Btp Valore: cos’è cambiato a un anno dalla prima emissione
È passato all’incirca un anno dall’annuncio del primo Btp Valore, il titolo di Stato dedicato esclusivamente ai risparmiatori e investitori retail, con durata variabile e cedole pagate periodicamente. A breve, il 6 maggio, prenderà il via la quarta emissione di questo prodotto, che ha registrato un grande successo nelle precedenti edizioni. Vediamo cos’è cambiato rispetto a un anno fa, in termini di caratteristiche dello strumento e di contesto.
Le caratteristiche del Btp Valore in collocamento dal 6 maggio
Dal 6 al 10 maggio, salvo chiusura anticipata, avrà luogo il collocamento della quarta emissione del Btp Valore. Questo prodotto prevede cedole trimestrali calcolate in base a tassi prefissati crescenti nel tempo, il cosiddetto meccanismo step-up, di 3+3 anni.
Gli investitori che acquisteranno il titolo (taglio minimo 1.000 euro) durante il periodo di collocamento (senza commissioni) e lo deterranno fino a scadenza beneficeranno di un ulteriore premio finale extra, pari allo 0,8% del capitale nominale investito.
Come nelle edizioni precedenti, il capitale verrà garantito a scadenza e sarà prevista la tassazione agevolata al 12,5% come per tutti i Titoli di Stato, oltre all’esenzione dalle imposte di successione.
È garantito per il retail di veder soddisfatta l’intera domanda richiesta. Infine, è prevista l’esclusione dal calcolo ISEE fino a 50.000 euro (in accordo con la legge di bilancio 2024, al completamento dell’iter di attuazione della misura).
Il 3 maggio il MEF ha annunciato i tassi minimi garantiti, pari al 3,35% per il 1°, 2° e 3° anno e al 3,90% per il 4°, 5° e 6° anno. Al termine del collocamento, verranno comunicati i tassi cedolari definitivi che potranno essere confermati o rivisti, ma solo al rialzo.
Il confronto con le precedenti edizioni del Btp Valore
Vediamo le principali differenze in termini di caratteristiche del prodotto rispetto alle precedenti emissioni.
La prima edizione del Btp Valore, a giugno 2023, prevedeva cedole nominali semestrali, una scadenza di 4 anni e un extra premio finale di fedeltà pari allo 0,5% del capitale investito. I tassi cedolari sono stati confermati al 3,25% per il 1° e 2° anno e al 4,00% per il 3° e 4° anno. Il titolo ha raccolto 18,2 miliardi di euro.
Nella seconda emissione, andata in scena a ottobre, le cedole sono diventate trimestrali e la scadenza è stata allungata a 5 anni, mentre il premio extra è rimasto stabile allo 0,5%. Anche in questo caso, i tassi cedolari sono stati confermati rispetto a quelli minimi iniziali: 4,10% per il 1°, 2° e 3° anno e 4,50% per il 4° e 5° anno. Il titolo ha raccolto 17,2 miliardi di euro.
La terza edizione, svoltasi a febbraio-marzo di quest’anno, ha registrato il record assoluto di raccolta con oltre 18,3 miliardi. In questo caso erano previste cedole pagate trimestralmente, scadenza di 6 anni e un premio fedeltà incrementato allo 0,7%, con tassi cedolari confermati al 3,25% per il 1°, 2° e 3° anno e al 4% per il 4°, 5° e 6° anno.
Le differenze in termini di scenario macro, Btp e spread
Lo scenario macro è parzialmente cambiato rispetto a un anno fa. A fine aprile 2023 i tassi della Bce erano 100 punti base al di sotto di quelli attuali e la prospettiva era quella di ulteriori aumenti, concretizzatisi poi nelle riunioni di maggio, giugno, luglio e settembre. Quattro rialzi da 25 bp ciascuno che hanno portato il tasso di rifinanziamento principale al 4,5% e il tasso sui depositi al 4,0%, livelli dove si trovano tuttora in attesa del primo taglio, previsto per giugno se i dati lo consentiranno.
Dodici mesi fa, il Btp decennale rendeva all’incirca il 4,15% rispetto al 3,88% attuale, dopo aver toccato un picco in prossimità del 5% a ottobre. Molto diversa la situazione a livello di spread Btp-Bund, in diminuzione da 186 a 131 bp, dopo aver superato momentaneamente quota 200 (sempre a ottobre).
Un’altra differenza da sottolineare riguarda la quota di Btp in mano ai risparmiatori privati italiani, sostanzialmente raddoppiata nel giro di due anni. I dati elaborati da Mazziero Research sulla base delle statistiche di Banca d’Italia (aggiornati a fine 2023) mostrano come da dicembre 2022 a dicembre 2023 i residenti italiani – famiglie e imprese – hanno aumentato il portafoglio di titoli di Stato italiani da 741 a 790 miliardi di euro.
“Questo trend positivo sembra essere spinto da un rinnovato interesse verso i rendimenti offerti da questi strumenti, percepiti come particolarmente vantaggiosi in un contesto in cui il rischio è attualmente considerato contenuto”, ha commentato Mazziero.