Btp, rendimenti sui minimi con mosse Bce-Fed. Focus sul debito
In un contesto di normalizzazione della politica monetaria nei Paesi occidentali, con il secondo taglio dei tassi della Bce e il primo della Fed nel giro di una settimana, i rendimenti dei Btp viaggiano in prossimità dei minimi di quest’anno. Ecco gli appuntamenti da monitorare nelle prossime settimane, che potrebbero avere un impatto sui titoli di Stato italiani e sullo spread Btp-Bund.
Rendimenti in calo con mosse Bce e Fed
La lotta all’inflazione intrapresa dalle banche centrali nel 2022 sta dando i suoi frutti e i tempi sono maturi per allentare la politica monetaria restrittiva. La Fed ha annunciato ieri il suo primo taglio dei tassi, da 50 punti base, mentre la Bce ha abbassato il costo del denaro per la seconda volta (due tagli da 25 bp) la scorsa settimana.
L’obbligazionario tende ad anticipare le mosse di politica monetaria, il che ha portato già da qualche mese, sul mercato secondario, ad un calo dei rendimenti, ben inferiori alla media da inizio anno per gran parte dei Paesi europei e negli Usa.
Btp e Treasury
In Italia, in particolare, il rendimento del Btp decennale si attesta al 3,56% (-12 bp da inizio anno), dopo aver toccato nei giorni scorsi il minimo del 2024 al 3,475%. Lo spread Btp-Bund viaggia intorno ai 137 punti base, leggermente al di sotto della media di quest’anno (141 bp).
Nel contempo, il Treasury decennale statunitense offre un rendimento del 3,7%, in calo di 18 bp da inizio anno, dopo una lieve risalita dal 3,62% di qualche giorno fa.
Il movimento generalizzato al ribasso suggerisce un cambio di atteggiamento degli investitori istituzionali nei confronti dello scenario sui tassi, che dovrà essere confermato dai prossimi dati su inflazione e mercato del lavoro (quest’ultimo, soprattutto negli Usa).
Al momento, per quanto riguarda la Bce, è improbabile una nuova riduzione dei tassi a ottobre, mentre le proiezioni della Fed indicano un ulteriore allentamento complessivo di 50 bp entro fine anno.
Rendimenti interessanti e domanda Btp solida
In ogni caso, i rendimenti obbligazionari rimangono nettamente al di sopra dei livelli precedenti al ciclo di inasprimento monetario. In molti casi, i titoli di Stato continuano a offrire rendimenti interessanti rispetto al profilo di rischio contenuto, soprattutto in considerazione del fatto che l’inflazione sta progressivamente tornando verso i target delle banche centrali (il 2%), quindi i rendimenti reali dei bond (soprattutto quelli dei Paesi periferici) sono tornati ad essere positivi.
Non a caso, l’emissione sindacata del nuovo Btp a 30 anni ha registrato una forte domanda, con richieste superiori a €130 miliardi a fronte di €8 miliardi collocati, da parte di oltre 400 investitori istituzionali. Un risultato sottolineato con orgoglio dalla premier Giorgia Meloni, che sta spronando gli italiani a riappropriarsi del debito pubblico tramite iniziative come il Btp Valore, destinato a un pubblico retail.
Bce riduce acquisti di Btp
Nei prossimi mesi, la riduzione dei tassi dovrebbe determinare un ulteriore recupero dei prezzi (e dunque un calo dei rendimenti) dei bond, anche se non mancano i potenziali elementi di criticità.
Fra questi, il progressivo smantellamento del quantitative easing da parte della Bce. Come comunicato dall’istituto, il portafoglio del PAA (Programma di acquisto di attività) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, mentre con riferimento al PEPP (Programma di acquisto per l’emergenza pandemica), l’Eurosistema non reinveste più tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, riducendo il portafoglio di 7,5 miliardi di euro al mese, in media e intende terminare i reinvestimenti alla fine del 2024.
Questo potrebbe determinare una minore domanda per i titoli di Stato italiani, ma i rendimenti ancora interessanti dovrebbero garantire una richiesta forte da parte degli investitori esteri e del pubblico retail.
Focus sul debito pubblico in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, il focus resta concentrato soprattutto sui conti pubblici (complici gli strascichi del Superbonus) e sul livello del debito. L’Italia è stata sottoposta alla procedura per debito eccessivo da parte di Bruxelles, dopo avere ampiamente sforato il tetto del deficit pari al 3% del Pil (7,4% nel 2023).
Nel Piano Strutturale di Bilancio di medio termine il governo si è impegnato a mantenere un tasso di crescita della spesa netta medio prossimo all’1,5%, in linea con i target dell’UE, e a riportare il rapporto deficit/Pil sotto la soglia del 3% già nel 2026. I numeri definitivi verranno stabiliti dopo l’aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza dell’Istat, in programma il 23 settembre.
La consegna del piano definitivo, originariamente richiesto dalla Commissione Ue entro il 20 settembre, slitterà quindi più in là, ma non oltre il 15 ottobre, quando dovrà essere inviato il Documento programmatico di bilancio.
Ad ottobre tornano le agenzie di rating
Tra gli appuntamenti di ottobre, spiccano anche gli aggiornamenti del rating sul debito pubblico italiano da parte delle agenzie internazionali.
Il 18 ottobre, a mercati chiusi, arriveranno i giudizi di Standard & Poor’s e Fitch, mentre il 25 ottobre toccherà a DBRS. Il 22 novembre, invece, si esprimerà Moody’s, solitamente la più critica sul merito creditizio italiano.