Carige: in arrivo il piano industriale. Spuntano nomi su potenziali interessati alla banca commissariata da Bce
Conto alla rovescia per la presentazione del piano industriale di Carige, che avverrà nella giornata di domani, mercoledì 27 febbraio.
Mercati sull’attenti, dopo che la banca genovese si è confermata triste protagonista del sistema bancario italiano, a partire dai primi giorni del 2019. L’istituto, a inizio gennaio, è stato commissariato infatti dalla Banca centrale europea: una notizia che ha scioccato l’Italia, alimentando anche diverse polemiche sul ruolo della Bce.
Immediato l’intervento della Consob, che ha sospeso le contrattazioni del titolo, per evitare movimenti eccessivi legati alla carrellata di indiscrezioni che, di fatto, hanno fatto la cronaca del gruppo da quando è entrato in amministrazione straordinaria.
Nel confermare di essere stata commissariata da Francoforte, lo scorso 2 gennaio, la banca ha rassicurato subito sulla propria operatività, precisando che sarebbe stata “garantita la consueta operatività senza alcun impatto su clienti, depositanti e dipendenti”.
Il commissariamento era stato deciso dopo il no di Carige all’aumento di capitale da 400 milioni che era stato ordinato dalla Bce. La proposta non era passata a causa dell’astensione della famiglia Malacalza, socio di riferimento con il 27,5% del capitale dell’istituto.
Il caso Carige aveva soffiato sul fuoco della paura dei correntisti italiani per la solidità del sistema bancario. Immediato, di conseguenza, l’intervento del governo M5S-Lega con un decreto ad hoc , mentre circolavano diverse ipotesi come quelle di una Carige Francia o di una fusione con Mps.
Il quotidiano La Repubblica faceva i nomi dei big UniCredit, Carispezia e Ubs come potenziali acquirenti in lizza per salvare Carige (Carispe fa capo a Credit Agricole), mentre montavano le polemiche sull’opzione di una ricapitalizzazione precauzionale contemplata dal decreto, anche se come ipotesi residuale.
Intanto si riaffacciavano altri nomi, come quelli di Ubi Banca e Banco BPM, che tuttavia hanno sempre preso le distanze dal dossier. Basti pensare a tal proposito all’ultima dichiarazione rilasciata da Giuseppe Castagna, Ad di Banco Bpm, a margine della conferenza Equity and Debt Investments in Italy, riportata oggi da un articolo del Sole 24 Ore.
“E’ ovvio che per il momento non c’è una situazione per la quale la nostra banca sta guardando a Carige, dopodiché vedremo gli sviluppi – ha detto Castagna – Bisogna essere rispettosi delle altre società, lo sappiamo bene noi che siamo andati in una situazione di ristrutturazione importante. Loro ora stanno cercando una soluzione di mercato, che tutti ci auguriamo che possano trovare. Per ora ci limitiamo a questo”.
CINQUE MANIFESTAZIONI INTERESSE PER CARIGE: TRE DA FONDI, DUE DA SETTORE BANCARIO
Nello stesso articolo il Sole 24 ha parlato di cinque manifestazioni di interesse per Carige, alla vigilia della presentazione del piano industriale:
“Si parla di cinque manifestazioni di interesse che sono arrivate nel corso dell’ultimo mese: tre da parte di fondi (si parla della divisione private equity dell’asset manager Usa Blackrock e di Apollo) e due da parte di soggetti bancari (circola il nome del Credito Emiliano)”. Su BlackRock, indiscrezioni sull’interesse del fondo Usa erano state già riportate dal quotidiano Il Messaggero, che aveva scritto che il colosso mondiale con 6.000 miliardi di dollari di asset in gestione, presente massicciamente in Italia con quote in molte delle principali blue chip di Piazza Affari, si era fatto avanti di recente aggiungendosi alla lista degli altri fondi interessati (Attestor Capital, Varde Partners e Bridgepoint).
In questi due mesi scarsi, a partire da quel 2 gennaio in cui Carige ha confermato di essere stata posta in amministrazione straordinaria, un punto fermo ribadito più volte è stato il bisogno di trovare un nuovo partner anche se, a un certo punto, il vicepremier Luigi Di Maio aveva anche paventato una possibile nazionalizzazione dell’istituto.
L’ipotesi era stata seccamente smentita dal commissario Pietro Modiano e il ministro dell’economia Giovanni Tria era stato abbastanza chiaro nell’auspicare una soluzione di mercato.
A questo punto, è grande attesa per il piano industriale che sarà presentato domani dai commissari Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lerner.
Affinché il piano possa essere approvato, due sono le condizioni che la nuova Carige dovrà soddisfare.
Intanto, presentare una maggiore solidità patrimoniale, in base ai diktat della Bce. A tal proposito, la condizione è già quasi realizzata del tutto, grazie all‘emissione di bond con garanzia statale, per un valore di due miliardi di euro; seconda condizione è lo smobilizzo di crediti deteriorati per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro.
Il Sole 24 Ore sottolinea, di fatto, che “le due direttrici (del piano) saranno un calo del livello cost/income e una pulizia quasi totale dagli NPL. L’obiettivo è presentare una banca di nuovo attrattiva per gli investitori, evitando una nazionalizzazione”.
A quel punto, per trasformarsi nella nuova Carige, l’istituto dovrebbe appunto convolare a nozze con un’altra banca.
Un matrimonio viene considerato ormai alla stregua quasi di un passaggio obbligato. A fine gennaio lo stesso vicedirettore generale di Bankitalia Fabio Panetta, in una audizione in Parlamento sul decreto legge che il governo M5S-Lega ha varato per mettere in sicurezza l’istituto di credito genovese, si era così espresso:
“Per Carige, “un’operazione di aggregazione rappresenta la soluzione più adeguata ed efficace per preservare tali valori e sfruttare le potenzialità inespresse, salvaguardando nel contempo sia i depositanti sia le famiglie e le imprese finanziate dalla banca”.
A metà febbraio, sono arrivate anche le dichiarazioni dell’azionista Raffaele Mincione, che ha parlato, di fatto, di un paio di banche interessate a Carige, optando per il TOP secret sui nomi.