Btp sull’attenti: oggi c’è Moody’s, rischio ‘junk’ concreto?
Nuovo test per l’Italia. A distanza di una settimana dal giudizio di Fitch (confermato rating e outlook), arriva anche il verdetto di Moody’s che si pronuncerà stasera, a mercati chiusi, sul rating del debito sovrano dell’Italia. Moody’s ha attualmente il rating ‘Baa3’ e outlook negativo, ma incombe l’ombra di un possibile declassamento a ‘junk’. La domanda che si rincorre è una: l’agenzia di rating metterà davvero in atto le minacce e gli avvertimenti lanciati il mese scorso? La risposta, secondo alcuni operatori, è che anche Moody’s mostrerà una certa clemenza e rinvierà ogni valutazione alla review autunnale.
Btp sull’attenti
Il mercato è alla finestra, così come lo spread. In attesa di Moody’s è lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco continua a muoverso sotto i 190 punti base ma è in leggera risalita rispetto alle ultime giornate (si muove in area 187 punti base). Resta però sempre ben al di sotto dei massimi dello scorso anno sopra i 250 punti base. Il rendimento del bond decennale italiano sul mercato secondario si mantiene invece sopra la soglia del 4%, attestandosi al 4,29 per cento.
Minaccia junk in agguato?
Lo spettro di un possibile declassamento era arrivato un mesetto fa. In un articolo pubblicato da Bloomberg, “Italy Stands Out to Moody’s as Only Country Risking Junk Status“, gli analisti di Moody’s avevano sottolineato il fatto che “l’Italia è al momento l’unico paese con un debito sovrano valutato Baa3 a presentare un outlook negativo”.
Moody’s aveva posto anche l’accento su una altra questione: “una crescita debole e costi di finanziamento più elevati potrebbero indebolire ulteriormente la posizione fiscale dell’Italia “, dunque le sue finanze pubbliche. L’agenzia di rating ha infine rimarcato l’importanza di attuare il PNRR, in un contesto in cui continuano a montare dubbi sulla realizzazione delle riforme da parte del governo Meloni.
Al di là dell’imminente giudizio di Moody’s, secondo Nicolas Forest, head of global fixed income at Candriam, citato da Bloomberg News, bisogna valutare anche altre questioni nel breve termine per l’Italia. “Nel breve termine, ci sono risk event per cui preferiamo essere prudenti sull’Italia“, ha affermato Forest aggiuggendo che “la crescita si è dimostrata resiliente ma le sfide fiscali rimangono importanti per l’Italia e devono essere monitorate da vicino”.
Come si posizionano le altre agenzie di rating?
Come si posizionano le altre agenzie di rating? L’ultima a pronunciarsi è stata venerdì scorso Fitch che ha mantenuto il rating sovrano a ‘BBB’ e l’outlook stabile. Al tempo stesso ha deciso di ritoccare verso l’alto le stime di crescita.
La crescita dell’economia italiana “ha superato le nostre aspettative nel primo trimestre 2023, in netta ripresa grazie al significativo allentamento della crisi del gas naturale in Europa, al rimbalzo del turismo e al rafforzamento della domanda globale”, hanno rimarcato gli esperti. Alla luce di queste dinamiche, abbiamo rivisto le nostre previsioni per il 2023 a +1,2% dal +0,5% precedente. Inoltre, Fitch si attende che nel 2024 l’economia cresca dello 0,8%, in rallentamento rispetto all’1,3% previsto a marzo.
Ad aprile anche l’agenzia S&P ha reiterato il giudizio ‘BBB’ sull’Italia con outlook stabile. Discorso diverso, invece, sul fronte della crescita. Secondo S&P, “la crescita economica decelererà nel 2023 con l’inflazione e la stretta delle condizioni di credito, prima di recuperare nel 2024”. Nel report S&P si è soffermata su un potenziale ‘scenario ribassista’, e ha spiegato che “il rating che potrebbe subire pressioni al ribasso, se il governo non riuscisse a mettere il debito su un percorso di effettiva discesa. Un’attuazione solo parziale delle riforme, soprattutto quelle legate all’erogazione dei fondi comunitari, comporterebbe anche rischi per la crescita e per i conti pubblici, e di conseguenza pressioni al ribasso sul rating”.
Il macigno del debito
Il debito pubblico italiano resta un vero e proprio macigno per l’Italia. Perchè di recente è stato segnato l’ennesimo record storico per l’Italia su questo fronte. Stando ai dati forniti dalla Banca d’Italia, a marzo è stata raggiunta la quota di 2.789,8 miliardi di euro (battuto il primato del mese di febbraio 2023).