Btp: più investitori privati tra gli acquirenti. L’aumento dei rendimenti pesa sui conti pubblici
Negli ultimi due anni la platea di acquirenti dei Btp è cambiata significativamente, a seguito di una politica monetaria fortemente restrittiva da parte della Bce. L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha fatto il punto su alcuni dei principali fattori che caratterizzano le attuali dinamiche del debito pubblico italiano.
L’analisi si sofferma in particolare sull’aumento dei costi di finanziamento, la crescita degli acquisti netti di titoli da parte degli investitori privati, i possibili impatti sui rendimenti e la spesa per interessi.
L’aumento dei tassi della Bce spinge in alto i rendimenti dei Btp
A partire dal luglio del 2022, per contrastare le pressioni inflazionistiche nell’area dell’euro, la Bce ha avviato un ciclo restrittivo della politica monetaria con ripetuti aumenti dei tassi di d’interesse di riferimento, per una stretta complessiva di 450 punti base in poco più di un anno. Il tasso di rifinanziamento principale è salito al 4,5% e quello sui depositi al 4,0%.
I 10 rialzi consecutivi hanno avuto effetti sulle condizioni di finanziamento, determinando un impatto sui rendimenti dei titoli di Stato e spingendo il costo medio ponderato all’emissione dei Btp al di sopra dell’onere medio del debito, come emerge dal seguente grafico.
L’UPB spiega che l’entità del rialzo del tasso di interesse implicito complessivo dipenderà da quanto a lungo i rendimenti all’emissione si manterranno al di sopra dell’attuale costo medio del debito. L’aumento dei tassi di interesse rappresenta un fattore di rischio per la traiettoria di sostenibilità del debito.
Più emissioni nette di titoli di Stato nel 2023-2024
Le emissioni nette dei titoli di Stato (ossia le emissioni di nuovi titoli al netto dei rimborsi) sono previste in aumento a 90 miliardi nel 2023 e a 100 miliardi nel 2024. Questo dipende da una stima più elevata del fabbisogno del settore statale, evidenziato dalla linea nel grafico sottostante.
A partire da marzo 2023, la Bce ha avviato un percorso di progressiva riduzione del suo portafoglio titoli nell’ambito dell’Asset Purchase Programme (APP), con flussi negativi stimati a 28 miliardi nel 2023 e 45 miliardi nel 2024. Ancora in corso, invece, i reinvestimenti nell’ambito del programma pandemico PEPP, anche se i funzionari potrebbero iniziare a discuterne lo stop anticipato già nella riunione odierna.
Pertanto, spiega l’UPB, le emissioni nette al netto dei flussi dell’Eurosistema sul mercato secondario si collocheranno su livelli elevati stimati a 118 miliardi nel 2023 e a 145 miliardi nel 2024, superiori rispetto anche a quelli relativi all’anno precedente la crisi pandemica (2019). Nel biennio 2020-21 gli acquisti di titoli da parte dell’Eurosistema risultavano maggiori delle emissioni nette, nonostante le rilevanti esigenze di finanziamento connesse alla pandemia.
Come cambiano gli acquirenti di Btp: meno Bce e più investitori privati
Alla luce di questi fenomeni, la composizione dei soggetti che acquistano il nuovo debito sta cambiando in maniera rilevante rispetto al passato.
Nel dettaglio, i flussi netti della Banca d’Italia si riducono fino a diventare negativi nel 2023 (circa il 90 per cento dei flussi dell’Eurosistema). Nel 2022 una quota rilevante dell’offerta netta di titoli di Stato è stata assorbita dagli altri investitori residenti (principalmente famiglie e imprese), con un incremento dello stock detenuto di circa il 40%, in ulteriore aumento del 46,3% nei primi 8 mesi del 2023.
Gli effetti dei tassi più elevati su spesa per interessi e debito/Pil
L’UPB ha utilizzato il modello di previsione della spesa per interessi per valutare l’impatto sulla previsione della spesa per interessi per il 2024-26 di un aumento della curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani.
Secondo l’analisi, con un uno shock permanente di 100 punti base a partire dal 2024, gli interessi passivi aumenterebbero progressivamente di 2,9 miliardi nel 2024, di 7,1 miliardi nel 2025 e 10,5 miliardi nel 2026, quindi di circa 20,5 miliardi cumulati nel triennio 2024-26.
Un eventuale shock sui rendimenti dei titoli governativi di 100 punti base provocherebbe un incremento della spesa per interessi più elevato rispetto a quanto stimato precedentemente nel DEF 2022 (+1,2 miliardi in tre anni) a causa delle più elevate emissioni lorde in previsione.
Questo si tradurrebbe in un peggioramento dell’indebitamento netto per 0,13 punti di Pil nel 2024, 0,32 punti nel 2025 e 0,46 punti nel 2026.
Tuttavia, conclude l’UPB, la vita media relativamente elevata dei titoli di Stato (7,04 anni a ne 2022) distribuisce gradualmente nel tempo l’impatto di uno shock significativo e permanente sui tassi d’interesse.