige. Ieri il Sole 24 Ore ha riportato che stanno emergendo alcuni dubbi sul ruolo che nel salvataggio potrebbe essere ricoperto da Credito Sportivo.
Fonti Cinque Stelle hanno parlato infatti di problemi «tecnici insormontabili» che, ha sottolineato ancora il quotidiano di Confindustria, “renderebbero pressochè impossibile il contributo dell’istituto pubblico – posseduto all’80% dal Mef – all’aumento di capitale in particolare sul fronte dell’equity, che appare escluso. Sarebbe invece possibile, almeno in teoria, la sottoscrizione di un subordinato Tier 2, bond che peraltro fa parte del piano di rafforzamento di Carige”. In tutto questo, sottolinea ancora il Sole, “fonti di governo dei Cinquestelle escludono che nel Governo ci sia la volontà di procedere con la nazionalizzazione della banca. Al contrario, ci sarebbe l’intenzione di trovare quanto prima un piano che risolva le difficoltà dell’istituto”. A essere sbarrata, ciliegina sulla torta, sarebbe anche la soluzione di ultima istanza prevista dal decreto Carige del governo M5S-Lega, quella della ricapitalizzazione precauzionale.

“La riunione chiarificatrice a Palazzo Chigi, da una parte i tecnici di Tesoro e Bankitalia, dall’altra i politici della maggioranza di governo, in agenda da lunedì, ha chiarito alcuni aspetti del dossier – ha scritto ieri il quotidiano economico-finanziario – Non tutti. Il principale, come emerge, è che la soluzione della ricapitalizzazione precauzionale dello Stato – prevista fino a un miliardo dal decreto di sei mesi fa, che pure è esecutivo – pare al momento impraticabile. Il motivo, secondo i tecnici, è che Carige potrebbe in seguito a un esame sui crediti denotare un deficit di capitale per “perdite pregresse o probabili”, ipotesi che vieterebbe la fattispecie sfruttata nel 2017 per Monte dei Paschi. Quindi ci sono 25 giorni, tanti ne ha dati la Banca centrale europea, per trovare 800 milioni, oppure l’istituto rischia la liquidazione”.