BTP in consolidamento: spread verso i 100 punti base grazie a una manovra in linea con l’UE
Il BTP italiano si conferma in buona salute, con lo spread che, dopo aver toccato un minimo di 117 punti base, è risalito a 130 a causa della volatilità dei tassi. Tuttavia, le prospettive restano positive: l’approvazione di una legge di bilancio conforme alle richieste europee e con un deficit in calo favorirà il consolidamento degli spread. Il calo dell’offerta netta di titoli nella parte finale dell’anno e un contesto economico nazionale resiliente rispetto al rallentamento tedesco potrebbero spingere lo spread verso i 100 punti base, rafforzando l’attrattività del debito pubblico italiano. Ad analizzare il tema nel dettaglio è Generali Asset Management.
Cosa cambia l’elezione di Trump
L’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti potrebbe avere un impatto significativo sulle prospettive di crescita dell’Eurozona, soprattutto se venissero introdotti nuovi dazi sui beni europei. L’effetto di tali misure, però, dipenderebbe da numerosi fattori. La Germania, già alle prese con un’economia in difficoltà, sarebbe il Paese più esposto, trovandosi a fronteggiare due sfide principali. Da un lato, il rischio di dazi generalizzati che colpirebbero duramente l’industria automobilistica tedesca; dall’altro, le incertezze legate alle elezioni anticipate nel Paese.
La situazione italiana
Relativamente all’Italia, il BTP italiano ha registrato buone performance nelle ultime settimane, con lo spread che ha toccato nuovamente i 117 punti base, prima di ritracciare a 130 punti base a causa della volatilità dei tassi. Tuttavia, gli spread possono continuare a consolidarsi poiché la legge di bilancio italiana sarà in linea con le richieste dell’UE e le aspettative del mercato, con un deficit fiscale non inferiore al 4% ma con un trend in calo. La crescita italiana probabilmente risentirà del rallentamento economico tedesco ma con un’intensità inferiore e continuiamo ad aspettarci un tasso di crescita in linea con la media dell’UE. Da considerare che nella parte finale dell’anno l’offerta netta italiana sarà negativa e questo sarà favorevole per gli spread. Non escludiamo completamente che lo spread rispetto alla Germania possa nuovamente avvicinarsi ai 100 punti base.
Il calo della Germania
Le previsioni attuali indicano un ulteriore rallentamento della crescita economica tedesca nel 2025, con una revisione al ribasso dal precedente 0,5% allo 0,3%. In generale, si prospetta un taglio delle stime di crescita dell’intera Eurozona nei prossimi trimestri. Al contrario, i dati economici statunitensi mostrano una maggiore resilienza, con il rischio che un trend di deflazione rallenti ulteriormente, dato che le politiche economiche della presidenza Trump potrebbero avere effetti inflazionistici.
Le mosse delle banche centrali
La Federal Reserve, come previsto, ha recentemente tagliato i tassi di 25 punti base, ma le aspettative di mercato per il tasso terminale sono ora più elevate rispetto al minimo di settembre. In Europa, invece, la Banca Centrale Europea potrebbe continuare il suo ciclo di tagli in risposta a uno scenario economico più debole e a un trend di disinflazione persistente, con la possibilità che il tasso terminale scenda sotto il 2%.
Le divergenze sui tassi
Le divergenze tra le due economie si riflettono anche in una divergenza tra i tassi, con lo spread dei tassi USA-euro che è aumentato di 50 punti base negli ultimi due mesi e il trend può continuare. La recente divergenza è stata guidata principalmente dagli Stati Uniti, con i tassi in aumento. Ma nei prossimi mesi il differenziale tra i tassi potrebbe essere guidato da tassi bund più bassi. I tassi tedeschi in queste settimane stanno soffrendo in termini di swap: per la prima volta i tassi tedeschi a 10 anni rendono più dei tassi swap dell’UE. Ci sono diverse ragioni che potrebbero spiegare questo deprezzamento: un quadro economico dell’euro debole, la rielezione di Trump con un ampio mandato, timori per le grandi spese necessarie a sostenere le attività economiche. Al momento è difficile dire se questi livelli in territorio positivo rappresentano un picco o meno, ma un ulteriore ampliamento non può essere escluso. A medio termine, quando le attuali incertezze sul commercio globale saranno minori e un nuovo governo tedesco sarà auspicabilmente in grado di affrontare il freno al debito per sostenere la crescita, i tassi tedeschi rispetto allo swap potrebbero rientrare nel range osservato negli ultimi anni. I tassi bund, che sono saliti oltre il 2,4% dopo le notizie dagli Stati Uniti, dovrebbero convergere nuovamente nell’area del 2,0% – 2,2% nel prossimo futuro. In un orizzonte temporale più lungo, saranno necessari tassi più bassi, soprattutto quelli reali, per sostenere la crescita economica.
Nel complesso sembra di entrare in un periodo di convergenza dei tassi all’interno dell’area euro, a causa di diversi trend economici, diverse capacità di gestire la spesa fiscale e degli effetti globali dei cambiamenti nello scenario geopolitico. Forse in futuro le differenziazioni, operate dai mercati, tra Paesi core e periferici continueranno, ma saranno meno importanti rispetto ai periodi precedenti, e l’attenzione sarà maggiormente sul profilo rischio-rendimento offerto dai titoli dell’Eurozona nel loro complesso.