Capital Group: i cinque trend che stanno cambiando il mercato
Cosa aspettarsi dopo che l’inflazione sarà calata e le banche centrali avranno smesso di alzare i tassi? Molti investitori sperano in un ritorno alla normalità ma Jody Jonsson, Equity Portfolio Manager di Capital Group ritiene “che il mondo stia subendo cambiamenti significativi e che gli investitori dovranno rivedere le loro aspettative su come si presenterà un tipico ambiente di investimento”. Da qui l’analista individua cinque cambiamenti sismici che si stanno registrando nelle economie e nei mercati in questo momento, così come le implicazioni per gli investimenti a lungo termine per ciascuno di essi.
Da tassi in calo a tassi in aumento e inflazione più alta
“In questo nuovo contesto siamo particolarmente cauti verso le aziende altamente indebitate o quelle che contraggono nuovi debiti. Il denaro non è più “gratuito”, quindi una fetta maggiore di utili sarà impiegata a copertura dei debiti. Le aziende con la capacità di finanziare la propria crescita, così come quelle con un forte potere di determinazione dei prezzi e flussi di cassa affidabili, resteranno attraenti anche in un mondo caratterizzato da un’inflazione elevata e da un costo del capitale più elevato”.
Da una leadership di mercato ristretta a una più ampia
“Pensiamo che in futuro ci troveremo in un mercato molto meno concentrato” dice l’analista. L’ultimo decennio è stato dominato da alcuni titoli tecnologici che era praticamente fondamentale possedere per tenere il passo con il mercato. Non crediamo che sarà più così. Ci aspettiamo nuove opportunità da una varietà di aziende, settori e aree geografiche. Aziende ben gestite al di fuori del settore tecnologico potrebbero avere la possibilità di ritrovare il loro splendore”.
Dalle risorse digitali a quelle fisiche
“L’ultimo mercato rialzista era dominato dalle aziende tecnologiche che devono la loro fortuna alle risorse digitali, quali i mercati online, le piattaforme di streaming, i motori di ricerca e i social media. Questo ha offuscato il fatto che non si può costruire una nuova economia senza settori più vecchi. Non che le aziende del digital first stiano scomparendo, ma pensiamo che gli investitori cominceranno a porre maggiore enfasi sulle materie prime e sui produttori di beni fisici” sostiene l’esperto. “Alcuni potrebbero presumere che trend come quello del passaggio all’energia rinnovabile possano estromettere le aziende titolari in settori tradizionali come l’industria, i materiali o l’energia. Al contrario, potrebbero esserci dei vincitori tra le aziende che stanno aiutando altre società ad essere più efficienti dal punto di vista energetico, sia che si tratti di edifici intelligenti, di gestione energetica o sistemi HVAC che riducono le emissioni di gas. Altre tendenze globali come la modernizzazione della rete, la rilocalizzazione e la sicurezza energetica possono causare un boom degli investimenti di capitale tra i vari settori. Si tratta di aree in cui le aziende industriali gestite in modo intelligente potrebbero avere una vera rinascita”.
Dall’espansione dei multipli alla crescita degli utili
“Molti nuovi investitori si sono abituati a titoli molto costosi negli ultimi 5-10 anni e ora pensano che torneranno a quei livelli durante la prossima fase rialzista. Quando i tassi erano vicini allo zero il mercato poteva sostenere multipli più elevati, ma riteniamo che quei giorni siano finiti”. “Se nel prossimo mercato rialzista l’espansione dei multipli sarà limitata, aggiunge l’analista, “i rendimenti azionari dovranno essere alimentati dalla crescita degli utili. Ciò significa che i mercati non saranno molto pazienti con le aziende non redditizie. I titoli i cui modelli di business dipendono dal denaro a basso costo stanno scomparendo, così come le società che hanno finanziato le perdite cercando di scalare rapidamente anche dove l’aspetto economico non ha funzionato. Un tempo i mercati pagavano generosamente per la crescita futura, ma ora con tassi di interesse più alti sono meno disposti a farlo. Il mercato sta ponendo fine ai modelli di business che non funzionano quando il denaro non è più gratuito”.
Dalle catene di fornitura globali alle catene di fornitura regionali
Infine, sostiene lo strategist, “la globalizzazione delle catene di fornitura è un altro trend pluridecennale in continua evoluzione. Per una generazione, le società hanno spostato il settore manifatturiero sul suolo estero per tagliare i costi e aumentare i margini. Ma i limiti di prediligere l’efficienza sulla resilienza sono ora chiari. L’aumento delle tensioni geopolitiche e le perturbazioni indotte dalla pandemia hanno portato le società a considerare l’opportunità di portare le catene di fornitura vicino a casa”.
In definitiva sostiene, “la combinazione di tassi bassi e mercati in crescita ha reso gli ultimi 10 anni come una lunga giornata di sole in spiaggia. Anche se i bagnanti sono ora tornati al chiuso per via di alcuni acquazzoni, sono ancora alla finestra in attesa che la tempesta passi”. “Non si rendono conto che su di noi incombe un nuovo sistema meteorologico con più nuvole, temperature più fredde e venti molto più forti. Non è la fine del mondo, ma potrebbe essere più umido, più nuvoloso e più freddo, e la vita non sarà più una giornata al mare”. “Potrebbe sembrare una prospettiva negativa ma in realtà lo vediamo come un momento davvero emozionante per un investitore. I nuovi contesti di mercato offrono nuove opportunità ed è qui che l’esperienza e la flessibilità possono dimostrarsi essenziali”.