Dividendi 2024, il calendario e i rendimenti. Come funzionano e come valutarli
Il 2024 si profila un anno interessante anche dal punto di vista dei dividendi, con i titoli nostrani che si preparano a distribuire i frutti del loro successo.
Anche Piazza Affari offre infatti opportunità interessanti in termini di dividend yield, ma prima di andare a vedere quali sono le società che offrono ai propri azionisti le maggiori cedole, facciamo prima un ripasso di cosa sono i dividendi e di come vengono valutati.
Cos’è il dividendo e come valutarlo
I dividendi azionari rappresentano una delle componenti chiave del rendimento, in quanto sono la parte degli utili che vengono distribuiti dal Cda dalla società ai suoi azionisti (una volta approvati dai soci con diritto di voto), una sorta di ricompensa per il possesso delle azioni.
I dividendi vengono spesso chiamati cedole, il cui pagamento può avvenire in un’unica soluzione tramite un’unica cedola annuale, oppure in diverse tranche. Per quanto riguarda i titoli azionari lo stacco del dividendo è spesso annuale, ma ultimamente si stanno diffondendo anche altre modalità come il pagamento semestrale e trimestrale. Ad esempio alcune società di più grandi dimensioni, prevedono prima lo stacco in autunno di un acconto sul dividendo relativo all’esercizio in corso, per poi procedere al saldo nella primavera successiva.
Le altre peculiarità riguardano le modalità di pagamento dei dividendi che possono infatti essere pagati in contanti direttamente agli investitori, oppure tramite azioni della società (anche se questa modalità è più rara).
Per valutare la bontà di un dividendo azionario non bisogna guardare solo l’ammontare ma anche il suo rendimento che viene espresso tramite l’indicatore dividend yield. Come si legge da Borsa Italiana, “il dividend yield è dato dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo dell’azione stessa. Questo indicatore, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparata in cui l’obiettivo è quello di valutare il posizionamento di un’impresa rispetto a un’altra impresa oppure a un gruppo di potenziali concorrenti”. In tal senso, più è alto il valore del dividend yield, allora migliore sarà il giudizio che viene espresso circa la capacità della società di remunerare il capitale investito.
Il calendario dividendi del 2024
Di seguito la lista delle società del Ftse Mib che staccano il dividendo nel 2024. La tabella comprende solo i titoli che attualmente hanno dichiarato la data di stacco della cedola.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield* | Data stacco cedola |
A2A | 1,65 | 0,0958 | 5,8% | 20/05/2024 |
Amplifon | 33,95 | 0,2900 | 0,9% | 20/05/2024 |
Azimut | 24,85 | 1,4000 | 5,6% | 20/05/2024 |
Banca Generali | 35,77 | 2,1500 | 6,0% | 20/05/2024 |
Banca Mediolanum | 9,90 | 0,7000 | 7,1% | 22/04/2024 |
Banca MPS | 4,10 | 0,2500 | 6,1% | 20/05/2024 |
Banco BPM | 5,67 | 0,5600 | 9,9% | 22/04/2024 |
BPER Banca | 4,03 | 0,3000 | 7,4% | 20/05/2024 |
Campari | 9,65 | 0,0650 | 0,7% | 22/04/2024 |
Eni | 14,78 | 0,9400 | 6,4% | 18/03/2024 |
ERG | 23,96 | 1,0000 | 4,2% | 20/05/2024 |
Ferrari | 385,90 | 1,8100 | 0,5% | 22/04/2024 |
FinecoBank | 13,22 | 0,6900 | 5,2% | 20/05/2024 |
Generali Assicurazioni | 22,63 | 1,2800 | 5,7% | 20/05/2024 |
Hera | 3,37 | 0,1250 | 3,7% | 19/06/2023 |
Interpump Group | 44,06 | 0,3400 | 0,8% | 22/05/2023 |
Intesa Sanpaolo | 3,18 | 0,2960 | 9,3% | 20/05/2024 |
Inwit | 10,31 | 0,4800 | 4,7% | 20/05/2024 |
Italgas | 5,40 | 0,3520 | 6,5% | 20/05/2024 |
Iveco Group | 12,15 | 0,2200 | 1,8% | 22/04/2024 |
Leonardo | 20,32 | 0,2800 | 1,4% | 24/06/2024 |
Mediobanca | 12,97 | 0,8500 | 6,6% | 20/11/2023 |
Moncler | 69,40 | 1,1500 | 1,7% | 20/05/2024 |
Pirelli&C | 5,32 | 0,1980 | 3,7% | 24/06/2024 |
Poste italiane | 11,64 | 0,8000 | 6,9% | 24/06/2024 |
Prysmian | 46,94 | 0,7000 | 1,5% | 22/04/2024 |
Snam | 4,50 | 0,1651 | 3,7% | 24/06/2024 |
Stellantis | 25,67 | 1,5500 | 6,0% | 22/04/2024 |
STMicroelectronics | 44,32 | 0,2400 | 0,5% | 18/03/2024 |
Tenaris | 17,63 | 0,6000 | 3,4% | 20/05/2024 |
UniCredit | 32,46 | 1,7800 | 5,5% | 22/04/2024 |
*Dividend Yield calcolati sulla base dei prezzi al 13/03/2024
Perché le aziende pagano i dividendi?
Il pagamento dei dividendi non è un obbligo da parte della società, ma possono decidere di distribuirli per diverse ragioni. Innanzitutto bisogna considerare che quando una società genera utili, può decidere di distribuirne una parte agli azionisti come forma di condivisione del successo ottenuto, premiando così gli investitori per la fiducia e per aver creduto e finanziato tramite l’investimento, le attività della società.
Ma non solo, consideriamo che la distribuzione regolare di un dividendo può essere una valida attrattiva per gli investitori che possono essere allettati da un flusso di reddito stabile in aggiunta a quello che può essere il rendimento sul mercato del titolo stesso. Ecco che da questo punto di vista un dividendo che viene distribuito regolarmente e magari con una cedola in aumento può certamente contribuire ad attrarre nuovi investitori, oltre che mantenere gli azionisti esistenti.
Tuttavia, bisogna considerare che anche se una società riduce l’importo del dividendo questo potrebbe non necessariamente tradursi in una cattiva notizia per l’azienda, in quanto i vertici della società potrebbero decidere di investire i soldi in un altro ambizioso progetto ad alto rendimento o che ha il potenziale per amplificare i rendimenti nel lungo periodo per gli azionisti. Inoltre, teniamo sempre presente che oltre al classico dividendo ordinario, le società possono anche emettere dividendi speciali non ricorrenti, versati ad esempio in aggiunta ad una cedola già pianificata.
In ultima, se un’azienda distribuisce dividendo con costanza non fa altro che dare un segnale di fiducia e di positività al mercato sulle sue prospettive finanziarie e sulla fiducia nella sua capacità di generare flussi di cassa futuri.
Come dicevamo prima non tutte le aziende distribuiscono dividendi: le aziende di più grandi dimensioni hanno solitamente profitti più consistenti e prevedibili rispetto alle aziende di più piccole dimensioni e quindi per questo motivo sono spesso i migliori pagatori di dividendi. Al contrario, le startup o società maggiormente legate alla tecnologie o alle biotecnologie potrebbero non offrire rendimenti regolari ai proprio azionisti poiché potrebbero decidere di reinvestire i profitti in ricerca e sviluppo.
Cosa succede alla data di stacco del dividendo?
Nella data di annuncio vengono annunciati i dividendi e devono essere approvati dagli azionisti prima di poter essere pagati. Il giorno di “stacco dei dividendi”, noto anche come ex-dividendo, è il giorno che determina quali azionisti hanno o meno il diritto di ricevere il dividendo dichiarato da una società.
In tal senso, gli azionisti che sono registrati al termine del giorno di stacco dei dividendi potranno beneficiare del dividendo stesso, mentre al contrario, gli investitori che diventano tali dopo il giorno di stacco delle cedole e quindi i nuovi investitori della società non avranno diritto a ricevere il dividendo.
La data di stacco dei dividendi viene definita a priori dalla società e precede la data di registrazione e la successiva data di pagamento del dividendo stesso. Lo stacco delle cedole avviene di norma qualche giorno prima della data di registrazione, ovvero la data in cui la società registra gli azionisti idonei a ricevere il dividendo, e come dicevamo è seguita dalla data di pagamento, ovvero il giorno in cui effettivamente avviene il pagamento e quindi la distribuzione del dividendo che viene accreditato sui conti degli investitori.
L’effetto dividendo sul Ftse Mib
L’effetto dello stacco dei dividendi sugli indici azionari dipende dalla tipologia dell’indice. Non tutti i listini azionari sono uguali, infatti, abbiamo indici che sono Total Return (come il Dax di Francoforte), mentre altri sono Price Index.
La differenza sta nel fatto che gli indici Total Return incorporano già il dividendo e quindi in questo caso l’effetto dividendo sul prezzo è praticamente nullo. Tuttavia, la maggioranza delle azioni e degli indici non sono Total Return e quindi abbiamo l’effetto dividendo, ovvero un differenziale tecnico che non dipende dalla dinamica della domanda e dell’offerta.
Ecco che i price indices sono costruiti in modo tale da incorporare il valore dei titoli al netto dei dividendi staccati. Questo come dice Borsa Italiana, presenta lo svantaggio di avere una serie storica con, teoricamente, dei salti di valore derivante da uno stacco considerevole di un titolo ad elevata capitalizzazione o lo stacco di dividendi di tanti titoli nello stesso giorno. In tal senso, potrebbe risultare una performance negativa dell’indice negativa anche a seguito di una crescita media positiva dei titoli del paniere.
Per ovviare a tale problema si ricorre spesso all’utilizzo di indici total return, indici che per la loro costruzione sono in grado di incorporare nel calcolo della performance i dividendi staccati.
Come i dividendi influiscono sul prezzo del titolo?
Durante il giorno di stacco delle cedole, il prezzo delle azioni viene ridotto di una quota corrispondente al valore dei dividendi dichiarati. Questo succede per riflettere il fatto che come dicevamo i nuovi acquirenti delle azioni non avranno diritto a ricevere i dividendi e quindi di conseguenza, il prezzo dell’azione potrebbe subire una calo corrispondente alla quota del dividendo.
Ad esempio, se una società è quotata a 80 euro per azione e dichiara un dividendo di 2 euro. Man mano che la notizia si diffonde tra gli investitori il prezzo delle azioni potrebbe aumentare ad esempio di 3 euro fino a raggiungere gli 83 euro, ma alla data di stacco del dividendo il prezzo viene rettificato di 2 euro e inizia così a negoziare a 81 euro all’inizio della sessione di negoziazione alla data ex dividendo, in questo modo chiunque acquisti alla data di stacco del dividendo non riceverà il dividendo.
Lo stacco delle cedole è quindi un aspetto fondamentale dell’investimento in titoli azionari e questo è il motivo per cui gli investitori devono tenere conto di queste dinamiche quando valutano i titoli sui cui investire in modo da massimizzare il rendimento complessivo e per non farsi sorprendere da movimenti repentini delle azioni presenti nel proprio portafoglio.