Buy sull’azionario globale? Sarà, ma i gestori dei fondi si stanno dando alla Grande Fuga
L’azionario globale continua a rimanere ostaggio delle notizie che arrivano dal fronte delle trattative commerciali Usa-Cina. L’ottimismo sulla possibilità che il presidente americano Donald Trump decida di estendere la tregua sui dazi doganali di altri 60 giorni ha sostenuto l’azionario in queste ultime ore.
Ma cosa stanno facendo esattamente gli investitori istituzionali? La risposta la dà Bank of America, con il suo sondaggio sui gestori dei fondi “BofA Fund Manager Survey”. E non si tratta di una risposta positiva.
L’allocazione degli investitori istituzionali nell’azionario globale è crollata infatti nelle ultime sette settimane dal 12% ad appena il 6% overweight, al minimo dal settembre del 2016.
In generale, dal report “Mi Big Fat Buyers’ Strike” è emerso che il rally delle ultime sette settimane non è stato sicuramente alimentato dai gestori dei fondi, che si sono tenuti ben lontani dagli indici azionari.
Andando nel particolare, l’avversione è stata particolarmente alta nei confronti di Wall Street con l’allocazione in titoli azionari Usa precipitata al 3% underweight, valore più basso degli ultimi nove mesi. Gli Stati Uniti si sono confermati la seconda area di investimento meno preferita dai gestori dei fondi.
Si è riacceso, invece, l’interesse verso l’azionario dell’Eurozona, con l’allocazione che, in questo caso, è salita al 5% overweight, dopo un periodo durato ben 18 mesi in cui gli investitori hanno tagliato l’esposizione sull’area.
L’allocazione nei titoli dei mercati emergenti è salita ancora, fino al 37% overweight.
A tal proposito dal sondaggio è emerso che a Wall Street il mantra è “Long EM”, ovvero “essere long sugli emergenti”: la scommessa di trading viene considerata anche quella più gettonata.
Un dato che mette in alert chi punta sul rischio è però quello relativo all’allocazione nel cash, che è balzata del 6% al 44% netto overweight, ovvero al record di overweight dal gennaio del 2009.
Tanto che Michael Hartnett, direttore degli investimenti di Bank of America, ha sottolineato che “il sondaggio di febbraio sui gestori dei fondi mostra una grande rotazione dall’azionario al cash”.
Il motivo di questo forte ritorno di fiamma? Intanto, una percentuale netta pari al 46% dei gestori interpellati prevede un indebolimento della crescita del Pil globale ancora più pronunciato, nel corso dei prossimi 12 mesi. Si teme in particolare una stagnazione secolare, con il 55% che si definisce bearish sia sull’outlook della crescita che su quello dell’inflazione.
La domanda è: se però i gestori dei fondi stanno vendendo, allora chi è che sta comprando? Una possibilità che a far salire l’azionario nelle ultime settimane siano state, piuttosto, le operazioni di short covering, che probabilmente hanno messo in difficoltà gli hedge fund. I fondi speculativi avevano fatto incetta, infatti, di posizioni short, fattore che li ha costretti, di conseguenza, ad affrettarsi a ricorrere agli short covering.
Impressionante è stato in ogni caso il recupero dell’indice S&P 500 che, anche se per pochi secondi, era scivolato nel mercato orso lo scorso 24 dicembre, per poi recuperare a gennaio il 7,9%, riportando il migliore gennaio dal 1987.